Kazakistan: quali sono le reti terroriste islamiste al servizio delle trame di sovvertimento del paese, nel tentativo di colpo di stato di gennaio

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Kazakistan: quali sono le reti terroriste islamiste al servizio delle trame di sovvertimento del paese, nel tentativo di colpo di stato di gennaio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

                                                                             A cura di Enrico Vigna –  24 gennaio 2022

 

In queste pagine vi è la documentazione emersa dalle indagini e dalle attività di intelligence, dove emergono i retroscena internazionali e interni, del progetto fallito degli ormai usuali “cambi di regime” a regia USA/NATO , in questo caso definito “gazomaidan” e quali sono state le forze messe in campo, in primis l’organizzazione fondamentalista di “Tablighi Jamaat”.

 

Prima di documentare questi fatti, ritengo necessario premettere e stabilire un punto fermo. Ed è quello dell’assoluta legittimità e fondatezza delle proteste, scioperi e manifestazioni di piazza che già da mesi, i lavoratori e la popolazione kazaka indigente, hanno attuato contro corruzione, aumenti continui del gas (raddoppiato) e del costo della vita, per aumenti dei salari, dato che in questi anni gli oligarchi locali hanno accumulato fortune miliardarie e quindi il concetto di crisi, come sempre, è solo legato ai lavoratori e alle classi popolari. Come ha detto il presidente bielorusso Lukashenko: “

come è possibile che un paese che letteralmente non sa dove mettere tutto il suo gas naturale, interrompe improvvisamente i sussidi e rende il gas più costoso al proprio popolo, fatto che naturalmente avrebbe portato a proteste popolari…”.

Già dall’inizio di dicembre 2021, il sindacato di una delle più grandi compagnie petrolifere e del gas del paese, la JSC Mangistaumunaigas, aveva iniziato uno sciopero per chiedere aumenti dei salari, miglioramento dei pasti nella mensa e per migliori condizioni per i lavoratori dei turni. Le rivendicazioni si erano poi estese ad altre aziende del settore, la Oil Services Company, la Kalamkasmunaigaz e Buzachi Trans Kurylys, ed è in questo contesto che si è scientificamente inserita la manovalanza terrorista al servizio dei destabilizzatori e registi occulti esterni.

Ora che è stata riportata la pace e la sicurezza nel paese, impedendo il “golpe colorato” e fermando saccheggi e assalti, occorre stare al fianco dei lavoratori e del popolo kazako, che pretenderà il rispetto da parte del nuovo governo, essendo infatti stato dismesso il vecchio, dal presidente kazako Tokayev, delle promesse di miglioramenti salariali e delle condizioni generali di vita, lotta alla corruzione e maggior giustizia sociale. In particolare lo sviluppo e reale funzionamento delle “commissioni di ascolto” formate dal governo con i collettivi di lavoro.

In una dichiarazione alle televisioni e ai media del 9 gennaio, il presidente kazako Tokayev ha detto:

Non ci sono dubbi che si sia trattato di un attacco terroristico pianificato, progettato da paesi stranieri. Un atto di aggressione ben organizzato e preparato contro il Kazakistan, con la partecipazione di combattenti stranieri provenienti principalmente dai paesi dell’Asia centrale, compreso l’Afghanistan. C’erano anche combattenti dal Medio Oriente. Non è un caso che di notte i banditi abbiano fatto irruzione negli obitori e preso i corpi dei loro complici morti. Hanno anche preso i corpi dei loro combattenti direttamente dai campi di battaglia. Questa è una pratica comune ai terroristi internazionali di origine nota: è così che si coprono le tracce…Il piano era quello di formare una zona di caos controllato sul nostro territorio con la successiva presa del potere… Questi banditi e terroristi sono ben addestrati, ben organizzati e guidati da un comando centrale. Alcuni di loro non parlano kazako. Il fatto che un gran numero di combattenti armati, si stima 20.000, sia apparso dal nulla e che abbiano distribuito armi dalle auto a chiunque volesse un’arma in strada, come documentano innumerevoli video, è un’ulteriore prova che c’erano protettori finanziariamente forti e che i disordini erano stati preparati con molto anticipo, perché le armi dovevano provenire da qualche parte. E ci vogliono molti soldi per distribuire migliaia di fucili e pistole in strada come volantini. Ci sono state almeno sei ondate di attacchi terroristici. 800 armati avevano persino occupato l’aeroporto internazionale di Almaty, poi liberato dalle forze speciali russe…Ora tutti sono stati incontrati e ascoltati dal nuovo governo. Il vecchio governo è stato dimesso, i prezzi del gas e dei prezzi generali sono stati congelati al livello precedente. Abbiamo annunciato una serie di misure sociali ed economiche concrete, e un chiaro piano di riforme sociali e politiche”.

Infatti tra i circa 5.000 arresti seguenti all’operazione antiterrorismo, terminata il 9 gennaio, vi sono centinaia di membri dell’organizzazione islamista Tablighi Jamaat, organizzazione fuorilegge da anni nel paese, oltre ad altre formazioni terroriste minori, che erano in piazza tra i manifestanti civili.

I terroristi sono accusati di aver commesso massicce azioni illegali, guidato azioni armate e di essere membri di un’organizzazione estremista fuorilegge. Durante le perquisizioni nei loro luoghi di residenza, sono state trovate e confiscate armi da fuoco, granate traumatiche e stordenti, cartucce, letteratura religiosa fondamentalista e altri materiali. Il leader del gruppo, cittadino straniero, ha partecipato attivamente ai disordini e ha tenuto collegamenti con gruppi terroristici all’estero. Secondo gli investigatori, è arrivato di proposito in Kazakistan per preparare azioni illegali di massa e attacchi agli organi governativi e alle forze dell’ordine.

Anche i membri di “Yakyn Inkar“, un’altra formazione islamista terroristica  hanno partecipato agli attacchi alla città di Almaty

Pure nelle loro abitazioni sono state ritrovate armi, granate, cartucce, opuscoli religiosi di propaganda fondamentalista.

Secondo le dichiarazioni e confessioni di radicali e terroristi arrestati, i militanti armati e addestrati sono stati portati in Kazakistan attraverso i paesi vicini: Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Il massiccio trasferimento in Kazakistan di militanti è avvenuto nelle ultime settimane del 2021, con l’obiettivo di partecipare alle proteste di piazza e alla successiva presa del potere nella repubblica, Uno dei detenuti ad Alma-Ata ha detto di essere arrivato in aereo dal Kirghizistan, secondo le sue dichiarazioni, alcune persone gli hanno offerto di partecipare alla manifestazione per $ 200 oltre ad avergli pagato il volo per il Kazakistan. Con lui c’erano persone del vicino Uzbekistan e del Tagikistan. Secondo indagini di esperti dell’intelligence kazaka e russa, è stato riferito che dietro il finanziamento delle proteste in Kazakistan, potrebbero esserci non solo l’Occidente, ma anche la Turchia e il Pakistan, e che queste azioni si inserirebbero nel processo di destabilizzazione della situazione ai confini russi, come è in atto in Ucraina, Bielorussia, Pridnestrovie e altri paesi confinanti con la Russia o alleati della Russia. Uno di questi, ormai una fogna a cielo aperto di  sottomissione e asservimento alle volontà e interessi occidentali, è l’Ucraina, dove è “casualmente” scappato l’oligarca kazako di opposizione, già accusato di corruzione e reati finanziari vari, Mukhtar Ablyazov.

Allo stesso tempo, ci sono una sequela  di serie ipotesi, che le informazioni date ai terroristi siano state fornite da parti golpiste delle forze di sicurezza e della leadership del Paese, poiché è improbabile che 20mila terroristi siano riusciti a penetrare nel Paese inosservati, attraverso i confini dei vicini Uzbekistan e Kirghizistan, senza coperture di pezzi dello stato, nell’interno del paese.

Al momento la situazione in Kazakistan si è stabilizzata, grazie anche all’intervento di supporto delle forze speciali della CSTO (che il 19 gennaio sono già rientrate a casa), tuttavia, si calcola che ci sono ancora migliaia di radicali sparsi, che potrebbero lanciare nuovi attacchi, per questo nel Paese è tuttora in corso un’operazione speciale per individuarli e fermarli.

In queste dinamiche cospirative e ombre di poteri occulti, l’8 gennaio è stato arrestato l’ex capo del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan, Karim Massimov, con l’accusa di alto tradimento. …già proprio quel Massimov, grande estimatore di J. Biden, qui sotto pienamente soddisfatto, di poter posare col capo dei gendarmi del mondo, insieme a Hunter Biden, figlio di Joe, che lo definisce un intimo amico, e all’oligarca Kenes Rachimov, personaggio molto discusso e indicato come un altro potenziale golpista.

 

Entro il 19 gennaio TUTTE le forze speciali della CSTO inviate nel paese, sono tornate nei rispettivi paesi, sbugiardando il segretario di Stato USA, A. Blinken, che il 7 gennaio, aveva  messo in guardia i leader del Kazakistan per l’assistenza dalla Russia dichiarando:

Una lezione della storia recente è che una volta che i russi sono a casa tua, poi è molto difficile liberarsene”.

Poche ore dopo, il ministero degli Esteri russo S. Lavrov definiva questa dichiarazione di Blinken “rozza” e “velenosa”, fornendo al Segretario di Stato americano una lezione di storia:

Quando gli americani si presentano a casa tua, a volte è difficile sopravvivere senza essere derubati e violentati. Questa è la lezione dei 300 anni di storia degli Stati Uniti. Gli abitanti originari del continente nordamericano, i coreani, i vietnamiti, gli iracheni, i panamensi, gli jugoslavi, i libici, i siriani e molti altri sfortunati, nelle cui case si è trovato questo ospite non invitato, hanno vissuto e testimoniano questa tragica esperienza.”.

 

Cos’è Tablighi Jamaat Kazakistan. Storia e obiettivi.

Gli eventi di queste settimane hanno portato alla ribalta il ruolo dei movimenti islamici radicali nella regione e i loro collegamenti con le reti fondamentaliste internazionali. Anche se lì la religione dominante è quella del profitto selvaggio, sono spesso emersi legami e affari comuni, tra esponenti dell’elite, uomini d’affari del Paese e leader islamici estremisti. Va però ricordato che proprio in alcune città del Kazakistan ci sono stati, e secondo i servizi di sicurezza kazaka esistono tuttora in aree sperdute dell’immenso paese, nel sud e nell’ovest, due centri di reclutamento per mandare militanti locali a combattere la Jihad con l’ISIS in Siria. Ma l’aspetto che si lega agli attuali eventi ed alla loro analisi più in profondità, è che i reclutatori sono i rappresentanti locali del gruppo Tablighi Jamaat. Finora il dato valutato è di circa 500 kazaki combattenti nella guerra siriana.

Un ceceno fatto prigioniero che ha combattuto a fianco dell’ISIS nel 2014-2015, ha affermato che il Jamaat kazako, di cui nessuno sa quasi nulla, gestiva i giacimenti petroliferi di al-Shaddadi in Siria, il che potrebbe indicare una posizione notevole di questo gruppo nella catena di comando jihadista. Inoltre, sempre secondo il militante ceceno dell’ISIS, i leader kazaki in Siria si sono costruiti una loro legge, zone dove regna la corruzione, sottraggono fondi, vessano e rapinano sistematicamente i villaggi da loro controllati.

Un dato è certo: Tablighi Jamaat è strettamente legato all’ISIS e alle reti jihadiste internazionali come al Qaeda.

Nonostante un gran numero di aderenti in tutto il mondo, è presente in 150 paesi e secondo il Pew Research Center potrebbe avere 80 milioni di aderenti o simpatizzanti, e la sua grande influenza, Tablighi Jamaat (TJ), nata nel 1926 in India, al di fuori della comunità musulmana è rimasta finora invisibile nei media internazionali, tranne che ai funzionari delle intelligence e agli studiosi accademici dell’Islam ( un analista militare e giornalista russo A. Alexiev, l’ha definita “La legione invisibile della Jihad”). Il motivo è che questo gruppo nasconde accuratamente il suo vero carattere. E’ stata fin dalla sua fondazione progettata per operare al di fuori dei “radar” dei media e delle strutture governative. TJ non ha una struttura organizzativa pubblica, i suoi leader evitano qualsiasi contatto con la stampa, così come essi stessi, non pubblicano nulla sulle loro attività, su suoi appartenenti o sulla provenienza delle risorse finanziarie dell’organizzazione. Dato ancora più importante, questa organizzazione simula di non avere alcun interesse a partecipare alle vicende politiche, ha sempre evitato discussione pubbliche su questo, cercando di non destare attenzioni dei governi dove esiste, e si prefigge strategicamente di venire percepita come un’associazione puramente caritatevole, con una missione che tende principalmente a rafforzare la fede, l’autocoscienza e lo sviluppo spirituale dell’individuo, senza interferire nella politica e nella sfera delle relazioni secolari. Tutto ciò ha formato un’immagine mite di un’organizzazione utile alla società, di conseguenza, non ha quasi mai provocato rigetto ed è stata accolta favorevolmente anche da quei governi che sono solitamente inclini, a diffidare delle entità sociali che non sono sotto il loro diretto controllo.
La sua natura segreta ha portato quasi tutte le informazioni su essa, ad essere ottenute da ambienti che ne condividono gli obiettivi o da ricercatori e osservatori, che incontrano serie difficoltà nell’accesso a informazioni indipendenti affidabili. E le stesse agenzie regionali di Intelligence, da anni compiono un lavoro difficile e cavilloso, ed estremamente complesso. Alcune informazioni negli ultimi anni, sono però emerse da arrestati che hanno poi deciso di rescindere i loro legami dal gruppo e raccontare ciò che conoscevano.

In realtà TJ, nato come movimento di risveglio islamico, è sempre stato ispirato da interpretazioni estreme della parte sunnita dell’Islam, e negli ultimi due decenni questa tendenza si è intensificata a tal punto, da diventare una forza trainante e ascoltata del radicalismo islamico e il principale reclutatore di azioni estremiste e atti terroristici in tutto il mondo. Ovunque, i suoi seguaci predicano una versione dell’Islam che è quasi indistinguibile dall’ideologia jihadista wahhabita/salafita professata da tutti i terroristi. E’ emerso che per la maggior parte dei giovani musulmani, il primo passo verso la radicalizzazione della propria coscienza religiosa è l’adesione alla Tablighi Jamaat. Secondo i servizi segreti francesi TJ è nient’altro che un “corridoio ad uso del fondamentalismo” e da lì centinaia di francesi sono passati nelle fila di al Qaeda.  Per anni dalla sola Algeria, la società Tablighi Jamaat locale inviava ogni anno circa 900 reclute in Pakistan per l’addestramento militare. Le autorità uzbeke hanno scoperto che oltre 400 terroristi sono stati reclutati e trasferiti in campi di addestramento. Ma anche nei paesi occidentali il numero di persone coinvolte nelle attività dell’organizzazione, non è meno impressionante. Secondo le stime dei servizi antiterrorismo britannici, migliaia di cittadini inglesi sono stati inviati, nell’ambito del progetto Jihad, in Pakistan. Anche negli USA, secondo B. Blitzer, già capo della prima unità antiterrorismo dell’FBI, sono alcune migliaia le persone che hanno lasciato gli Stati Uniti seguendo la via della jihad.

Per reclutare i giovani nella jihad il metodo usato è lo stesso ovunque. Dopo essersi uniti a una cellula di TJ presso una moschea locale o un centro islamico e aver svolto diverse incarichi di predicazione nella loro zona, i più attivi e capaci vengono inviati a quattro mesi di formazione aggiuntiva presso il centro TJ nelle vicinanze di Raiwind. Al loro arrivo in Pakistan, incontrano i rappresentanti di gruppi terroristici che collaborano con TJ e ricevono un’offerta per seguire un addestramento militare e poi arruolarsi.
Ci sono prove che, nonostante il suo intento di diffondere una immagine pacifica, Tablighi Jamaat è stato a lungo coinvolto nella sponsorizzazione diretta e nell’assistenza alla costruzione di gruppi terroristici. Osservatori pakistani e indiani ritengono che questa associazione, in particolare, abbia svolto un ruolo chiave nella creazione e nel continuo sostegno dell’Harkat-ul-Mujahiddin (Movimento dei mujaheddin) afgani, e la stragrande maggioranza dei suoi membri erano contemporaneamente membri della Tablighi Jamaat. Come affermato da uno dei suoi più alti esponenti, “agendo unite, queste due organizzazioni hanno formato una rete veramente internazionale di veri musulmani che intraprendono la jihad”.

Un altro gruppo terroristico emerso anche dalla Tablighi Jamaat è l’Harkat-ul-Jihad-e-Islami (Movimento della Jihad islamica), nata in Afghanistan, si è poi dedicata all’organizzazione di atti di terrorismo negli stati di Jammu e Kashmir, oltre che nel resto dell’India. In particolare, nello stato del Gujarat, dove gli estremisti di TJ hanno preso il controllo fino all’80 per cento delle moschee che prima erano in mano a musulmani moderati di scuola Barelvi. Tablighi Jamaat è molto attivo anche in Nord Africa, dove è diventato uno dei quattro gruppi che hanno preso parte alla creazione del Fronte islamico di salvezza.
Sono ormai documentati centinaia di casi in cui militanti di TJ hanno commesso atti di terrorismo. Dagli atti terroristici a Parigi e Marrakech, alla serie di attentati nella capitale uzbeka, Tashkent.

Nel 2005 l’attentato alla metropolitana di Londra e nella stessa città l’attentato del giugno 2007. Nel 2008, la polizia spagnola fece irruzione negli appartamenti di 14 estremisti musulmani a Barcellona, durante le perquisizioni furono trovati materiali per la fabbricazione di bombe, 12 dei 14 arrestati erano membri di Tablighi Jamaat. Anche l’esplosione del treno con attivisti indù nello stato indiano del Gujarat nel 2002, fu ispirata da uno dei leader della TJ, Maulana Umarji. Anche in Marocco con l’arresto di Yousef Fikri, membro di Tablighi Jamaat e leader dell’organizzazione marocchina terrorista musulmana, accusato di aver organizzato una serie di attentati a Casablanca e nel resto del paese. In queste indagini i servizi antiterrorismo locali recuperarono volantini in cui la dirigenza di un gruppo terroristico musulmano nel Paese, invitava i suoi membri ad aderire a società islamiche legali, come Tablighi Jamaat.

I leader dei gruppi terroristi ceceni Shamil Basayev e Salman Raduyev, responsabili di molti atti terroristici criminali, dalla presa di ostaggi a Kizlyar nel 1996, al centro teatrale di Dubrovka nel 2003, alla tragedia di Beslan del 2004 e molte altre atroci azioni, sono stati legati alla rete terroristica internazionale anche attraverso la Tablighi Jamaat. Il governo filippino ha accusato l’organizzazione, che conta 11.000 sostenitori nel Paese, di convogliare denaro dall’Arabia Saudita a terroristi islamici e di facilitare il trasferimento di combattenti volontari dal Pakistan.
All’inizio degli anni ’90, membri di spicco del TJ, con l’aiuto del primo ministro Nawaz Sharif (anche suo padre era un membro di spicco e finanziatore dell’organizzazione), salirono ai più alti livelli di potere in Pakistan. Uno dei leader del movimento, Rafik Tarar, divenne presidente del paese e un altro membro di spicco, il tenente generale Javed Nazir, ricevette una posizione ancora più influente come capo della direzione dell’intelligence dell’ISI. Non appena il primo ministro Benazir Bhutto ridusse i legami con gli islamisti, i membri di TJ iniziarono a complottare per rovesciare il suo governo, quando fu sventato il colpo di stato si scoprì che tutti i cospiratori appartenevano a Tablighi Jamaat, e in alcuni casi a Harkat-ul-Mujahiddin. Sembrava che i cospiratori stessero pianificando l’assassinio di B. Bhutto e di un certo numero di alti dirigenti militari, dopo di che avrebbero instaurato un Califfato.

Questa breve documentazione per far capire quale partita è stata giocata in questo gennaio in Kazakistan, il “cuore dell’Eurasia” e cosa sarebbe potuto accadere in caso di resa del governo centrale, dal punto di vista di destabilizzazioni e squilibri in tutta l’area eurasiatica, dove sono coinvolti decine di paesi e Repubbliche russe. Ma sopratutto CHI può trarre vantaggio e ha interesse in uno scenario di questo tipo, al di là dei giudizi sulle leadership locali.

La buona notizia è che non sono riusciti a portare a termine il lavoro.

Anche un altro gruppo terrorista islamico, fuoriuscito da TJ nel 2015, Yakyn Inkar (“Negazione di tutto tranne che di Dio”). è stato coinvolto negli scontri armati nelle città kazake, questa era stata messa fuorilegge nel 2018.


L’obiettivo di Yakin Incar è creare un Califfato in un unico Paese, comprendente anche il territorio del Kazakistan. Gli aderenti a questa organizzazione negano categoricamente il diritto all’esistenza di altre religioni, prevedendo un inevitabile scontro con esse, che rientra nell’alveo del fondamentalismo religioso.

Anche formazioni minori come At-takfir-wal-hijra (“Accusiamo l’ empietà e la conversione”) e

Jund-al-Khalifat” (Soldati del Califfato), autori nel 2016 di alcuni assalti nelle città kazache.

 

FONTI: RIA, Ktkz , Tass, Informkz, Aviopro, ISGNRu, Gorkymedia, IslamToday, Rossiyskaya Gazeta,  Rgru, Ivbgru, Tenngrinewskz.

A cura di Enrico Vigna –  24 gennaio 2022

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