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“Noi possiamo costruire il comunismo soltanto con il complesso delle conoscenze, organizzazioni e istituzioni, con la riserva di energie umane e di mezzi che abbiamo ricevuto dalla vecchia società”.“Senza aver capito chiaramente che solo se conosciamo esattamente la cultura creata dallʼumanità nel corso di tutto il suo sviluppo, solo se rielaboriamo questa cultura, possiamo costruire la cultura proletaria”.
“Marx ha rielaborato criticamente, senza tralasciare un sol punto, tutto quello che la società umana aveva creato”[1].
Queste parole di Lenin danno indicazione dellʼatteggiamento dialettico che il comunista dovrebbe assumere nei riguardi della ricerca e dello studio finalizzati alla comprensione e alla trasformazione della realtà.
Era il 1920 allorquando Lenin pronunciò questo discorso ai giovani del Komsomol.
Il primo Stato socialista al mondo non disponeva di alcuna fucina culturale alternativa che non fosse quella ereditata dal “vecchio mondo”, dalla società in cui ancora sussisteva il regime della proprietà privata e dello sfruttamento dellʼuomo sullʼuomo. Di conseguenza, la “società umana” cui il dirigente bolscevico fa riferimento è il complesso delle organizzazioni sociali antagonistiche succedutesi nel corso della storia.
A maggior ragione, lʼindicazione leniniana vale ancora oggi giacché, nonostante il regresso del moto della storia, il lascito che la società sovietica ha donato allʼumanità in appena settantʼanni di esistenza è di valore inestimabile, ed è da difendersi da qualunque oblio, da qualsiasi offensiva ideologica.
I comunisti, pertanto, non possono esimersi dal condurre un disciplinato lavoro, collettivamente inteso, di recupero dellʼeredità che questa civiltà ci ha consegnato.
Si tratta, nello specifico, di opere di autori altamente qualificati in differenti campi disciplinari (giurisprudenza, storia, pedagogia, filosofia, psicologia, sociologia, linguistica, geografia, economia, urbanistica, arte, ecc.), unitamente alla profonda conoscenza e applicazione del metodo marxista di indagine della realtà sociale che denota queste pubblicazioni. Tuttavia, sono decenni che il patrimonio della pubblicistica sovietica (libri, riviste, guide, dizionari, opuscoli) giace in polverosi archivi o in pagine poco frequentate della rete.
Fino al 1991 fu attiva lʼAssociazione Italia-URSS che si occupava della distribuzione del materiale librario proveniente dalle differenti case editrici del Paese: Progress, Novosti, Mir, Raduga – solo per citare le più note. Gran parte di quei titoli, tuttavia, non conobbe mai unʼedizione in lingua italiana; nondimeno, molte di queste opere furono comunque distribuite in inglese, francese e spagnolo: questo è senzʼaltro un fattore che potrebbe agevolare il lavoro di recupero, traduzione, studio e dibattito di un lascito altrimenti destinato a unʼimmeritata indifferenza.
Lʼalternativa a questo impegno è quella di smarrire questa preziosa fonte di esperienza collettiva e di ingegno umano sorta nella fucina dellʼUnione Sovietica.
Cosa ne fu di quelle case editrici? Allʼuopo giova ricordare la stagione delle famigerate “riforme” (1985-1991), allorquando la pubblicistica sovietica fu dirottata a riabilitare la memoria di famigerati personaggi; tra tutti, Nikita Chruščëv: questi era addirittura incensato quale grande utopista del XX secolo, “sincero comunista” il cui “merito storico più grande è indubbiamente la condanna del culto della personalità di Stalin, nei suoi vivaci tentativi di democratizzare la società”[2].
Emblematica fu la sorte che toccò alla casa editrice Progress, con sede a Mosca. Contestualmente alla svolta “gorbacioviana”, con la capziosa argomentazione della spinta alla “democratizzazione” della società, venne scientemente programmata la diffusione di libri come Arcipelago Gulag e I racconti di Kolyma, ovvero opere di dissidenti che poco o nulla avevano a che spartire con gli ideali del socialismo. Triste, ma alquanto scontato, lʼinfausto epilogo: nel 1992 il Governo russo tagliò i fondi allʼeditoria e la casa editrice, costretta alla “revisione” del bilancio, sospese le pubblicazioni estere distribuite fino ad allora in più di cinquanta lingue a prezzi popolari. Contestualmente, si iniziò la messa in commercio di una serie di “bestseller” provenienti dallʼ“esotico” Occidente; nel medesimo torno temporale, metà del personale della Progress ritenuto in “esubero” era licenziato in tronco.
In seguito la casa editrice venne privatizzata e ulteriormente smembrata in differenti realtà editoriali: corollario del tritacarne sociale delle “riforme”.
Persino in merito a questo travagliato periodo riemerge lʼindicazione di Lenin di cui sopra: il vaglio critico da adottare nei riguardi della produzione culturale di quel torno di tempo in cui si dissolvevano le basi dellʼordinamento sovietico; è un impegno a conoscerne le pubblicazioni, i discorsi, le opere e le dietrologie che attraverso lo studio militante possiamo oggi rinvenire, e per mezzo delle quali le esiziali riforme socioeconomiche furono fatte deglutire con radiose promesse di “apertura”, di “rinnovamento”.
Un sentito ringraziamento va al compagno Alessandro Pascale e ai tanti compagni che, come lui, riservano attenzioni per tali iniziative, apportando in prima persona il proprio contributo, ovvero compiendo quella che si configura come una vera, e quantomai necessaria, opera di incivilimento, nel medesimo tempo in cui la classe dominante – per mezzo della propaganda bellica, della revisione della storia e della disinformazione –, di contro, ripropone impunemente e in forma sempre più sfacciata le forme tipiche della reazione che si esplicano oramai in modalità non dissimili da quelle già sperimentate dallʼumanità durante il secolo precedente: per mezzo della messa al bando di culture, lingue, opere e nella cappa asfissiante della riscrittura degli avvenimenti storici.
Questi i motivi di ordine pratico, unitamente a quelli ideologici suesposti, che sottendono a questʼimpegno, e che fanno altresì tesoro delle preziose indicazioni di Lenin in merito.
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Di seguito, l’elenco dell’archivio in aggiornamento costante delle opere tradotte o trascritte dall’italiano (queste ultime segnalate tramite un asterisco “*”).
Ogni lavoro presente in archivio è consultabile tramite formato “PDF” oppure tramite la piattaforma “Telegra.ph”. L’archivio è consultabile qui.
[1] V.I. Lenin, Opere complete, vol. XXXI (aprile-dicembre 1920), Editori Riuniti, pp. 269-284.
[2] AA.VV., Krusciov: uomo, politico, statista, Edizioni Progress, Mosca, 1989.
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