Proponiamo un’intervista a realizzata a Marcello Bascone, titolare di uno stabilimento nel Comune di Mazara del Vallo.
Come già avvenuto ai tempi della polemica contro i tassisti, il mostro europeo ora si avventa sugli stabilimenti balneari. Anche in questo caso si fa di tutta un’erba un fascio per aggredire i lavoratori autonomi e aprire la breccia entro cui si precipiteranno le multinazionali.
Che vi siano situazioni in cui posizioni dominanti facciano realizzare profitti indebiti è vero in ogni settore produttivo, ma da questo a demonizzare un’intera categoria ce ne vuole. In realtà nello specifico degli stabilimenti balneari nella maggior parte dei casi non sono vere le fandonie che si raccontano.
Primo, molto spesso non è vero che non ci sia concorrenza. È esperienza di tutti che nei litorali più frequentati vi siano numerosi stabilimenti tutti in concorrenza tra di loro e la porzione di spiaggia libera deve essere garantita per legge.
Secondo, non è vero che sono un settore ad alto tasso di evasione fiscale. Sono sottoposti a controlli frequenti e spesso anche asfissianti.
Terzo, non è vero che sono una fonte di facili guadagni. Il lavoro degli addetti e anche dei tanti piccoli proprietari è faticoso e prezioso per garantire un servizio spesso eccellente.
Quarto, non è vero che costituiscano una rendita di posizione inaccessibile. Come ogni attività richiede una stabilità e una prevedibilità aziendale come concesso a tutte le altre. Inoltre sono soggette a un rischio d’impresa tra i più alti, come tutti i settori che dipendono dalle condizioni naturali.
È invece vero che l’apertura indiscriminata alla concorrenza metterebbe fine a un servizio spesso eccellente, che non sarebbe affatto assicurato se venissero affidati a società internazionali il cui scopo è solo quello di ottenere il massimo profitto e non preservare il bene per il futuro.
È invece vero che le grandi società internazionali sono quelle che eludono legalmente le tasse, sfruttano all’osso i lavoratori dipendenti e, essendo in grado di acquistare intere filiere produttive, mettono fine alla concorrenza che hanno invocato fino a prima.
Dopo che i lavoratori dipendenti sono stati sconfitti, ora la piovra del capitalismo multinazionale e finanziario passa all’attacco dei lavoratori autonomi.
Non può essere un mostro burocratico, parassita, corrotto e servo delle grandi multinazionali a dettare le condizioni di lavoro nel nostro Paese.
Solo una stretta collaborazione tra i lavoratori e il potere politico che sia realmente espressione degli interessi collettivi popolari, come solo una DEMOCRAZIA SOVRANA POPOLARE può fare non asservita a cricche locali o internazionali, può assicurare una corretta gestione di un settore così delicato e importante per il nostro Paese.
L’intervista è visionabile a questo link presso il canale YouTube ufficiale del Partito Comunista.
👉 https://youtu.be/lstBENf4rcY