Appena annunciata la presenza dei comunisti alle elezioni si è subito messa in moto la macchina del fango, con tanto di notizie false e titoli ad effetto. I giornali di sistema non possono tollerare che una forza politica che parla di potere ai lavoratori e ai popoli, lotta all’Unione Europea e alle oligarchie della finanza sia riuscita a essere presente sulle schede elettorale, senza essere tritata dal meccanismo infernale della raccolta di 140.000 firme. Per questo veniamo addirittura accusati di aver fatto da “precedente” per due organizzazioni di estrema destra capovolgendo completamente la realtà dei fatti. Per la gioia di una sinistra senza argomenti, e di un’informazione che fa visualizzazioni con i titoli contro l’estrema destra alimentandone il consenso.
Un articolo del Fatto Quotidiano a firma del giornalista Vincenzo Bisbiglia accusa il Partito Comunista di aver fatto da “precedente” alle liste di due organizzazioni di estrema destra, che avrebbero così usufruito dello stesso trattamento del PC venendo ammesse alle elezioni senza avere i requisiti di legge, ma con un’interpretazione favorevole delle Corti d’Appello. Si legge nell’articolo che mentre le liste dei Verdi e della Sinistra avrebbero diritto all’esonero dalle firme «Non lo era, invece, per il Partito Comunista, che ha infatti presentato ricorso» e ancora «rappresentatività che, a questo punto, potrà essere garantita anche da un solo parlamentare». Queste affermazioni sono state in parte rimosse a seguito di una pec inviata nella giornata di ieri in cui il Partito Comunista ha chiesto l’esercizio del diritto di replica, avvisando che in assenza si sarebbe proceduto per vie legali. Tuttavia il Fatto Quotidiano non ha cambiato il titolo dell’articolo, la cui importanza comunicativa, come noto è fondamentale. Ha cambiato l’interno del testo – ammettendo implicitamente di aver diffuso informazioni false – ma non il titolo che è quello che resta e influenza l’opinione di chi legge.
La tesi sostenuta è del tutto falsa. La legge che regola le elezioni europee è la 18/1979. All’articolo 12 comma 4 prevede le condizioni di esonero dalla raccolta delle firme. «Nessuna sottoscrizione è richiesta altresì per i partiti o gruppi politici che nell’ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno ed abbiano ottenuto almeno un seggio al Parlamento europeo. Nessuna sottoscrizione è richiesta, altresí, nel caso in cui la lista sia contraddistinta da un contrassegno composito, nel quale sia contenuto quello di un partito o gruppo politico esente da tale onere». Come si può vedere non dice che il deputato europeo debba essere eletto in Italia. In virtù di questa genericità nel 2014 i Verdi presentarono il contrassegno dei Verdi Europei che aveva propri deputati in Europarlamento non eletti in Italia. Le corti d’appello rigettarono l’ammissione, ma poi l’Ufficio Elettorale Nazionale (Cassazione) accolse il loro ricorso e li ammise. Passò allora il principio secondo cui ai fini dell’esonero non era necessario che il deputato (o più deputati, anche raccolti in gruppo politico europeo o partito politico europeo) fossero eletti in Italia.
In virtù di questa decisione il PC ha ritenuto di poter rientrare nelle liste aventi il diritto all’esonero presentando il contrassegno composito con il collegamento all’Iniziativa Comunista Europea che ha due eurodeputati eletti nella fila del KKE. Il PC non ha fatto alcun ricorso, dal momento che le liste sono state regolarmente accettate all’atto della presentazione perché rientranti nelle condizioni previste dall’art. 12 comma 4 della legge 18/1979. Non c’è stata alcuna “sentenza” sui comunisti, non essendoci stato alcun ricorso, di conseguenza è impossibile parlare di “precedente” dal momento che le accettazioni si sono svolte tutte nelle 48 ore stabilite dalla legge. Se di “precedente” si deve parlare l’unico è quello dei Verdi del 2014. Questo sì è stato il precedente interpretativo che ha concesso a tutte le liste (noi, come quelle di estrema destra) di ottenere l’esonero data la chiarezza della legge. Pertanto il giusto titolo dell’articolo sarebbe stato: “Il precedente del 2014 dei Verdi apre a…” Ma perché toccare le anime belle dei Verdi, sulla bocca di tutti e speranza – mal riposta – dei argine all’avanzata della destra, quado si possono accusare i comunisti di incoerenza e di aver favorito i fascisti? Ma la vera domanda è: si può accusare qualcuno di aver usufruito di condizioni che prevede la legge? Qualcuno accusa il PD per non aver raccolto le firme dal momento che la legge gli consente l’esonero?
Non a caso il presidente della seconda sezione della Corte d’Appello di Roma, Tommaso Picazio, che presiedeva la commissione elettorale del Centro (forse un po’ infastidito da alcune pressioni…? Non lo sappiamo) ha dichiarato all’Agi «La legge parla chiaro: è sufficiente dimostrare il collegamento con un solo parlamentare eletto in Italia o in Europa». Un dato palese, chiaro anche a uno studente di giurisprudenza del primo anno, che però sta mandando da giorni ai pazzi tutta la sinistra variamente diffusa, che non smette di urlare e strapparsi i capelli.
L’accusa che i comunisti abbiano fatto da precedente all’estrema destra è smentita anche dall’ordine di deposito dei contrassegni al Viminale. Il nostro reca il numero 41, quello di una nota formazione di destra – che siamo accusati di aver favorito con il nostro “precedente” – il numero 7. È chiaro quindi che non abbiamo indicato la strada a nessuno. E prima di noi ci sono il Partito Pirata (n. 8), il Popolo della Famiglia (n.12), tutte altre liste che hanno usufruito dell’esonero per le nostre stesse condizioni. La verità è che qualsiasi forza politica che avesse al suo interno un ufficio legale aveva chiaro il quadro delle norme e ha utilizzato questi requisiti per evitare una raccolta firme impossibile e fatta chiaramente per escludere i partiti minori. Tanto per capire di che norma parliamo, in Valle d’Aosta sono richieste 3.500 firme, più del numero di voti necessario a superare la soglia di sbarramento per eleggere, pena la non ammissione nella più grande circoscrizione d’Italia, il Nord-Ovest che da solo elegge 20 deputati. Forse la vera battaglia contro cui bisognerebbe urlare è questa legge antidemocratica, ma solo in pochi ne abbiamo denunciato il carattere.
La notizia che i comunisti avrebbero “favorito i fascisti” sta volando nelle bacheche di una sinistra isterica che ha fatto dell’antifascismo un feticcio utile solo a mascherare opportunismi e far digerire coalizioni comuni e partiti impresentabili. La domanda che rivolgiamo a questi cari amici è: pensate davvero che l’argomento principale della lotta contro i fascisti possa essere escluderli dalle elezioni per un comma di una legge? Credete davvero che i lavoratori e le classi popolari di questo Paese vi seguiranno su questa straordinaria battaglia? In realtà a voi i fascisti servono come il pane, siete il loro sponsor migliore, altrimenti non avreste alcuna ragione di vivere, né modo per mascherare il vostro opportunismo insanabile. A dirla tutta a voi non danno fastidio i fascisti ma proprio i comunisti, specie quando crescono, si radicano, attirano giovani, cosa che non riuscite proprio a capire come sia possibile. Dopo che avete fatto tanto per affossare tutto a sinistra, seminando più distruzione degli Unni, non riuscite a spiegarvi come facciano questi comunisti a diventare sempre di più e persino a avere qualche laureato in legge che sa leggere una norma.
Smascherata la fake news vediamo se qualcuno griderà allo scandalo per come si influenzano i risultati delle elezioni. Visto che è contro i comunisti siamo pronti a scommettere di no.
1 Comment
Ho letto l’articolo pubblicato da Fatto Quotidiano ed è chiaro come si cerca di creare quanto una certa confusione anche se poi la verità prima o poi diventa di dominio pubblico ma a quanto pare a loro non interessa. Colgo sempre leggendo l’articolo colgo anche che si un certo fastidio che il Partito Comunista si presenta alle elezioni europee del 26 maggio. Fastidio che si concretizzerà nei prossimi giorni e risponderemo ovviamente ripetendo quello che abbiamo sempre detto sull’Ue.