La Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre e la Prima Guerra mondiale cambiarono l’equilibrio di potere e la mappa politica nell’Europa Centrale e Orientale. Nel novembre del 1918 furono creati nuovi paesi, tra cui la Polonia, dove la borghesia salì al potere.
C’erano due principali gruppi politici. L’obiettivo principale dei Democratici Nazionali, alleati della Russia zarista e poi dell’Intesa, era di preservare le relazioni sociali reazionarie e prevenire lo scoppio della rivoluzione. Dall’altra parte del campo borghese c’era Jozef Pilsudski, che cooperava con le Potenze Centrali e che prese il controllo dell’esercito e delle forze paramilitari reazionarie, come la Wehrmacht polacca.
Il primo governo polacco, formatosi nel novembre 1918 con il sostegno dei socialisti e del movimento dei contadini, ebbe un ruolo chiave nell’indirizzare la posizione rivoluzionaria delle masse, promise la riforma agraria e il nuovo diritto del lavoro, introducendo tra l’altro la giornata lavorativa di 8 ore. Questo governo venne sostituito da un altro con la partecipazione dei socialisti e in seguito dai demonazionali.
Il movimento operaio era diviso in due campi. Il Partito socialista polacco (PSP), basato su idee di indipendenza nazionale, progettava di erigere una Polonia borghese aperta a alcune concessioni verso i lavoratori e i contadini. Nei momenti chiave il PSP tradì gli interessi dei lavoratori, sostenendo i governi borghesi. A essi si unirono i riformisti e sabotarono i Consigli operai. Nel 1919 il PSP ritirò i propri delegati consentendo alla polizia e all’esercito di schiacciare i Consigli. Il PSP aveva dichiarato di essere contro la guerra alla Russia sovietica, tuttavia, quando la guerra iniziò, si astenne dal condannare l’aggressione controrivoluzionaria e si unì alla campagna di propaganda nazionalista. Nel luglio 1920, durante la guerra contro la Russia sovietica, il PSP entrò nel governo.
Dall’altro lato, il movimento rivoluzionario propugnava l’internazionalismo e chiamava gli operai di tutti i paesi a unirsi contro il capitalismo. Il 16 dicembre 1918 la formazione Socialdemocrazia del Regno Polacco e Lituano e la sinistra PSP si unirono per formare il Partito Comunista dei Lavoratori di Polonia [in polacco Komunistyczna Partia Robotnicza Polski KPRP, che nel 1925 assunse il nome di Partito Comunista di Polonia, NdT]. Il partito era attivo in diversi centri urbani ma mancava di strutture tra i contadini. Iniziò la formazione della Guardia Rossa, la cui attività più lunga fu nella regione industriale di Zaglebie, nel sud della Polonia, dove le milizie controllarono per qualche tempo le miniere e le fabbriche. Questo tentativo di rivoluzione fu soppresso dall’esercito.
La situazione economica in Polonia era grave. A seguito della distruzione dei centri industriali durante la Prima Guerra mondiale, la classe operaia era molto piccola e impiegata principalmente in piccole e medie imprese. Prima dell’offensiva delle Potenze Centrali nel 1915 l’industria fu evacuata e centinaia di migliaia di lavoratori polacchi erano stati trasferiti nell’impero russo. Molti di loro erano già riconosciuti come rivoluzionari e formarono i Consigli degli operai e dei soldati. Dopo l’ottobre 1917 oltre centomila polacchi parteciparono alla Rivoluzione nelle file dell’Armata Rossa, alcuni dei quali come commissari di alto rango. Furono create unità polacche negli eserciti rivoluzionari e parteciparono alla presa del Cremlino durante i combattimenti a Mosca.
Le prospettive delle relazioni polacche con la Russia sovietica erano piuttosto buone. Già nel novembre del 1917 il Consiglio dei commissari del popolo annunciò che tutte le nazioni dell’Impero russo avevano diritto all’autodeterminazione. Nel settembre 1918 Lenin firmò un decreto di annullamento del precedente accordo con l’Austria-Ungheria e la Prussia sulla divisione della Polonia.
Nel 1919 le autorità polacche provocarono un conflitto di confine con la Russia sovietica nell’interesse dei proprietari terrieri che chiedevano la restituzione dalle loro terre collettivizzate dai bolscevichi dopo la Rivoluzione di Ottobre. Il governo polacco stava agendo secondo i piani della Gran Bretagna, della Francia e degli Stati Uniti per distruggere la Russia sovietica. Nel 1919 l’esercito di Pilsudski iniziò le azioni militari contro la Russia sovietica e prese diverse città e paesi orientali, tra cui Vilnius e Minsk. A giugno le potenze alleate concessero alla Polonia il permesso di occupare la Galizia orientale, facente parte dell’Ucraina.
Il 28 gennaio 1920 le autorità della Russia sovietica, in una nota firmata da Lenin e inviata al governo polacco, riconobbero il diritto della Polonia all’autodeterminazione e che tutti i problemi si sarebbero potuti risolvere con colloqui e accordi, ma la Polonia rigettò tutte le offerte di pace proposte dalla Russia sovietica. Invece, nell’aprile 1920, Pilsudski firmò l’accordo con il regime di Petlura dei nazionalisti ucraini. Dopo il 25 aprile, facendo seguito alle azioni antisovietiche dell’esercito di Wrangel in Crimea, iniziò l’offensiva polacca in Ucraina. Il 7 maggio cadde Kiev, ma in giugno sul fianco nord del fronte le forze polacche iniziarono a ritirarsi. L’Armata Rossa liberò l’Ucraina e la Bielorussia e all’inizio di agosto, si avvicinò a Varsavia.
Il 30 luglio 1920 fu istituito il Comitato provvisorio rivoluzionario polacco a Bialystok. Nel suo decreto si annuncia la volontà di creare la Repubblica sovietica polacca con governo rivoluzionario; questo istituì comitati operai e contadini che espropriarono i mezzi di produzione. Gli autori del Manifesto emesso dal Comitato esortarono operai e contadini ad arruolarsi nelle forze rivoluzionarie.
Il KPRP organizzò la resistenza contro la guerra, evidenziandone il carattere di classe e denunciando l’esercito polacco come controrivoluzionario. Il partito fece un appello ai soldati a disertare e a unirsi all’Armata Rossa polacca che si stava formando. I comunisti organizzarono manifestazioni e scioperi nei centri industriali. A Varsavia, Lublino e Lodz si tenevano riunioni di massa con lo slogan della difesa delle repubbliche sovietiche. Il 1° maggio 1920 oltre 30 mila persone dimostrarono a Varsavia contro la guerra. La prima conferenza del KPRP del maggio 1920 assegnò al partito il compito di “spiegare alle masse che l’interesse sia della classe operaia polacca che dell’intera popolazione è la difesa della Russia e dell’Ucraina sovietica dagli attacchi dell’imperialismo polacco e internazionale”, chiamando i lavoratori a partecipare all’attività rivoluzionaria, agli scioperi, manifestazioni e raduni, e a cooperare con l’Armata Rossa per la creazione dei Consigli come nuovo organo di potere. Il fine dei comunisti polacchi era dare vita a una rivoluzione in Polonia e creare una Repubblica Sovietica polacca.
In quel momento i socialisti del PSP entrarono nel governo borghese formatosi a Varsavia e chiamarono gli operai ad arruolarsi all’esercito nazionale, formando così una forza di volontari a difesa dello stato borghese. Anche il Partito contadino entrò nel governo. Il 15 luglio 1920, quando l’Armata Rossa si stava avvicinando Varsavia, il parlamento votò la riforma agraria annunciando che l’80% della terra sarebbe stata divisa tra i contadini piccoli e medi.
A metà agosto del 1920 l’esercito borghese polacco fermò l’Armata Rossa alla periferia di Varsavia e sferrò un contrattacco. Le forze rivoluzionarie erano al massimo delle proprie possibilità e crollarono sotto l’attacco militare. Nel 1920 si perse l’opportunità di portare la rivoluzione all’ovest.
La guerra deteriorò le relazioni politiche in Polonia, rafforzando particolarmente i proprietari terrieri che ottennero enormi estensioni di terra in Oriente. La Polonia divenne un paese di prima linea con una politica militaristica, più dipendente dalle potenze straniere, principalmente dalla Francia.
Documento del Partito Comunista di Polonia (KPP) presentato alla Conferenza internazionale della Iniziativa Comunista Europea dedicata al centenario dell’Internazionale Comunista realizzata il 16 e 17 febbraio 2019 a Istanbul.