Che la posizione sul Venezuela del governo M5S-Lega guidato dal premier Conte fosse ambigua e cerchiobottista, frutto di un equilibrismo tra le forze che compongono il governo, la natura imperialista dello Stato italiano e delle alleanze in cui è inserito, era noto da tempo. Ma proprio questa ambiguità mascherata da dichiarazioni contradditorie dei suoi principali attori, aveva lasciato la possibilità di costruire intorno agli eventi in Venezuela una narrazione che – in alcuni settori della sinistra italiana – è finita per attribuire addirittura al governo Conte, e in particolare al M5S, una maschera o una funzione quasi “antimperialista” o comunque di contrapposizione agli USA e l’UE.
Priva di qualsiasi fondamento, questa narrazione, alimentata dal gioco tra le parti tra M5S e le forze tradizionali filo-americane di Lega, PD e Forza Italia si teneva in piedi fino alle recenti dichiarazioni del premier Conte nella sua lettera inviata al golpista Guaidó, pubblicata dal giornale torinese La Stampa l’11 maggio scorso. Dall’ultimo viaggio di Di Maio a Washington d’altronde le dichiarazioni sono state sempre più caute.
Il premier Conte, nella sua lettera scrive che l’Italia, con gli altri Paesi dell’Unione Europea, «ha sempre distinto, in modo lineare e coerente, gli organi democraticamente eletti, quale l’Assemblea nazionale da lei presieduta, dagli organi privi di legittimità democratica, quale la Presidenza della Repubblica». Insomma, come diciamo da tempo, il governo italiano non ha mai riconosciuto le elezioni presidenziali del maggio 2018 e quindi Maduro come legittimo presidente del Venezuela, come d’altronde già rimarcato dal ministro degli Esteri Moavero più volte, e in modo esplicito a commento del golpe fallito il 30 marzo scorso, in cui qualificava Maduro come “governo dittatoriale”. Ma la posizione cerchiobottista del governo italiano si smaschera facilmente attraverso le parole di Conte nella lettera dell’11 maggio. Affermando che il governo Maduro è “privo di legittimità democratica” mentre l’illegale Assemblea Nazionale presieduta da Guaidó sarebbe – per il governo italiano – l’unica autorità legittima in Venezuela, di fatto si sta sostenendo chiaramente il meccanismo formale su cui poggia il tentativo di colpo di stato e su cui si innestano le giustificazioni e “coperture” con cui gli USA mascherano i loro intenti predatori di intervento militare.
Pertanto, seppur il governo italiano non riconosce formalmente Guaidó come presidente ad interim – a differenza di altri paesi europei come Francia, Regno Unito, Germania e Spagna ad esempio – di fatto ne sta riconoscendo le basi su cui esso si è autoproclamato e su cui marcia la legittimazione di quello che è invece un vero e proprio tentativo di colpo di stato.
Il governo Conte, così come gli altri governi, dovrebbe spiegare a questo punto su quali basi e con quali prove, ritiene illegittime le elezioni presidenziali del 20 maggio 2018 che furono invece riconosciute da 2000 osservatori internazionali della Comunità dei Caraibi (Caricom), dell’Unione Africana e del Consiglio dei Periti Elettorali Latino-Americani (Ceela) – mentre ad esempio l’UE nonostante fosse invitata si rifiutò di inviare i propri osservatori. Rimanendo strettamente all’interno alle regole della “democrazia borghese” o “rappresentativa”, è falso infatti sostenere che le elezioni presidenziali furono a candidato unico o che fu impedito all’opposizione di parteciparvi: vi presero parte Henri Falcón che ottenne il 21%, 1.820.552 voti, l’oppositore evangelico Javier Bertucci 925.042 voti e il candidato della sinistra trotzkista di opposizione Reinaldo Quijada che ottenne 34.614 voti. Inoltre va anche rilevato che il sistema elettorale adottato fu lo stesso utilizzato in precedenti elezioni legislative vinte dai partiti di opposizione, come ad esempio le elezioni parlamentari del 5 dicembre 2015. Le elezioni presidenziali del maggio 2018 si tennero inoltre dopo un accordo tra il governo e l’opposizione negoziato nella Repubblica Dominicana che – dopo pressioni e/o promesse da parte degli USA – parte dell’opposizione si rifiutò improvvisamente e senza spiegazioni di firmare proprio nel giorno della firma, passando al “boicottaggio elettorale” avviando una strategia coordinata direttamente con Washington, formando istituzioni “parallele” all’estero (prive di ogni legittimità e riconoscimento) fino a giungere all’autoproclamazione di Guaidó nel gennaio di quest’anno e tutto ciò che ne è conseguito.
È utile ricordare anche che lo stesso ex presidente americano Jimmy Carter definì il sistema elettorale venezuelano come “il migliore al mondo“ e che l’ex premier spagnolo Zapatero inviò una lettera all’opposizione chiedendogli qual era la loro ragione per rifiutarsi di partecipare ad una elezione che presentava le garanzie sulle quali essi stessi avevano lavorato.
Infine, il governo italiano con queste parole disconosce non solo il legittimo presidente Maduro ma anche il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) e uno degli organismi fondamentali dello Stato venezuelano, ossia il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) che – a seguito della denuncia presentata dai candidati del PSUV nello Stato dell’Amazzonia nel dicembre 2015 per compravendita di voti da parte di 3 deputati dell’opposizione – ha dichiarato nel marzo 2017 illegale l’Assemblea Nazionale in quanto la sua presidenza si rifiutò di rispettare la sentenza che riconosceva la frode e ordinava nuove elezioni legislative come previsto dalla Costituzione.
Pertanto, la posizione espressa da Conte a nome del governo M5S-Lega si allinea totalmente all’UE offrendo copertura e legittimità a forze apertamente golpiste e ai meccanismi di ingerenza imperialista negli affari interni del Venezuela su cui agisce anche il cosiddetto Gruppo di Contatto internazionale (in cui partecipa l’Italia) istituito dall’Unione Europea che si propone come mediatore per una “soluzione politica” attraverso la denominata “transizione pacifica democratica”. Un piano che viaggia in parallelo con quello più apertamente aggressivo degli USA e del cosiddetto Gruppo di Lima ma che non differisce sulla natura degli interessi imperialistici di cui sono portatori. I sinceri democratici e antimperialisti non possono pertanto che rigettare la lettera di Conte e la posizione del governo italiano, continuando ad esercitare tutta la pressione possibile affinché falliscano tutti i piani reazionari e le macchinazioni che legittimano il tentativo di golpe e ogni ingerenza imperialista contro il popolo venezuelano.