LA NOSTRA SALUTE VALE MENO DEL VOSTRO PROFITTO?

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LA NOSTRA SALUTE VALE MENO DEL VOSTRO PROFITTO?

Quelli che erano solo nostri sospetti, sono oramai dati certi sotto gli occhi di tutti: il Covid – 19 prolifica dove c’è assembramento non protetto, che in Italia si traduce semplicemente con “luogo di lavoro”. Abbiamo ormai constatato che il pericolo non è la passeggiata con il cane, dentro un raggio di 200 metri dalla propria abitazione; non è la passeggiata col proprio figlio, contro la quale si sono scagliarti i governatori di regione di mezza Italia; non è la corsa in solitaria che ha disegnato gli untori della prima ora, creando così la psicosi dello “sceriffo di quartiere” che sbircia dalla serranda.

Ad aver seriamente compromesso la Lombardia e successivamente l’Italia, è stata la subordinazione delle nostre amministrazioni, delle nostre autorità e del nostro Governo, al capitale. Ricordiamo gli sproloqui di Salvini, quando faceva pressione per non far chiudere le aziende; la campagna social del sindaco Sala, #MilanoNonSiFerma; gli appelli di Renzi sul riaprire scuole e fabbriche. Bene, c’è un filo conduttore che lega questi esponenti apparentemente di posizioni avverse: si chiama Confindustria.

Sarebbe ridicolo pensare che a Bergamo si passeggi con il cane molto più che in Basilicata, o che a Milano ci sia una concentrazione abitanti/runner percentualmente elevatissima: le mappe del contagio sono sovrapponibili a quelle del manifatturiero. Era prevedibile (e lo avevamo previsto), perché è l’unico risultato possibile se poni un gruppo di persone in un ambiente chiuso per la durata di una giornata lavorativa; se prendiamo in considerazione un lavoro faticoso in un ambiente dove un essere umano sicuramente sarà soggetto a sudorazione e ci sommiamo la già scarsa attenzione che si pone alle normali norme di sicurezza sul lavoro, l’esito è veramente scontato. Siamo certi che chi di dovere l’abbia previsto molto prima di noi, e che abbia taciuto.

Ce lo confermano giorno per giorno i macroscopici “errori” commessi soprattutto nella regione Lombardia riguardo la risposta Sanitaria all’emergenza.

Un paese non in grado di rispondere ad un’emergenza di tale portata per via dello smantellamento sistematico della Sanità pubblica che si va a sommare al resto nell’unico problema su cui porre la nostra attenzione: il profitto di pochi sulla pelle di molti.

In questi giorni abbiamo lanciato in varie zone d’Italia la campagna #SoccorsoRosso, uno sportello, un filo diretto tra il lavoratore ed il Partito, un modo per amplificare le voci di chi ogni giorno è costretto ad andare a lavoro senza che le norme anticontagio previste gli siano garantite. Tramite questa iniziativa, siamo venuti a contatto con numerose irregolarità, che non hanno fatto che confermarci il nostro iniziale sospetto: le norme suddette non sono rispettate quasi in nessun caso.

Questa settimana, nella neoleghista Terni, città industriale della neoleghista regione Umbria, accade che un prefetto accorda alla multinazionale ThyssenKrupp la riapertura degli stabilimenti ed il ripristino della produzione.

Tutto questo sotto l’assordante silenzio del sindaco Latini, uno dei primi in Italia a prendere straordinarie misure restrittive per le uscite individuali dei cittadini, anticipando addirittura Conte, e della governatrice Tesei che nei giorni scorsi ha accordato zone rosse a paesi con un numero di abitanti ben minore del numero di lavoratori delle acciaierie ternane.

Governo, Prefetto, Comune e Regione, tutti inermi di fronte alla necessità del capitale di giustificarsi ed imporsi, ancora una volta, sulla vita umana.

A partire da lunedì 6 aprile, 4000 lavoratori circa hanno ripreso l’attività lavorativa: se pensiamo ad una città di 110.000 abitanti, s’intuisce che la totalità dei cittadini è a rischio contagio, il tutto per il profitto di una multinazionale. In ritardo e in maniera negligente, il sindaco Latini ha balbettato qualcosa sul fatto che avrebbe vigilato sulla severa applicazione delle norme di sicurezza previste per evitare la diffusione del Coronavirus.

Di seguito pubblichiamo una testimonianza di un lavoratore TSK-AST al primo giorno di lavoro, traete le vostre conclusioni.

«Non sono serviti a nulla questi pochissimi giorni di fermata: è tutto come prima!

Questa mattina ci hanno misurato la temperatura all’entrata in fabbrica, ma siccome era freddo il termometro non funzionava. Quindi ci hanno fatto entrare uno alla volta nell’ufficio dei vigilantes, atteso un po’ per darci modo di riscaldarci per poi effettuare nuovamente la misurazione della temperatura. Per quanto riguarda le mascherine, ce ne spetta una per ogni cambio di turnazione, praticamente una ogni 4 giorni (salvo sia lacera o praticamente inutilizzabile).

Insomma stiamo alle stesse condizioni di prima

Questo deve renderci consapevoli del tempo e degli avvenimenti che stiamo vivendo, qui e ora, e imporci l’unico obbiettivo, quello di vigilare e lottare per essere alla testa dei lavoratori tutti, degli ultimi, degli sfruttati.

Per porre in essere finalmente, un cambio radicale di sistema:

Il Socialismo come unica alternativa al sistema capitalistico che ormai si sgretola sotto i nostri piedi.

Eduardo De Dominicis

1 Comment

  1. Luigi ha detto:

    Non cederemo mai alle campagne di propaganda borghese alla ricerca di capri espiatori, come il vicino che passeggia con il cane, per coprire le responsabilità di industriali senza scrupoli. La nostra condapevolezza è il miglior mezzo per tutelare la solidarietà umana minacciata da logiche miopi e prive di valore.

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