di Enrico Zanieri
Stando a fonti giornalistiche, il 17 maggio 2021 è morto Jesus Santrich membro eminente del direttivo politico della “Segunda Marquetalia”, ovvero di un nucleo di guerriglia ricostituitosi alla frontiera tra Venezuela e Colombia.
E’ ovviamente necessario fare chiarezza sulla figura di Jesus Santrich. Necessario perché la terminologia usata dalla stampa di regime nostrana è abilissima a mettere in cattiva luce la guerriglia, a stigmatizzare la violenza guerrigliera, ad associare il prefisso narco ai tentativi di sollevazione armata.
E ovviamente, la stampa di regime nostrana riduce la vita di un uomo, Jesus Santrich, al folclore dell’eterno guerrigliero, del lider incapace di adeguarsi alla vita civile prevista dagli accordi di pace, del bandito dedito a finanziare un’utopia con i soldi della cocaina.
Ecco, nella stampa di regime trovano spazio unicamente il folclore e l’approssimazione, condite da una dose abbondante di perbenismo.
E invece, è bene ricordare Jesus Santrich e il dramma della Colombia da un’altra prospettiva.
La prima, l’uomo. Finora lo abbiamo chiamato Jesus Santrich. Ma il vero nome è Sexius Pausias Hernandéz Solarte. Sexius Pausias Hernandez Solarte era uno studente di Scienze Sociali all’Università dell’Atlantico, a Barranquilla, 4 città più popolosa della Colombia nonché maggior scalo portuale del paese. Sexius aveva iniziato la militanza politica nella Juco, la Juventud Comunista, e poi nel PCC, il Partito Comunista Colombiano. Sin dal 1985 era diventato anche attivo militante della Union Patriotica, l’esperimento politico guidato dalle FARC e dal PCC che aveva avuto il merito di comporre le diversità tra le varie anime guerrigliere e comuniste che animavamo la Colombia. Prima di proseguire, merita sottolineare che l’esperimento della Union Patriotica fallì non sotto i colpi delle sconfitte elettorali, ma sotto i colpi della repressione dello stato colombiano, dei paramilitari e anche dei narcos, che sterminarono 3500 militanti politici, ivi compresi due candidati presidenti.
Tornando a Sexius Pausias Hernandez Solarte, non troverete negli articoli della stampa nostrana nulla che si riferisca a quegli anni, anni di formazione politica dove la militanza nel Partito Comunista significava essere esposti continuamente alla morte. E la morte, Sexius, la vide da vicino, nella sera del 17 novembre 1990, quando tre investigatori della DAS, il servizio di sicurezza nazionale colombiano dell’epoca, entrarono in un bar frequentato tipicamente da giovani universitari.
I tre agenti erano ubriachi e iniziarono a molestare alcuni ragazzi. Ne seguì una rissa, ne seguì una sparatoria. A senso unico, visto che gli unici armati erano gli investigatori della DAS. Rimase ucciso così Jesus Santrich, anche lui giovane militante della Juco e del Partito Comunista Colombiano.
Era amico di Sexius. L’episodio segna una tappa irreversibile nella vita di Sexius, che decide di lì a poco di entrare nella guerriglia della FARC. Il suo nome di battaglia diventa, appunto, Jesus Santrich.
La storia dell’uomo Sexius, alias Jesus Santrich, si intreccia con il dramma colombiano. L’eliminazione fisica della Union Patriotica, la fine del riferimento politico e ideologico dell’URSS e del blocco socialista, lasciano alle FARC-EP il compito immane di lottare per la giustizia popolare e per il socialismo in un mondo ormai preda dell’ideologia liberale e liberista. Gli Stati Uniti premono, le grinfie dell’aquila lasciano segni indelebili sulla pelle di tutti i colombiani, costretti a subire l’abbraccio mortale tra gli interessi geopolitici dell’Impero statunitense e le secolari oligarchie colombiane.
Rimangono le FARC-EP, attori che comunque tengono aperte porte di dialogo, di pacificazione, a patto di stabilire trasformazioni sociali e garantire una pace reale.
Ci sono i dialoghi di pace di Tlaxcala, del Caguan, fino agli accordi di Pace del 2016 che sono valsi all’allora Presidente in carica, Santos, il classico pataccone noto come Premio Nobel per la Pace.
Eppure, a ben guardare, negli accordi di pace, le richieste delle FARC-EP si discostano di poco dalle rivendicazioni degli anni ’60, che originarono la prima forma di guerriglia. Anche gli accordi del 2016 parlano di sviluppo dell’agricoltura a partire dalle comunità contadine, redistribuendo la terra.
Si sostiene che le coltivazioni di coca debbano essere sradicate manualmente, garantendo al tempo stesso risorse e salari ai contadini, senza utilizzare il napalm come fatto finora.
Si sostiene che la pace deve essere effettiva, efficace, che nessuno debba essere ucciso o minacciato per le proprie idee politiche. Si sostiene che la pace esiste laddove le differenze di classe non esistono, o almeno dove i poveri abbiano accesso a istruzione, sanità e lavoro dignitosi.
Ma tutto questo, gli accordi, per l’ennesima volta non sono stati disattesi dalla guerriglia, ma dalla realtà. Nello specifico, gli accordi del 2016, che frutteranno il Nobel di cartone al presidente Santos, furono sottoposti a referendum, dove l’ex presidente Uribe, figlio prediletto dell’Impero statunitense, sostenitore dei paramilitari, anticomunista viscerale e grande possidente terriero, finanziò una enorme campagna a favore del No. E il No di Uribe vinse, ed ha aperto la strada al governo odierno, il governo di Duque che ha finora garantito uccisioni di lider sindacali, contadini, indigeni e sta schierando la polizia contro le manifestazioni che infiammano la Colombia odierna.
Insomma, la retorica della narco guerriglia ha storia solo per i benpensanti da ZTL. In Colombia le oligarchie al potere uccidono e dove non possono uccidere creano narrazioni artefatte. L’ultima, clamorosa, la narrazione di Jesus Santrich narcoguerrigliero.
A seguito degli accordi di pace del 2016, Jesus Santrich entra in parlamento con la FARC, Fuerzas Alternativas Revolucionarias del Comun. Passano pochi mesi, e il 9 aprile 2018 viene emesso un ordine di cattura da parte dell’Interpol: capo d’accusa, narcotraffico. Richiesta, estradizione negli Stati Uniti. Prove? Zero. Ecco che il calvario di Jesus Santrich non si ferma, ma si intreccia a quello delle centinaia di colombiani uccisi. E’ la repressione politica dell’oligarchia colombiana, che si manifesta per mille strade diverse, ma il cui unico fine è mantenere e replicare il proprio potere e garantire i propri profitti. Oggi, nelle strade colombiane si stanno riversando centinaia di migliaia di manifestanti, che rivendicano e vogliono quello che rivendicava e voleva Santrich.
Ma anche questo, sulla nostrana stampa di regime, non lo leggeremo.