È possibile scaricare dal seguente link il 5° numero di La Riscossa – Bollettino del Partito Comunista, pubblicato in data odierna 23 settembre 2023, frutto dell’elaborazione della Redazione diretta da Alessandro Pascale. Il documento PDF è disponibile anche in lingua inglese: La Riscossa – Bollettino N°5 (ENG) Seguono Sommario ed Editoriale.
Giorgio Napolitano nasce a Napoli il 29 giugno 1925. Suo padre è un avvocato liberale, poeta e saggista; sua madre è Carolina Bobbio, figlia di nobili napoletani di origini piemontesi. In gioventù aderisce ai Gruppi Universitari Fascisti di Napoli, dove studia giurisprudenza. Non risulta che abbia partecipato al movimento della Resistenza partigiana, e la sua iscrizione al PCI arriva nel 1945, assieme a molti altri “pentiti” più o meno innocenti. Quando cerchiamo le cause profonde del declino comunista avvenuto nell’ultimo quarto del ‘900 non possiamo dimenticare che il “partito nuovo” di Togliatti ha aperto le porte a migliaia di borghesi come lui, pensando di “rieducarli” ideologicamente o di “usarli”. Ammessa la buona fede nell’iscrizione al PCI, i fatti ungheresi del 1956 segnano il primo dissenso e travaglio ideologico di Napolitano, che risente degli strali lanciati dai “liberali” dell’epoca. Già dal 1964 viene identificato come la “destra” interna del Partito per la sua posizione di ricerca di accordo con il PSI (“riuniamo la sinistra”). Conquista in questi anni posizioni avanzate nella gerarchia interna: dal 1963 al 1966 segretario della federazione di Napoli; dal 1966 al 1969 coordinatore dell’ufficio di segreteria e dell’ufficio politico, cioè di fatto, anche se non ufficialmente, il vicesegretario di Luigi Longo. Sono gli anni in cui partendo dai contatti di Amendola costruisce la propria “corrente” migliorista, di cui un’ampia componente è alle dipendenze della CIA. Napolitano dedica grande attenzione alla lotta culturale, mobilitando una vasta schiera di “marxisti occidentali” che iniziano già dal ’68 (il cui movimento fa da megafono) ad attaccare sistematicamente l’URSS, denunciando il permanente “stalinismo”, le “deviazioni” dottrinali, e promuovendo la necessità di trovare un accordo con la DC per costruire gli Stati Uniti d’Europa. Napolitano sostiene attivamente la politica collaborazionista del compromesso storico (1973-76) e della “solidarietà nazionale” (1976-79), oltre a quella “eurocomunista” che conduce a candidare come indipendente il federalista Altiero Spinelli. Dal 1976 al 1979 diviene responsabile della politica economica del partito, e le tesi “compatibiliste” e “conciliazioniste” spazzano via quelle “conflittualiste”. Augusto Graziani va in panchina e vince Lama: inizia l’autodistruzione della CGIL. Il marxismo viene gradualmente abbandonato in un settore decisivo, e ne paghiamo le conseguenze ancora oggi. Nel 1978 Napolitano è il primo dirigente del PCI a ricevere un visto per recarsi negli USA, dove gli lasciano tenere conferenze e importanti incontri ad Aspen, Colorado, Harvard; dieci anni dopo tornerà ufficialmente, anche grazie all’interessamento di Giulio Andreotti, realizzando un nuovo ciclo di conferenze. La svolta della Bolognina (1989-1991), che sancisce lo scioglimento di un PCI ormai socialdemocratico, segna l’apogeo del suo operato, teso almeno dal 1956 in poi a trasformare il PCI nel Partito Democratico attuale: salsa “liberal” americaneggiante e goodbye non solo Lenin ma ogni minimo riferimento al socialismo. Napolitano è stato ampiamente ricompensato dalla borghesia italiana e dalle élite internazionali, che gli hanno assegnato responsabilità maggiori in ambito istituzionale: presidenza della Camera dei Deputati in un momento decisivo di passaggio dalla “prima” alla “seconda repubblica” (1992-94), Ministro dell’Interno durante il primo governo Prodi (1996-98) e infine dal 2006 primo Presidente della Repubblica ex membro del Partito Comunista. È stato probabilmente uno dei più solerti funzionari della Trilateral Commission e del Bilderberg, lasciando passare qualsiasi legge e guerra, oltre a plasmare i governi tecnici più antipopolari.
Il totalitarismo “liberale” lo omaggia. Noi cerchiamo di imparare dalla lezione subita.
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Grazie per il link al blog che coordino.