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La sceneggiata. Sono tutte facce della stessa medaglia

Un arbitro avrebbe serie difficoltà ad assegnare la vittoria nella polemica che si è aperta tra i leader della Lega, Salvini, e il Ministro della Salute ed esponente di LEU, Speranza. Prima bordata, portata da Salvini sul Corriere della Sera del 6 settembre, a proposito dello “studio segreto” sugli effetti del Covid in Italia, che risalirebbe alle prime settimane del 2020. L’accusa di Salvini contro il governo, depurata del ridicolo sfogo anticomunista contro la Cina, si può riassumere nel fatto di aver tenuto le regioni e tutta la popolazione all’oscuro delle raccomandazioni contenute nello studio. Ma leggiamo oltre:

«… è ormai appurato che il Comitato tecnico scientifico avesse suggerito di chiudere con delle zone rosse anche i comuni della Bergamasca, tanto che da Roma inviarono l’esercito per blindare Nembro e Alzano Lombardo, ma poi Palazzo Chigi decise altrimenti, peraltro ignorando un altro suggerimento degli esperti ovvero una chiusura meno rigida in alcune aree del Paese anziché il lockdown totale.»

La risposta è arrivata ieri 7 settembre dal ministro Speranza. La secretazione

«… è stata una scelta del Cts, si trattava di un documento con ipotesi molto variegate, per non diffondere l’allarme per un verso ma anche perché il range di ipotesi al vaglio era molto ampio».

Il ministro Speranza scarica la sua responsabilità dicendo che il documento gli è stato presentato da un esponente delle regioni, in particolare della Lombardia, adombrando l’ipotesi che in realtà le regioni ne sapessero di più di lui stesso. In realtà la persona di cui si parla è un membro della commissione vincolato alla segretezza delle informazioni che non poteva far circolare nulla né nella sua regione né nelle altre. Oggi, 8 settembre, ancora il Corriere della Sera, riporta una sintesi di quel piano segreto.

Un documento di 40 pagine, tre scenari di rischio, grafici e tabelle per mettere a punto le misure contro l’epidemia da coronavirus. Eccolo il «Piano Sanitario nazionale per la risposta a un’eventuale pandemia da Covid-19», che il governo ha secretato e del quale il ministro della Salute Roberto Speranza ha continuato a smentire l’esistenza fino a due giorni fa, derubricandolo a «studio in itinere» le cui valutazioni erano «ipotetiche, aleatorie». Il Piano è stato redatto il 19 febbraio, la stesura finale è datata 22 febbraio 2020. L’obiettivo è dichiarato: «Garantire un’adeguata gestione dell’infezione in ambito territoriale e ospedaliero senza compromettere la continuità assistenziale, razionalizzando l’accesso alle cure, per garantire l’uso ottimale delle risorse. L’erogazione di cure appropriate ridurrà la morbilità e la mortalità attenuando gli effetti della pandemia». Il dossier fissava le priorità: avere scorte adeguate di mascherine, tute e guanti, ma soprattutto maggiore disponibilità dei posti in terapia intensiva. Dotazioni che nelle prime settimane non sono state sufficienti, né per il personale sanitario né per i malati.

«È attivato un Coordinamento nazionale che opera secondo un modello decisionale centrale ben definito e un mandato forte e direttivo che, nel rispetto delle singole organizzazioni regionali, definisca l’efficienza degli interventi da attuare ma soprattutto l’efficacia delle azioni pianificate».

Quindi tutto il contrario di quello che poi il governo e la stessa regione Lombardia ha fatto.

La raccomandazione degli scienziati è: rafforzare gli strumenti di prevenzione, monitorare con una rete territoriale efficiente, coordinare gli interventi.

Com’è andata? La sera del 7 marzo l’annuncio del governo sulla chiusura della Lombardia e delle altre aree. Il 9 marzo sera il lockdown sarà esteso a tutto il territorio nazionale.

Quando gli esperti sono comunque pervenuti a una raccomandazione saggia, prudente e perseguibile socialmente, che senso ha alzare il tiro e bloccare tutta l’Italia, quando nemmeno gli scienziati lo raccomandano? Non ci può essere dietro che una motivazione politica.

Il corto circuito e soprattutto il “convitato di pietra” tra Salvini, Speranza e Corriere della Sera, la figura mai nominata che c’è dietro tutto questo pasticcio è CONFINDUSTRIA Lombardia. Ma certamente nessuno di quei tre soggetti potrebbe mai trascinare sul banco degli imputati il vero responsabile di tutto ciò, e si limitano a punzecchiarsi, come fanno i servi per ingraziarsi meglio i favori del padrone.

Quale può essere la causa di questo comportamento se non il diktat di Confindustria Lombardia che non può ammettere che la sua regione soffra uno “svantaggio” rispetto a tutte le altre?

La guerra Confindustria Lombardia la fa al proletariato italiano, ai lavoratori autonomi e persino alle altre componenti della borghesia italiana. Eppure tutti zitti. I presidenti delle altre regioni che si son visti distruggere le economie delle proprie regioni parlano d’altro.

Il Partito Comunista

–           denuncia con tutta la sua forza questa congiura del silenzio;

–           riafferma la propria attenzione ai risultati che la scienza (quella vera, non quella addomesticata) offre per prevenire e superare la grave pandemia che si abbattuta sull’umanità

–           chiama tutte le forze sociali – a cominciare dagli operai e tutti quelli che vivono del proprio lavoro – che vogliono davvero superare questa crisi ad aprire gli occhi e rendersi conto che gli interessi di Confindustria vanno contro gli interessi del popolo italiano, che questi signori per il loro profitto non si fermano davanti a niente, neanche il disastro di tutto il resto dell’Italia.

Unica soluzione, il socialismo.

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