La scuola durante la Pandemia e i gravi effetti sulle giovani generazioni

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La scuola durante la Pandemia e i gravi effetti sulle giovani generazioni

di Francesco Ceccherini

La crisi sanitaria, da un anno a questa parte, sta mettendo in evidenza tutte le contraddizioni del sistema capitalista anche agli occhi delle giovani generazioni.

Durante la prima ondata di Covid nel marzo 2020, noi studenti ci siamo trovati da un giorno all’altro a seguire le lezioni davanti a uno schermo, pensavamo che fosse una soluzione temporanea, emergenziale, che sarebbe durata appunto il tempo di superare la grave crisi che da un giorno all’altro aveva stravolto le nostre vite.

Pensavamo che lo Stato si sarebbe preso cura di noi, che avrebbe fatto il massimo per restituirci il diritto all’istruzione, alla formazione e alla socialità nel più breve tempo possibile.
Invece, un anno dopo, ci troviamo nella stessa identica condizione, costretti a seguire le lezioni davanti a quello stesso schermo, ma con una differenza: se un anno fa era per noi cosa inedita, adesso siamo sfiniti.

Non siamo più abituati a stare in classe, ad andare a scuola, a interagire tra di noi. Ci hanno privato di una parte fondamentale della nostra vita: è gravissimo.

Da marzo del 2020 non è stato fatto niente per garantire un rientro a scuola in sicurezza. Non sono stati diminuiti gli alunni per classe (le classi pollaio, dovute ad anni e anni di tagli, erano un problema già prima della Pandemia), non è stato garantito l’adeguato distanziamento, non è stato fatto un piano di trasporti per evitare assembramenti sui mezzi pubblici, non sono stati sfalsati gli orari, non si è costruito un collegamento tra gli istituti scolastici e le aziende sanitarie locali in modo che esse fossero in grado di intervenire tempestivamente laddove si verificassero dei contagi, l’unica cosa che è stata fatta sono i banchi a rotelle, spesso inutili e inutilizzabili, e così si è dovuto nuovamente ricorrere alla chiusura.

Questi provvedimenti appena elencati sarebbero stati fattibili e c’era tutto il tempo necessario per metterli in atto, ma non c’è stata la volontà politica. Essi infatti avrebbero necessitato di ingenti investimenti e si sa, investire sull’istruzione e la formazione non crea profitto ed è solo una fardello sulla spesa pubblica. In un Paese degno di questo nome invece la scuola dovrebbe essere la principale delle priorità, perché è uno degli assi portanti da cui si misura il grado di civiltà di una Nazione, da lì si costruisce la società del futuro. Il fatto di aver tenuto chiuse le scuole e le università per così tanto tempo porterà danni incalcolabili di cui nei prossimi anni ci accorgeremo.

La Dad, oltre a non funzionare dal punto di vista didattico, come ormai sostenuto dalla grande maggioranza degli studenti e dei docenti, è anche un metodo classista che non assicura un reale accesso all’istruzione per tutti, in particolar modo per i figli delle classi popolari che spesso si ritrovano senza i mezzi per poter seguire le lezioni ma anche senza gli spazi necessari dove poter stare in tranquillità. Inoltre a questo si aggiunge il problema che non tutto il territorio nazionale è coperto da un’adeguata connessione, così come la maggior parte degli edifici scolastici non sono in grado di avere una connessione potente abbastanza per connettere tutti gli studenti, costringendo di fatto i docenti a ricorrere a strumenti personali per fare lezione.

L’incapacità del Governo precedente e di quello attuale di garantire il diritto all’istruzione sta inoltre facendo aumentare vertiginosamente la dispersione scolastica e sta facendo crescere i casi di disturbi psicologici tra i giovanissimi.

In questi mesi ci hanno detto che dovevamo fare dei sacrifici, delle rinunce, dare il nostro contributo per tutelare la salute collettiva. Noi lo abbiamo fatto, e continuiamo a farlo, ma lo Stato cosa ha fatto per noi? Cosa ha fatto per tutelare i giovani? Niente ovviamente, ci ha solo incolpato di essere untori. Come si pretende che i giovani siano responsabili ed attenti ai propri comportamenti (cosa che è comunque necessaria in questo momento in cui la salute pubblica dipende dai comportamenti singoli) se non si fa niente nei loro confronti? Non si fa sentire concretamente la vicinanza dello Stato nella loro vita e anzi gli si chiede solo sacrifici?

Addirittura in alcune parti del Paese si chiede senza ritegno agli studenti di lavorare gratis, cercando di far leva sul “volontariato” e il “senso civico”, invece di creare posti di lavoro e quindi incentivare l’occupazione: è il caso della Città Metropolitana di Firenze che ha deciso di sostituire gli steward anti-assembramento che aveva messo fuori dalle scuole e alle fermate degli autobus a partire dalla riapertura del mese di gennaio, perché finiti i fondi per retribuirli, con studenti “volontari” che siano maggiorenni, disposti a fare un corso con la Protezione Civile ed essere assicurati per fare gli steward fuori dalla propria scuola, il tutto gratuitamente in cambio di crediti per gli esami. Gli studenti vengono così trattati come una merce mentre invece sono una risorsa per il futuro.

Un altro fenomeno che già prima della Pandemia assumeva dimensioni preoccupanti, e adesso sta subendo un’ulteriore accelerazione, è quello dell’uso delle droghe tra le giovani generazione: questo tunnel si sta impossessando di tanti, anche tra gli adolescenti, che purtroppo non riescono più a uscirne.

Il disagio giovanile è destinato ad aumentare sempre di più, perché questo sistema non è in grado di dare risposte.
Del resto, una società che è basata solo sul profitto, non è interessata a formare gli individui dal punto di vista personale e culturale, a dargli una coscienza e degli strumenti che lo rendano in grado di emanciparsi, ma fin dall’inizio li lascia nel più totale abbandono perché devono solo essere conformi al senso comune.

Il compito dei giovani, così come di tutti i comunisti, è far capire ai propri coetanei che il disagio e l’insofferenza in cui versano è dovuto al modello di sistema vigente che non tutela i loro bisogni, aprirgli gli occhi e guidarli nel desiderio di avere una società migliore e di cambiare il loro futuro, un futuro che attualmente non riescono a vedere.

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