Ci è pervenuta la testimonianza di un lavoratore interinale (o come si dice oggi, in somministrazione) di una grande azienda del settore aeronautico di Foligno. Riteniamo utile e opportuno farla conoscere perché squarcia il velo di omertà sulla condizione di ricatto, precarietà e sfruttamento nella quale si trovano tanti operai del nostro territorio. Operai troppo spesso lasciati soli anche dai sindacati confederali. Come Partito Comunista siamo sempre disponibili a dare voce alle testimonianze dei lavoratori e cercheremo di adoperarci affinché il malcontento individuale possa trasformarsi in lotta collettiva.
“In base alla mia esperienza lavorativa vorrei denunciare la situazione in cui si trovano gli operai interinali del settore aeronautico a Foligno, da una ventina di anni a questa parte.
All’inizio gli operai, quelli senza o con minor ‘appoggio’, venivano assunti tramite una cooperativa con un contratto pari a quello di chi faceva le pulizie, quindi di fatto avevano un livello salariale e dei diritti decisamente inferiori rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato assunti direttamente dall’azienda. Inoltre la cooperativa aveva facoltà, oltre le otto ore, o durante la chiusura della fabbrica per ferie, di mandare i lavoratori a fare altri servizi in giro senza che questi potessero rifiutare. Dopo un paio di anni di questo trattamento, però, solitamente si riusciva ad essere assunti dall’azienda, salvo una delle solite crisi cicliche decennali che colpiscono il settore aeronautico (vedi terrorismo-11/9, crisi economica del 2008, pandemia, ecc). Poi la faccenda venne parzialmente regolamentata con la comparsa delle agenzie interinali, che di fatto davano un contratto perlomeno simile ai metalmeccanici fissi.
Tale contratto era però sempre a termine, e il gioco era che, a discrezione del capo dell’azienda, poteva essere rinnovato, rescisso o tramutato in assunzione vera e propria. Inutile dire che le modalità di questo passaggio sono sempre state del tutto arbitrarie, per cui ogni operaio precario è costantemente ricattabile e si trova spesso costretto a fare il lavoro sporco che il dipendente a tempo indeterminato può rifiutarsi di fare, deve sempre obbedire senza fiatare al caporeparto e al padrone, non deve scioperare, non deve reclamare, insomma deve rinunciare di fatto a quasi tutti i diritti nella speranza di potersi tenere il lavoro. Alla scadenza dei contratti rinnovabili, l’azienda in accordo con le agenzie di somministrazione, faceva generalmente una sorta di licenziamento con tanto di mini-liquidazione, dopo il quale il lavoratore veniva riassunto ricominciando da zero. Nel frattempo chi era più simpatico, chi era sempre disponibile a piegarsi agli interessi aziendali, chi era più obbediente, passava avanti a tutta la schiera di operai precari ed invisibili, che giorno dopo giorno faticavano nella speranza di poter continuare a lavorare.