In Italia si muore di lavoro sempre di più. Le morti per intossicazione dei tre operai di Milano, vittime di un incidente sul lavoro alla Lamina, azienda specializzata in acciaio e titanio, portano a quota 29 i morti per infortunio del solo 2018. Più di uno al giorno. I sindacati dei lavoratori metalmeccanici hanno proclamato uno sciopero di due ore nella giornata di venerdì.
Un evento che solo a un occhio disattento può risultare una semplice fatalità. A parlare sono i dati, che evidenziano una crescita sempre maggiore degli incidenti e dei decessi. Tra il gennaio il novembre 2017 gli infortuni mortali denunciati presso l’Inail registravano una crescita dell’1,8%, con 952 morti. Nello stesso periodo le denunce di infortunio non mortale registravano una crescita dello 0,3% rispetto all’anno precedente, per la prima volta dopo decenni di saldo negativo, con oltre 589mila denunce. Secondo l’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna, negli ultimi 10 anni i morti sul lavoro sono stati ben 13mila.
Una strage silenziosa di cui si parla molto poco, se non in prossimità di eventi eclatanti come questo, perché si tratta di un dato scomodo. Eventi come quello della Lamina sono il sintomo più evidente dell’attacco ai diritti dei lavoratori che è stato condotto in questi anni, sulla base dell’assunto che la soluzione alla crisi sarebbe stata il rilancio della “produttività” attraverso la riduzione del costo del lavoro, cioè tanto dei salari quanto delle tutele. E tra le tutele rientra la sicurezza, proprio quella che è mancata ieri, quando l’allarme antigas che avrebbe dovuto suonare segnalando la fuoriuscita di monossido di carbonio e azoto non ha funzionato.
Sulla vicenda ha commentato molto duramente Marco Rizzo del Partito Comunista: «Se muore un operaio la colpa è del padrone, non ci sono scuse. Non è solo una tragedia, è anche il sintomo di una “ripresa” in cui conta il profitto ma non la sicurezza dei lavoratori». L’azienda è indagata per omicidio e posta sotto sequestro, ma i morti restano morti, mentre i responsabili hanno finora fatto profitti sulla pelle di lavoratori che erano tutti – potenzialmente – esposti al rischio.
1 Comment
vorrei solo ricordarvi che per lavorare bastano 14 anni e da minorenni si può morire al lavoro!
per morire in guerra è necessario avere 18 anni per morire di produzione economica ne bastano 14!
i padroni sono autorizzati dallo stato a fare questi omicidi!