*di Daniele Butturini
L’atteggiamento assunto dal gruppo Volkswagen nei confronti dei lavoratori della sede veronese non può, ahinoi, sorprendere.
Gli 800 lavoratori della sede veronese si sono visti recapitare una missiva, nella quale i dirigenti della grande industria tedesca ‘sollecitano’, per non dire impongono, ai propri dipendenti un voto ‘responsabile’ e, pertanto, a favore delle formazione politiche filo-padronali e filo-capitalistiche per le imminenti elezioni europee.
Riteniamo opportuno operare una serie di considerazioni in merito.
Innanzitutto, si citi la formulazione dell’art. 48 della Costituzione che qualifica come attributo essenziale del voto il fatto che debba essere libero, pertanto sottratto ad influenze suscettibili di coartarne l’irriducibile genuinità.
È evidente che una missiva di tal fatta e di tale contenuto proveniente dai più alti dirigenti di un’industria manifatturiera di notevoli dimensioni sottoponga il lavoratore ad una limitazione del suo diritto politico di scegliere.
Affermare che “per il bene dei lavoratori è necessario votare a favore dei partiti maggiormente improntati ad una linea europeistica di politica economica” – sintetizzando nella sostanza – sottopone il lavoratore ad una indebita pressione, vista la sua posizione di evidente debolezza nei confronti di un potentissimo gruppo industriale di dimensione internazionale e multinazionale.
Crediamo che sia doveroso denunciare politicamente tutto questo, richiamando l’attenzione sul fatto che la consultazione elettorale europea, secondo i dettami delle grandi corporations, debba andare nella direzione favorevole alle politiche propugnate dai grandi gruppi finanziari e industriali, dei quali la tecno-burocrazia europea costituisce il braccio esecutivo.
Risulta, inoltre, evidente la strategia della Volkswagen che si manifesta in questa ‘sollecitazione’: costringere i Paesi periferici e mediterranei e la loro forza lavoro a votare a favore dei partiti dell’austerità, siano essi collocati a destra, al centro o a sinistra di una geografia politico-partitica sempre più indifferente alla questione di classe.
Si deve osservare come tale strategia miri a imporre ai Paesi periferici la ‘delocalizzazione’, in modo da fare loro assurgere il ruolo di anelli della catena delle subforniture, finalizzata ad incrementare il PIL dei Paesi egemoni, sui quali si innestano le politiche europee di deflazione salariale che poi vengono imposte ai lavoratori di tutta Europa.
Il voto europeo diventa così un test che il capitalismo si presta ad affrontare, per quanto articolato in componenti politiche ad esso sempre organiche:
1) da un lato, i gruppi politici tradizionali, espressivi direttamente degli interessi del grande e transnazionale capitale finanziario e industriale: la destra tecnocratica comprensiva anche dei partiti di centro-sinistra;
2) dall’altro, le formazioni c.d. ‘populistiche’, protese a proteggere la piccola e media industria nazionale contro gli egoismi dei Paesi del Nord-Europa, imprese peraltro collegate costitutivamente a quelle catene del valore sovranazionale che hanno i terminali in quegli stessi Paesi del Nord.
Si tratta delle proverbiali due facce della medesima medaglia.
Ma c’è un’alternativa. La chiamata al voto di una multinazionale come Wolkswagen dimostra chiaramente che l’UE è espressione diretta degli interessi dei grandi gruppi finanziari e industriali che vanno contro la classe lavoratrice in ogni paese. Gli operai e le operaie, coloro che producono realmente tutta la ricchezza, non hanno alcun interesse in comune con i loro sfruttatori. Pertanto, se i padroni hanno i loro partiti per cui chiamano a votare, anche gli operai hanno il proprio partito: il Partito Comunista.
L’unico modo che hanno i lavoratori per difendere i propri interessi è quello di dar battaglia anche sul campo elettorale, indebolendo i piani dell’Unione Europea, dei capitalisti, con un voto di classe e di rottura, rafforzando l’alternativa operaia e popolare nella prospettiva di un cambio della classe al potere.
Più forte è il Partito Comunista, più forte è la classe lavoratrice.
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