L’attività dei Partiti Comunisti e Operai durante la pandemia e la crisi capitalistica

“Sì, ma di lavoro cosa fai?”. La protesta dei lavoratori dello spettacolo
novembre 10, 2020
Covid. Il comando della finanza sul mondo
novembre 13, 2020

L’attività dei Partiti Comunisti e Operai durante la pandemia e la crisi capitalistica

Importante numero del bollettino di informazione dei partiti comunisti e operai del mondo con 41 contributi da parte di vari partiti di tutto il mondo

Riportiamo la traduzione del contributo del Partito Comunista (Italia)

 

L’attività dei Partiti Comunisti e Operai durante la pandemia e la crisi capitalistica, per la salvaguardia della salute e I diritti degli strati popolari, nella lotta per il cambiamento della società, per il socialismo.

 

In Italia l’emergenza sanitaria conseguente allo scoppio della pandemia Covid-19 ha messo sotto gli occhi di tutti le contraddizioni ed i limiti del capitalismo monopolistico.

Già altri eventi catastrofici, come il crollo del ponte di Genova, avevano spostato la sensibilità comune sfatando il mito della bontà delle privatizzazioni rispetto alla gestione pubblica. La crisi pandemica ha definitivamente abbattuto questo mito.

La distruzione della sanità pubblica ormai viene messa sotto accusa da più parti, anche da alcuni che fino a ieri accettavano la visione privatistica. In particolare è ormai evidente che un sistema non può basarsi solo sulla concentrazione di risorse e di capitali, che il sistema privato produce proprio per massimizzare i profitti; invece il sistema pubblico, basato su un apporto massiccio di operatori motivati e ben istruiti e diffusi su tutto il territorio nazionale, è la migliore arma non solo contro le emergenze, ma anche nella quotidiana prevenzione dei disastri.

Questa generale débâcle dell’ideologia privatistica borghese – contrapposta alla simpatia suscitata degli esempi offerti per esempio dalle Brigate Mediche Cubane e di altri paesi che hanno offerto il proprio contributo – apre grandi spazi affinché si possa riprendere la nostra battaglia ideologica da posizioni più favorevoli.

La crisi post-Covid sta agendo come una guerra senza bombe, che distrugge forze produttive, annichilisce i piccoli e favorisce le grandi concentrazioni monopolistiche.

Chi ne sta facendo le spese sono come al solito le classi subalterne. I lavoratori dipendenti si sono trovati o senza lavoro con una cassa integrazione promessa e il più delle volte in colpevole ritardo o costretti a lavorare in condizioni di grave pericolo per la loro salute. Per non parlare di tutto il vasto settore del piccolo lavoro in nero che è stato azzerato d’un colpo riducendo sul lastrico milioni di lavoratori già costretti a subire le angherie di questo sistema. Le code ai banchi di pegno ne sono testimonianza e possiamo immaginare quale sarà la presa che i profittatori di ogni specie staranno facendo sulla povera gente.

Punta estrema di tale sfruttamento si è avuta nella sanità. Strage di degenti e di lavoratori delle case di riposo, reclutamento di medici e paramedici con la promessa di una stabilizzazione che ancora non si è vista e, probabilmente non si vedrà. Gente tradita dopo esser stata mandata in trincea con la retorica degli “eroi”, mentre invece è stata trattata come moderna carne da cannone.

Molte piccole attività sono state azzerate. Turismo, artigianato, professioni, ristorazione, servizi alla persona, ecc., hanno subito un tracollo totale per mesi, con gravi conseguenze per i lavoratori, gestori e dipendenti.

Il settore agricolo nel contempo è messo davvero alle corde. L’intero tessuto della piccola produzione è letteralmente massacrato, mentre il Governo usa l’alibi della regolarizzazione voluta da Confindustria esclusivamente a favore della filiera dell’agroalimentare e del peggior caporalato. Serve una prospettiva di lavoro nel settore agricolo che si interseca coi temi ambientali e dello sfruttamento più bestiale delle fasce più deboli del mondo del lavoro, a partire dagli immigrati, verso cui continuiamo a chiedere diritti sociali (fondamentali).

A questa crisi il governo ha risposto con vergognose elemosine che forse potranno a mala pena ripagare le tasse, che peraltro vengono posticipate e non ridotte od annullate.

L’Unione Europea ha risposto con gli strumenti caratteristici dell’aggravamento del debito. Le misure prospettate – MES, corona bond, recovery fund – sono tutte all’interno del paradigma che serve ad asservire i popoli a un debito pubblico sempre più esteso che abbiamo già visto in Grecia come agisce.

In Italia il bersaglio a cui si mira è la grande mole del piccolo risparmio ancora immobilizzato in case private e piccolo risparmio su conti correnti e affini. Non certo i grandi patrimoni immobiliari che sono al riparo, ma la piccola sicurezza che nei decenni passati i lavoratori avevano accumulato grazie e dolorosi sacrifici per l’avvenire dei loro figli. Questo patrimonio è sotto assalito per ripianare il mostruoso debito pubblico che con questa crisi arriverà – tra incremento del debito e caduta del PIL – a superare il rapporto del 170 percento.

Aumentano le contraddizioni all’interno dell’Unione Europea.

I paesi del nord, chiamiamoli così per comodità, tra cui spicca il paradiso fiscale olandese, recalcitrano perché hanno un debito privato enorme e le grandi banche con esposizioni da fallimento. I paesi del sud, tra cui l’Italia, si trovano in posizione opposta, con alto debito pubblico e basso debito privato. Nel mezzo i due pesi massimi, Francia e Germania, tentano di recuperare una leadership appannata. Naturalmente ogni borghesia sta cercando di sfruttare la forza relativa per aumentare i propri vantaggi e minimizzare i pericoli. Il nord non vuole pagare il debito pubblico del sud e il sud non vuole pagare il debito privato del nord. I governi e le classi dirigenti di Francia e Germania vogliono continuare a dettare la musica.

In questa situazione si aprono grandi spazi per la battaglia ideologica e politica del Partito Comunista.

Primo ambito di intervento, come sempre è la classe operaia. Con tutte le difficoltà della fase storica, il dettato fondamentale è radicarsi nella classe, a partire dai grandi gruppi industriali. Le difficoltà oggettive sono quelle di sempre: parcellizzazione della produzione, atomizzazione dei contratti, ricattabilità sul posto di lavoro, scarsa e contraddittoria sindacalizzazione. Tuttavia il ruolo del Partito che, se da un punto di vista di principio e di proposta, risulta essere l’unico coerentemente dalla parte dei lavoratori, non riesce ancora a raccogliere un riscontro adeguato nella classe operaia, oggi ancora disorientata dal tradimento della sinistra e malevolmente infatuata da una destra a cui bisogna contendere con nettezza l’egemonia contronatura che si è venuta a creare. I comunisti nel loro posto di lavoro devono tornare ad essere il lievito della lotta di classe e devono costituire un momento aggregante della costruzione del sindacato di classe, senza pur mai sostituirsi a esso. Con organizzazione e creatività i comunisti devono fornire alle lotte operaie la prospettiva politica e la consapevolezza dei compiti storici, senza i quali le lotte inevitabilmente si ripiegano prima o poi su se stesse.

Secondo ambito, tutti i settori della società che subiscono le più forti contraddizioni. I lavoratori doppiamente sfruttati perché più deboli, come i giovani, le donne, gli immigrati, i precari. A tutti questi il Partito deve dare una prospettiva di unità di classe, la consapevolezza che, solo uniti su una base di lotta comune, si può impedire la guerra tra poveri. Deve far capire che ogni contraddizione del sistema borghese non può trovare soluzione da sola in questa società, ma deve essere incanalata e dare e prendere contemporaneamente forza dalla lotta comune per il socialismo.

Terzo ambito, le altre classi intermedie che subiscono fortemente le conseguenze della crisi e sono precipitate socialmente, economicamente e politicamente. Sono le piccole attività individuali, familiari o con pochissimi addetti. Esse pagano le conseguenze della concentrazione monopolistica perché il reddito che estraggono dalla loro attività viene dirottato in tasse e interessi bancari e, se era già in crisi prima della pandemia, adesso rischia di non poter più andare avanti. Socialmente si sentono ormai del tutto esclusi dal novero delle classi medie che si proletarizzano e ciò li potrebbe definitivamente staccare dalla coda delle classi dominanti e renderli disponibili ad allearsi al proletariato accettandone la comune direzione. Politicamente non sono più rappresentati da alcun partito.

Le sirene dei partiti parlamentari che ancora cercano di attirarli sono in perdita verticale di credibilità. A loro resta solo di “buttarsi” verso le estreme. Quindi il Partito comunista è l’unica alternativa al loro radicalizzarsi in senso marcatamente reazionario. L’occasione storica è importante: l’unità strategica tra la classe operaia, i lavoratori ed il ceto medio proletarizzato può diventare l’occasione storica di cambiamento radicale della società.

Come sempre le parole d’ordine del Partito che devono essere portate a questi settori devono essere coerenti e univoche. Devono essere parole d’ordine semplici, concrete e di rottura col sistema capitalistico.

Per esempio:

1) Le nazionalizzazioni con esproprio senza indennizzo per le grandi imprese strategiche e che delocalizzano, con affidamento delle aziende alla gestione dei lavoratori;

2) Il salario minimo per mansione, col ripristino dei diritti sindacali e il contratto unico nazionale;

3) L’abbattimento delle imposte indirette e dei balzelli sulle piccole attività e l’incremento delle tasse dirette sui profitti e sui grandi redditi;

4) Esproprio delle grandi proprietà immobiliari;

5) Grandi politiche di assunzioni stabili pubbliche per le opere davvero utili, infrastrutture, ambiente, sanità, istruzione.

Sono tutte cose che chiunque capisce, fattibili se non fosse che confliggono col profitto e coi trattati europei. Da qui la necessità della rottura della gabbia europea politica e militare (UE e Nato) che diventa chiara, concreta, si impone come necessaria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *