di Marco Barricata
La realtà lavorativa dei beni culturali è fatta anche di studenti e lavoratori.
Una realtà complessa di professioni del tutto ignorate, educatori e paleontologi e di altri in attesa da anni di decreti attuativi: archeologi e bibliotecari.
Per non parlare poi dei restauratori, dei quali spesso non viene valutata la loro grande professionalità e importanza.
Tutti dagli storici dell’arte, così come gli archivisti condividono gli stessi problemi: sono sottopagati e poco o nulla considerati.
Questo settore ha risentito molto della crisi dovuta alla mala gestione della pandemia: senza contare poi, che cinema, teatri e musei non vedono prospettive al momento.
Il Ministro che non ha fatto nulla per aiutare questi lavoratori, è Dario Franceschini, di nuovo presente nel governo Draghi, come se avesse acquisito dei meriti nella gestione Conte.
La verità è che non solo sono stati investiti pochi soldi in questo settore, ma anche male e spesso soltanto grazie a fondazioni e sponsor privati.
Ma soprattutto è chiaro che chi guida questo importante Ministero manca di una visione. Quante volte si è detto che «l’Italia potrebbe sopravvivere grazie al settore dei beni culturali»? Non è vero fino in fondo, ma certo un maggiore impatto sull’economia del Paese i beni culturali potrebbero averlo, considerando che l’Italia ha il numero di siti riconosciuti dall’UNESCO più alto rispetto agli altri paesi.
E cosa è la Cultura se non una visione del mondo?
Il Partito Comunista quindi oltre a ribadire la sua opposizione al nuovo Ministro per il pessimo lavoro svolto già nel Governo precedente, chiede per questo settore maggiori investimenti pubblici, la stabilizzazione per tutti gli operatori di settore ma soprattutto la necessità impellente di un piano di gestione che riduca il costo dei biglietti e contrasti la privatizzazione, l’ennesima, nel Nostro Paese.
Le prime timide riaperture di qualche Museo, subito presi d’assalto dagli appassionati, dimostrano che nonostante la scellerata gestione di questo settore nella pandemia, l’interesse è ancora vivo e che l’arte non è morta nonostante si stia provando da più anni e da più parti ad ammazzarla.
La visione della Cultura che esprimiamo come Partito Comunista, è che essa non può essere solo un quadro appeso in un Museo, per quanto bello ma deve essere invece necessariamente una visione che parta da fuori i luoghi di cultura e che poi accompagni le persone dentro i luoghi d’interesse senza mai dimenticare di dare dignità anche ai lavoratori di questo comparto fondamentale.
Il Partito Comunista oltre alla lotta economica e politica rivendica anche un modello di società diversa culturalmente da quella attuale.