Lavoratori delle pulizie nelle scuole: anche in Campania ci si prepara alla lotta!

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Lavoratori delle pulizie nelle scuole: anche in Campania ci si prepara alla lotta!

Da 2 anni a questa parte la vertenza degli oltre 4.000 lavoratori e lavoratrici delle ditte in appalto per la pulizia delle scuole, in lotta contro un provvedimento che li ha esclusi dall’assunzione attraverso la graduatoria sulle stabilizzazioni, in quanto non in possesso dei requisiti richiesti, sta occupando molto spazio nel dibattito interno al mondo della scuola.

Celeste Palmieri, coordinatrice campana della categoria, ci ha concesso questa intervista.

 

 

1) Ciao Celeste, parlaci un po’ della tua situazione e degli altri lavoratori della pulizia nelle scuole.

 

Salve a tutti e grazie per lo spazio che ci concedete. Per quanto mi riguarda sono una lavoratrice di un’impresa Multiservizi che si occupa di ausiliariato e pulizie nelle scuole e fino al 29 febbraio lavoravo in un istituto Comprensivo a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno.

 

2) In che condizione versa la tua categoria?

 

La nostra categoria purtroppo, dal primo di marzo, è ostaggio delle aziende, perché ci hanno sospesi dal servizio, secondo l’art. 34 del CCNL, senza alcuna retribuzione.

 

3) Spiegaci meglio la situazione…

 

Per comprendere meglio la situazione devo andare un po’ indietro: nel dicembre del 2018 è stata approvata la legge di bilancio che prevedeva l’internalizzazione di questi servizi di pulizia. Vale a dire che non ci sarebbero più state le ditte esterne come la mia, ma il MIUR, in base a una graduatoria da esso realizzata, avrebbe regolarizzato come personale ATA i lavoratori che avessero determinati requisiti (niente carichi pendenti, contratto a tempo indeterminato e almeno 10 anni di servizio, licenza media).

Dal 1° marzo sono stati assunti come Ata 11.263 persone a fronte di 16000, di queste 11.263 chi per metà a full time e chi a part time.

 

4) E com’è lo stato attuale delle cose?

 

Allo stato attuale i restanti 4.737 lavoratori e lavoratrici non sono contemplati in nessun documento: in particolare i dipendenti campani si trovano in una situazione assai diversa rispetto ai colleghi delle altre regioni, in quanto senza stipendio da mesi e in attesa di un eventuale pagamento in surroga da parte del MIUR, che deve però trovare i fondi.

Per spiegarmi meglio: l’appalto principale che era stato vinto al MIUR era della “Manital”, che però non avendo personale sufficiente numericamente per garantire i servizi ha creato un subappalto con altre cooperative, tra cui la mia.

La Manital però aveva molti debiti e la banca che gestiva i soldi che transitavano dal MIUR alle cooperative ha bloccato i fondi, lasciando quindi tutti i lavoratori campani (compresi quelli internalizzati il 1° marzo) senza stipendio dal mese di maggio 2019.

Inizialmente tramite la lotta dei lavoratori e l’appoggio dei sindacati che, al principio, hanno appoggiato tutti i diretti interessati, si è ottenuto il pagamento diretto da parte del ministero ai lavoratori, bypassando le cooperative.

Purtroppo però le somme erogate, che hanno dovuto coprire tutti i lavoratori campani (compresi coloro che da marzo sono diventati statali), non sono state sufficienti per garantire gli stipendi fino al 29 febbraio. Le ultime mensilità corrisposte sono quelle di novembre: non sappiamo se e quando percepiremo la restante parte dei soldi che per diritto ci spetta e non si sa a chi fare riferimento a livello aziendale perché gli ex responsabili sono stati tutti internalizzati e contatti diretti con le ditte purtroppo non ci sono.

Ad oggi, per i 4000 esclusi, si sa che ci sarà un secondo bando per l’internalizzazione che richiederà come requisito minimo 5 anni di servizio a tempo indeterminato, nessun carico pendente e licenza media, non tenendo in considerazione chi il requisito dei 5 anni di servizio non lo ha, e senza offrire soluzioni per chi non rientrerà nemmeno nel secondo bando, né da parte dei sindacati (latitanti a dir poco), né tantomeno dall’attuale governo.

 

5) Riguardo i carichi pendenti, come sarà la situazione di chi, per esempio, può aver avuto problemi con la giustizia ma che cerca di reintegrarsi nella società?

 

La situazione di alcuni colleghi che hanno la fedina penale “sporca” è tragica e sinceramente ingiusta: non si tratta di giustificare l’aver commesso un reato, ma penso anche che bisogna dare la possibilità di reintegrare coloro che hanno scontato la pena, facendoli lavorare in modo che possano più essere messi in condizione di non sbagliare di nuovo.

Questo modo di fare non permette il reintegro delle persone, ma piuttosto la loro eterna condanna sociale. Non stiamo parlando di evasori, assassini, terroristi o altro, ma di chi si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e che non può essere messo allo stesso livello di chi è veramente un criminale da isolare dalla società.

 

6) Cosa chiedete alle istituzioni?

 

Come lavoratori esclusi da entrambi i bandi, qualora i requisiti rimangano questi, chiediamo a questo governo di mantener fede all’articolo 4 della Costituzione: chiediamo di poter continuare a lavorare dignitosamente così come abbiamo fatto fino al 29 febbraio; chiediamo di poter essere messi al pari di chi è rientrato nel bando precedente, poiché le mansioni svolte da loro sono state le stesse che in egual modo abbiamo svolto anche noi; chiediamo un lavoro che ci è stato tolto, perché la mia sospensione, come quella degli altri colleghi e colleghe, è dovuta a questo Governo, che non si assume le proprie responsabilità e “gioca” con le nostre vite come fossimo burattini.

E’ necessario garantire a TUTTI gli esclusi un lavoro statale così come è stato riconosciuto alle altre 11.263 persone, in quanto fino al 29 febbraio, tutti i 16.000 lavoratori erano presenti all’interno di istituti pubblici a garantire il servizio, e per questa ragione siamo pronti a lottare!

 

Grazie per averci concesso l’intervista Celeste, il Partito è e sarà sempre al fianco dei lavoratori.

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