Lettera di Marco Piana (ANPI Sassari): “Le parole di Salvini offendono la Storia nazionale”

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Lettera di Marco Piana (ANPI Sassari): “Le parole di Salvini offendono la Storia nazionale”

Riceviamo e pubblichiamo

Dalla bocca costituzionalmente ed istituzionalmente eretica di un improvvido Ministro dell’Interno sono uscite, in questi giorni, parole gravi che offendono ed insultano la Storia nazionale. Sta difatti che, in maniera indecorosamente ed artatamente propagandistica, a quasi due settimane dalla ricorrenza del 25 Aprile, il Ministro Salvini confeziona un irrispettoso pensiero riducendo l’antifascismo militante e la lotta partigiana ad una baruffa da strada del tutto simile alle battaglie de “I ragazzi della via Pál” di Molnár, i quali lottano per la conquista di uno spazio libero per i loro giochi. Asserisce difatti che per quella data lui sarà impegnato in cose ben più serie e non a dar retta “ai bisticci fra fascisti e comunisti”, passando così, a piè pari, sulla Storia d’Italia che porta ben impressa sulle sue pagine una sola verità: i fascisti ci hanno tolto la libertà e i comunisti, assieme ad altre formazioni unitarie, ce l’hanno restituita. E in tale, abbondante misura, da permettere ad un tale personaggio di poter dire mostruosità storiche di tal portata. La frase che cito è difatti un’ulteriore, degradante perla nel contesto culturale di odio e di insulti alla Carta del nostro civile convivere, e detti comportamenti stanno sdoganando, a catena, forze cui la Costituzione e le Leggi Scelba e Mancino vietano dignità di presenza nel panorama politico nazionale.

Invece, da un po’ di tempo, per la calcolata indifferenza di questo Ministro, Casa Pound e Forza Nuova sembrano essere diventate, durante le esibizioni della “ruspa” salviniana, ed in occasione dell’assegnazione di alloggi a famiglie di etnia Rom, una sorta di Ku Klux Klan Made in Italy. Di pari passo, sollecitate da un vocabolario dell’odio che attinge al glossario del ventennio nero, assistiamo al reiterato uso, da parte del Ministro, di non incidentali espressioni tipo “me ne frego”, “molti nemici, molto onore”. Ancora: l’uso del sostantivo “buonismo” che sembra il surrogato del fascista “pietismo”, di cui venivano incolpati coloro che negli anni ’40 dissentivano dalla persecuzione a cui erano sottoposti gli Ebrei e, ultima medaglia, il compiacersi dell’appellativo Capitano che, perlomeno al sottoscritto, sembra l’omologo in sedicesimo del più tonitruante Duce! Manca solo che aggiunga -senza con questo preconizzare funesti esiti-, stando nell’aula di Montecitorio… “avrei potuto fare di quest’aula un bivacco di manipoli”.

Tutto ciò non stupisce, data l’arrogante postura dell’incedere propagandistico di tale esponente delle Istituzioni; però desta preoccupazione, vista la non ancora pervenuta dichiarazione di antifascismo dei Pentastellati e la sorda indifferenza di altre istituzioni. Allarma, soprattutto, perché neppure dagli organi più alti della Repubblica sono pervenute misure di adeguata prevenzione, ovvero reazioni che costituiscano un argine costituzionale a tale mal-educato uso della parola e del pensiero. Mi chiedo perché Mattarella non sia intervenuto per rintuzzare le smanie e le deliranti compulsioni di questo personaggio. In questo caso non si tratta di esercitare l’usuale moral suasion quanto, piuttosto, di imporre una “constitutional suasion”. In questo senso, difatti, sarebbe stato sufficiente risolvere il caso con un ammonimento ricorrendo all’ormai strapazzato art. 56 della Costituzione. E’ alquanto ovvio, infatti, che non si può permettere ad un Ministro della Repubblica di utilizzare le proprie libertà costituzionali per offendere quella stessa Carta che, nei limiti consentiti, gli accorda.

Chiudo questa mia riflessione augurando un partecipato e più che necessario 25 Aprile, soprattutto in questo momento, così critico per la Repubblica. Ad incoraggiamento siano utili le parole pronunciate dalla senatrice Liliana Segre, per la quale la memoria del passato “diventa paradigma per il riconoscimento dei segnali di devianza nella realtà attuale”, mentre il non desueto Marx asseriva che “la Storia che si svolge come tragedia, a volte si ripresenta come farsa”.

Onore alla Resistenza, onore ai Partigiani, onore alla nostra Costituzione repubblicana!

Marco Piana, ANPI Sassari

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