L’EVOLUZIONE DEL SOCIALISMO DALL’UTOPIA ALLA SCIENZA

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L’EVOLUZIONE DEL SOCIALISMO DALL’UTOPIA ALLA SCIENZA

Quinta giornata della Settimana Engels

Pubblichiamo un contributo di Marco Barricata

 

ENGELS – L’EVOLUZIONE DEL SOCIALISMO DALL’UTOPIA ALLA SCIENZA

Questo opuscolo è una parte dell’opera di Engels, pubblicata nel 1878, della quale Lenin disse «In essa sono analizzati i problemi più importanti nel campo della filosofia, delle scienze naturali e delle scienze sociali».

Il Prof Dühring docente dell’università di Berlino, “convertito” al socialismo improvvisamente, pubblicò un trattato dove si occupava di molti temi e dove attaccava Marx. Engels allora gli rispose con «La scienza sovvertita del Signor Eugenio Dühring», nota in Italia col nome «Anti-Dühring», un’opera dove ricostruiva la storia del materialismo storico e della dialettica a partire dal filosofo Democrito e dalla sua teoria degli atomi (Tesi di laurea del giovane Marx). Quella dialettica che dopo secoli di dimenticanza era riapparsa in Germania e che, insieme agli avvenimenti economici in Inghilterra e a quelli politici in Francia, veniva posta da Engels a fondamento del socialismo scientifico.

Gli avvenimenti inglesi e francesi vennero così posti sotto la critica della dialettica tedesca e solo allora produssero un effetto reale (dal Manifesto Comunista, il Socialismo tedesco o il vero Socialismo).

L’opuscolo è una «difesa del materialismo storico» la cui culla moderna Engels individua in Bacone e l’Inghilterra.

Ma esso è anche una rassegna storico-critica di tutti quei filosofi che ebbero a che fare col materialismo: Hobbes, Locke…fino ad arrivare ai materialisti francesi.

COSA È IL MATERIALISMO STORICO PER ENGELS?

«Esso è una concezione dello sviluppo storico che cerca le cause prime e pone la forza decisiva di tutti gli avvenimenti storici nello sviluppo economico della società, nella trasformazione dei modi di produzione, nella divisione della società in classi che ne deriva e nella lotta di queste fra loro».

A partire dal Medioevo poi Engels, compie uno studio scientifico delle classi sociali e afferma che la scienza era stata sempre al servizio delle classi dominanti, la Chiesa prima, la Borghesia poi.

Nonostante la Rivoluzione Francese segnasse il trionfo politico/economico della Borghesia, il materialismo era il suo credo e si sparse per l’Europa proprio grazie ai francesi e alla Enciclopedia.

Ma poi arrivò la Rivoluzione industriale che creò una nuova classe, il proletariato.

Il Socialismo moderno mosse dunque dalla Francia di fine ‘700: quel Paese era il regno della Ragione se pur idealizzato e borghese.

Ma fin dalla sua origine la Borghesia era prigioniera delle sue contraddizioni, i capitalisti non potevano esistere senza gli operai salariati.

Grazie al Socialismo la rivendicazione generica di uguaglianza non si limitò solo ai diritti politici ma verso l’abolizione dei privilegi e delle differenze di classe: era però ancora questo un Socialismo ascetico, spartano e utopico. Alla immaturità della produzione capitalistica e dei rapporti di classe, corrispondevano teorie immature (Owen, Fourier, Saint-Simon…).

Frattanto, accanto e dopo la filosofia francese, era sorta la filosofia tedesca moderna che in Hegel, trovava il suo coronamento. Il filosofo tedesco ebbe il merito di ridare onore alla Dialettica: con lui per la prima volta tutta la natura e la storia, venivano concepite ed esposte come un processo, in eterno movimento, come un mutamento evolutivo. La Dialettica hegeliana appunto cercò l’intima connessione di questo sviluppo.

Ma Hegel ebbe anche un grande limite. Era un idealista e pertanto tutta la realtà era per lui un riflesso di un’idea astratta preesistente: insomma una grande contraddizione nella quale Engels e Marx si inserirono sapientemente.

Era dunque giunto il tempo di scacciare l’Idealismo e creare una nuova concezione materialistica della storia che spiegasse la coscienza degli uomini partendo dal loro essere; d’altro canto il Capitalismo e le lotte operaie e contadine erano giunte a un alto grado di maturità e conflittualità.

Compito del Socialismo scientifico era dunque quello di analizzare nella situazione economica concreta le contraddizioni e scovare la soluzione del conflitto.

Le cause ultime di tutti i mutamenti sociali e di tutti i rivolgimenti politici erano dunque da ricondursi ai mutamenti del modo di produzione esistente, creato dalla Borghesia.

Quanto però questa derivazione dovesse esser fatta tenendo conto di tutte le infinite mediazioni concrete, ce lo rivela una citazione dell’ultimo Engels (Lettera a J. Bloch, 21 settembre 1890) che combatteva strenuamente, per quanto gli era possibile, contro le distorsioni causate da un nuovo determinismo che si stava impossessando del partito socialdemocratico. Un determinismo che metteva in ombra il movimento reale della lotta di classe, il momento soggettivo, per far assurgere come preponderante una pretesa “necessità” storica che alla fine giustificava il rifugiarsi nel parlamentarismo.

«… secondo la concezione materialistica della storia la produzione e riproduzione della vita reale è nella storia il momento in ultima istanza determinante. Di più né io né Marx abbiamo mai affermato. Se ora qualcuno distorce quell’affermazione in modo che il momento economico risulti essere l’unico determinante, trasforma quel principio in una frase fatta insignificante, astratta e assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della sovrastruttura – le forme politiche della lotta di classe e i risultati di questa – costituzioni stabilite dalla classe vittoriosa dopo una battaglia vinta, ecc. – le forme giuridiche, anzi persino i riflessi di tutte queste lotte reali nel cervello di coloro che vi prendono parte, le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le visioni religiose ed il loro successivo sviluppo in sistemi dogmatici, esercitano altresì la loro influenza sul decorso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano in modo preponderante la forma. È un’azione reciproca di tutti questi momenti, in cui alla fine il movimento economico si impone come fattore necessario attraverso un’enorme quantità di fatti casuali (cioè di cose e di eventi il cui interno nesso è così vago e così poco dimostrabile che noi possiamo fare come se non ci fosse e trascurarlo). In caso contrario, applicare la teoria a un qualsiasi periodo storico sarebbe certo più facile che risolvere una semplice equazione di primo grado.»

L’ultima parte dell’opuscolo di Engels riprende i temi cari al Capitale; la risoluzione delle contraddizioni sociali della borghesia, la conquista del potere politico da parte del proletariato, la trasformazione dei mezzi di produzione in proprietà sociale, la produzione secondo un piano ora sì organizzato e preciso, la fine dell’autorità politica dello Stato, gli operai ora padroni finalmente della loro vita sociale, di se stessi e dunque liberi.

Ma questo è già il Comunismo, ed è storia viva e attiva.

 

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