L’importanza della lotta ideologica

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L’importanza della lotta ideologica

In occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Engels, avvenuta il 28 novembre 1820, La Riscossa lancia la “Settimana Engels”, con contributi che celebrano il grande Maestro del proletariato e cofondatore del marxismo.

Inauguriamo la Settimana con la Prefazione che il segretario generale del Partito Comunista, compagno Marco Rizzo, ha fatto per il nuovo testo, ENGELS 200 anni – LENIN 150 anni (Appunti per lo studio del materialismo dialettico). Questo testo è un contributo alla formazione del Partito e fa seguito a quello stampato due anni fa, Marx200.

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L’importanza della lotta nel campo filosofico per i comunisti è testimoniata dalle opere che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno scritto. Quelle opere attestano quanta parte del loro prezioso tempo questi Maestri del proletariato vi hanno dedicato. Ricordiamo a questo proposito anche gli scritti di Gramsci e di Mao.

Quel tempo prezioso era “sottratto” alla loro opera di direzione politica nei momenti storici più cruciali, oppure in realtà quel lavoro non costituiva proprio lo strumento indispensabile per l’elaborazione teorico-ideologica senza la quale la direzione politica non si può esercitare?

«Senza teoria rivoluzionaria, non esiste movimento rivoluzionario»,

diceva Lenin nel suo Che fare?

E nello stesso testo ricordava:

«Secondo Engels, esistono non due forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) – come si pensa abitualmente fra noi – ma tre, ponendosi accanto a queste anche la lotta teorica.»

«Senza il precedente della filosofia tedesca e precisamente della filosofia di Hegel, il socialismo scientifico tedesco – l’unico socialismo scientifico che sia mai esistito – non sarebbe mai nato. Se tra gli operai non ci fosse stato questo senso teorico, il socialismo scientifico non si sarebbe mai cambiato in sangue e carne in così grande misura come è effettivamente accaduto.»

(Citazione di Engels nel Che fare? di Lenin).

Quindi possiamo avvertire in questi due Maestri non solo l’estrema urgenza di ingaggiare la lotta teorica contro la borghesia come parte integrante della lotta ideologica, ma – cosa indispensabile – farla tramutare in “sangue e carne” della lotta quotidiana della classe operaia.

 

Oggi siamo in presenza di una situazione di debolezza da parte del movimento comunista in Italia e nel mondo. Occorre sapersi orientare nella strategia per la costruzione del Partito Comunista.

I rivolgimenti internazionali sono repentini e si susseguono con sempre maggiore velocità e irruenza. Occorre essere in grado di articolare strategie adatte ed efficaci e non credere che la realtà non si muove.

Diceva Stalin:

«I dogmatici e i talmudisti considerano il marxismo, le singole conclusioni e formule del marxismo, come una collezione di dogmi i quali non cambiano “mai”, nonostante i cambiamenti nelle condizioni di sviluppo della società. Essi pensano che, se avranno imparato a memoria queste conclusioni e formule e cominceranno a citarle per diritto e per traverso, saranno capaci di risolvere qualsiasi problema, calcolando che le conclusioni e le formule imparate a memoria si adattino a tutte le epoche e a tutti i Paesi, a tutti i casi della vita. Ma in questo modo possono pensare solo coloro che vedono la lettera, ma non vedono la sostanza del marxismo, che imparano meccanicamente i testi delle conclusioni e delle formule del marxismo, ma non ne comprendono il contenuto.» (Stalin, Risposta Al compagno Kholopov, in Il marxismo e la linguistica).

Ora, tra la capacità di “adattare” il marxismo – ossia renderlo utile, vivo, concreto – e l’opportunismo vi è un abisso.

L’opportunismo evita o addirittura nega il problema, rimandandone la risoluzione alle calende greche; il marxista affronta il problema nella sua concretezza, capisce le contraddizioni che si sviluppano dentro di esso, lo smonta e lo rimonta, vede le sue relazioni con tutto il resto e non come un fatto isolato, al fine di risolverlo e non dare vane testate al muro o evitare il muro.

Lo studio della dialettica, l’acquisizione di una mentalità dialettica ci dà gli strumenti per questo obiettivo. Dialettica che non può che essere materialistica, ossia che parte dalla e torna nella realtà oggettiva che sta fuori di noi.

Lo scopo di questo studio, ricordiamolo, è solo uno. Come dice Marx:

«I filosofi hanno finora solo interpretato diversamente il mondo; ora ma si tratta di trasformarlo.» (Marx, XI Tesi su Feuerbach).

Questa lotta i militanti del Partito comunista l’affrontano come gruppo coeso – ideologicamente, politicamente e organizzativamente. La coesione non è una coercizione, ma il punto di arrivo dello studio collettivo, della lotta di classe che essi dirigono, della disciplina che essi si danno consapevolmente.

 

Questo contributo alla formazione, che il compagno Alberto Lombardo offre al Partito – cogliendo l’occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Engels e del centocinquantesimo della nascita di Lenin – fa seguito all’altro, Marx 200.

 

Invitiamo quindi tutti i compagni ad approfondire la dialettica materialistica. Non ci nascondiamo che gli argomenti coinvolti siano complessi, talvolta ostici. Ma la lotta di classe, il socialismo, come ci hanno insegnato i nostri Maestri sono scienza. E quindi vanno affrontati con tutto il rigore che la scienza ci impone.

 

ALLO STUDIO, AL LAVORO, ALLA LOTTA

 

Marco Rizzo

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