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Oggi, 12 gennaio, il quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 ore, a pag. 6 ci dà due importanti notizie.Nella prima ci informa che, secondo i dati ISTAT, a novembre la produzione industriale diminuisce dell’1,5% rispetto a ottobre e del 3,1% in termini tendenziali. Un tracollo annunciato. Altro che rimbalzo dopo la pandemia! Le sanzioni contro la Russia sono proprio efficaci… contro di noi.
La seconda riguarda i dati sull’occupazione che sarebbero in aumento, nonostante la débâcle succitata, e che vengono invece sbandierati dal Governo come un successo della sua politica antipopolare. Vediamo da vicino.
A parte il maldestro tentativo dell’articolo di attribuire al calo demografico l’incremento dell’occupazione, cosa che non può essere perché caso mai potrebbe essere causa di diminuzione della disoccupazione e non di aumento dell’occupazione, si ha innanzitutto una marcata trasformazione dei contratti a termine in quelli a tempo indeterminato. Ovviamente questa cosa non fa aumentare l’occupazione e non dà neanche ai lavoratori maggiori diritti o certezze, in quanto ormai le differenze tra le due tipologie sono scomparse.
In realtà si legge: «Ma la crescita occupazionale si concentra anche sulle fasce d’età più elevate, soprattutto sugli over 50. Qui incidono ancora gli effetti della riforma Fornero che portano a prolungare la permanenza nel mercato del lavoro di persone che anni fa sarebbero andate in pensione prima, accrescendo quindi lo stock complessivo degli occupati».
Quindi l’incremento dell’occupazione è dovuta alla sciagurata negazione del diritto di andare in pensione in un’età accettabile. Fine pena, mai!
Anche sul lato degli effetti della revoca del Reddito di cittadinanza, che avrebbe portato gli ex percettori a trovare un lavoro, vi sono forti dubbi.
«Infatti, i nuovi occupati degli ultimi trimestri si concentrano su chi ha un titolo di studio medio alto, dall’altro proprio il calo dei disoccupati e il contestuale aumento degli inattivi di novembre potrebbe suggerire che queste persone non sono riuscite a trovare un lavoro.»
Quindi calo di disoccupati si ha perché aumentano gli inattivi, ossia quelli che il lavoro neanche lo cercano più. Aumenta invece l’occupazione delle fasce alte, in seguito alla tendenza alla concentrazione capitalistica e relativa specializzazione. Quindi il tanto decantato boom degli operai specializzati che – a detta di Confindustria – sarebbero introvabili in Italia, non c’è.
«Povera Italia».
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