La terra continua a tremare in Italia. Alle 7.41 di questa mattina una nuova forte scossa, questa volta di grado 6.5 della scala Richter ha colpito il centro Italia, con epicentro nella zona compresa tra Norcia e Preci. Dal 24 agosto si susseguono scosse sismiche ai confini tra Lazio, Umbria e Marche, prima ad Amatrice e nei paesi circostanti, poi le due del 27 ottobre tra Ussita e Visso (Macerata) ed infine la forte scossa di oggi. Tutte seguite da una sciame di repliche, solo nelle ultime ore oltre 100, di cui una decina sopra il 4 grado. Danni ingenti si registrano alle abitazioni, e al patrimonio artistico, messi a dura prova dal continuo sciame. Diverse chiese sono dichiarate inagibili a Norcia. Crollata anche la Basilica di San Benedetto. Migliaia di persone sono sfollate, e l’elenco continua ad aumentare. Le scosse sono state avvertite distintamente in molti centri italiani, con particolare forza a Roma, dove sono in corso controlli e accertamenti alle principali infrastrutture, sono state chiuse per precauzione diverse chiese ed edifici dove si sono registrati piccoli crolli e aperture di lesioni.
La consequenzialità degli eventi fortunatamente ha impedito che nei terremoti dell’ultima settimana si registrassero vittime. «Se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante – ha dichiarato il Cnr – dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0» Inoltre la popolazione già duramente provata dallo sciame sismico, è stata per lo più evacuata verso la costa, o messa in abitazioni e luoghi sicuri. Il bilancio dell’ultimo terremoto parla di pochi feriti, per lo più lievi, ma l’esito sarebbe potuto essere assolutamente disastroso.
Il capo della protezione civile Curcio ha sottolineato che si tratta del più grave terremoto che ha colpito l’Italia dall’Irpinia (1980), terremoto che allora fece quasi tremila morti con una magnitudo equivalente a quella registrata nell’evento sismico odierno. Superiore anche a quello dell’Aquila, e agli altri terremoti degli ultimi anni registrati nella penisola. A preoccupare gli esperti la superficialità dei terremoti, tutti entro i 10km dalla superficie, e la sequenza che non sembra cessare. Se da una parte questa sequenza potrebbe aver impedito singoli fenomeni sismici di maggiore intensità, dall’altra la preoccupazione è nel rapporto tra le diverse faglie messe in moto dalla lungo susseguirsi di scosse di questi mesi.
Gli esperti dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia avevano iniziato nei giorni scorsi a prevedere nuovi eventi sismici, dei quali come noto non si può conoscere con certezza intensità e momento. Quest’azione, che ha determinato le comunità locali ad evacuare massicciamente le zone colpite, portando la popolazione lontana dalle zone rosse e dalle abitazioni già lesionate, è stata essenziale per salvare centinaia di vite. Solo ieri la relazione effettuata dalla Commissione Grandi Rischi aveva parlato di «tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità di agosto che non avevano registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e con il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo, compresa fra 6 e 7 punti». Per i geologici: «la sismicità del 26 ottobre ha attivato uno dei segmenti individuati dalla Commissione, a nord dell’evento di agosto, mentre gli altri due segmenti non si sono mossi. In considerazione della contiguità con la sismicità in corso, questi due segmenti rappresentano possibili sorgenti di futuri terremoti nella regione già colpita dagli eventi degli ultimi anni. Non si può inoltre escludere la prosecuzione della sismicità a Nord del sistema del Vettore-Bove. Ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza in corso sia in esaurimento». Gli eventi di oggi hanno confermato queste indicazioni.
Secondo il CNR quello che sta avvenendo in Italia riguarda «di processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti». Il meccanismo in atto è stato spiegato dall’istituto di ricerche in questo modo: «Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta» Al momento attuale le nostre conoscenze scientifiche non consentono di determinare quanta sia l’energia che viene liberata e dunque quando finirà questa sequenza pertanto secondo gli esperti «non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi». Quello che si può dire con certezza è che siamo in presenza di qualcosa di diverso dai terremoti “classici” con una grande scossa iniziale e poi repliche di assestamento che vanno a scemare, e che questo tipo di eventi sismici, già analizzato in altre parti del mondo, può essere prolungato nel tempo.