Una doppia figuraccia per Grillo e il Movimento Cinque Stelle. Prima la richiesta di adesione all’ALDE il gruppo dei liberali europei. Poi il rifiuto da parte dell’ALDE all’apparentamento. In poche parole come perdere la faccia in una sola mossa. Oggi i grillini siedono nel gruppo euroscettico guidato dal leader inglese Farange. La scelta è stata spesso criticata da una parte del movimento per la connotazione di destra di questo gruppo. Gruppo che oggi rischia di rimanere orfano con la Brexit di una delle forze principali.
La mossa, di cui sembra ci sia lo zampino della Casaleggio Associati e di Grillo, era quella di traslocare il movimento nel terzo gruppo europeo, fornendo così la possibilità al suo candidato presidente dell’europarlamento, il belga Guy Verhofstadt, di poter avere qualche speranza in più di soffiare lo scranno a socialdemocratici o popolari. Una mossa che sa del peggior politicismo della prima repubblica. Per di più la questione degli interessi della Casaleggio Associati getta un’ombra ancora più pesante sulla questione.
L’ALDE è insieme con i socialisti e i popolari, il perno del sistema parlamentare europeo. L’insieme di questi tre gruppi vota circa l’80% delle direttive europee che si trasformano nelle leggi antipopolari che subiamo. L’ALDE ha votato la Bolkenstein, è schierato con le sanzioni alla Russia e le politiche più filo-Nato del Parlamento Europeo. In Italia ha sostenuto la presidenza di Mario Monti (Scelta Civica è affiliata proprio a questo gruppo). E’ a favore dell’estensione del mercato unitario, del TTIP e dei trattati gemelli che sono in discussione nelle stanze di Bruxelles. L’ALDE sposa la politica di liberalizzazione nell’economia. Sostiene la privatizzazione dei servizi sociali, sanità, scuola, università, promuove una visione federalista dell’Unione Europea. Quanto di più europeista e legato alla visione liberale dominante, della UE. Tutto quello contro cui a parole il Movimento Cinque Stelle si batte.
Grillo ha motivato il tutto con la necessità di contare di più e diventare determinanti nelle stanze europee. Un ragionamento tanto opportunista nella forma quanto irrealistico nella sostanza, dal momento che le funzioni del Parlamento Europeo non sono tali da rendere i cinque stelle determinanti per nulla. La UE non è una repubblica parlamentare come la nostra, e in ogni caso il blocco di potere composto da PPE-S&D-ALDE che insieme contano 353 deputati su 766 e che di volta in volta godono dell’appoggio delle altre forze politiche (dalla Sinistra Europea, passando per Verdi, Conservatori ecc…) su specifiche risoluzioni, non hanno alcun bisogno dei 17 grillini per risultare determinanti!
Ancora più emblematico è che una così importante decisione, che rappresenta una inversione completa nella politica di alleanze europee sia stata realizzata senza alcun previo parere degli stessi deputati europei, che sono stati colti alla sprovvista dalla decisione. A riparare tutto la democrazia virtuale del Movimento Cinque Stelle, con un voto online degli iscritti certificati che ha sposato a larghissima maggioranza la svolta del vertice grillino. Un fatto che fa davvero riflettere sulla reale consistenza della base grillina, priva di qualsiasi reale visione strategica e ideale. Memorabili i commenti di alcuni deputati. «Un giorno è sufficiente per documentarsi su quel gruppo e scegliere come votare». Questo il commento di una deputata intervistata nell’edizione serale del Tg1. Ma l’imbarazzo è tanto.
A trarne vantaggio Salvini e la Meloni, che ovviamente hanno potuto cavalcare queste contraddizioni nei cinque stelle a reti unificate. Duro il commento del segretario del Partito Comunista Marco Rizzo «Da anni dico che la politica classica asservita al potere e l’antipolitica sono due facce della stessa medaglia, ovvero del capitalismo. Anche nel passato, come ho avuto modo di analizzare e ricostruire, i gruppi di potere organizzavano il consenso, e oggi indirizzano il dissenso ovvero aiutano forze che non hanno voglia o capacità di cambiare davvero, ma servono a convogliare la protesta in praterie dove non succede praticamente nulla. Qui si chiama M5S, in Francia Le Pen, in Grecia Syriza o in Spagna Podemos, ci sono versioni di vario genere. E questa tendenza arriva anche in America con Trump».
Ma come se non bastasse la figuraccia va avanti. Dopo il sì della base grillina dalla riunione dei partiti affiliati all’ALDE è venuto un secco no alla proposta. Uno doppio stop tanto al progetto di Grillo, quanto al tentativo goffo di Verhofstadt di aspirare alla poltrona di presidente. I deputati dell’ALDE hanno motivato il no, con le differenze ideologiche che esistono con i grillini, rivendicando la loro visione della UE.
La risposta di Grillo non si è fatta attendere e come avviene in questi casi la visione è complottistica: i poteri forti ci temono e hanno bloccato il nostro ingresso. Ingresso nel partito dei poteri forti, verrebbe da aggiungere. L’ennesimo voltafaccia grillino dimostra la voglia disperata di Grillo di accreditarsi agli occhi dei poteri forti. I Cinque Stelle vogliono giocare la partita del governo nazionale e sanno che devono rassicurare i settori che contano. Così da Bruxelles, agli USA, passando per Israele, Confindustria, banche e imprese, costruiscono il loro futuro. E dimostrano sempre di più il loro vero volto di forza di stabilizzazione di questo sistema.
Il tutto mescolato alla contraddizione di fondo di una società privata, con i suoi interessi, che gestisce un partito. In cosa sono diversi i Cinque Stelle dai partiti dominanti? In nulla, salvo la goffaggine.