Per il 26° anno consecutivo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha votato a maggioranza schiacciante a favore della risoluzione presentata da Cuba nella giornata di ieri contro il criminale, genocida e illegale blocco economico, commerciale e finanziario impostogli dagli USA. Anche quest’anno, 191 paesi su 193 hanno appoggiato la risoluzione con i voti contrari solamente di USA e Israele, ripristinando la loro posizione che avevano assunto negli anni precedenti. Lo scorso anno infatti, con l’amministrazione Obama, gli USA scelsero di astenersi dal voto provando un diverso approccio tattico nei confronti di Cuba che naturalmente non mutava l’obiettivo base dell’imperialismo americano di abbattere le significative conquiste ottenute dal popolo lavoratore cubano con il socialismo.
Quest’anno, con l’amministrazione Trump, che fin dai suoi primi giorni ha dimostrato il rafforzamento dell’approccio aggressivo statunitense contro Cuba è tornato alle origini segnando un nuovo cambio tattico nella strategia imperialista con un discorso «cinico, superbo, isterico e irrispettoso, perché – come nelle precedenti occasioni – è stato orfano di argomenti, è stato immorale e falso», come dichiarato dal Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla. Nel suo discorso, Parrilla, ha menzionato che il blocco ha causato rilevanti danni al paese caraibico quantificabile a oltre 1,5 triliardi di dollari in una serie di settori, dalla ricerca alla tecnologia, dalla medicina all’istruzione. Solo da aprile 2016 a aprile 2017, la cifra ammonta a 4.305 milioni di dollari.
Il multiforme blocco ha avuto inizio dopo la vittoria della Rivoluzione cubana nel 1959 ed è entrato in pieno vigore nel febbraio 1962, con il governo di J.F. Kennedy, che nel corso degli anni si è rafforzato imponendo sanzioni anche a paesi terzi, ed ulteriormente indurito recentemente da Trump. E’ significativo che, anche se Cuba acquista un prodotto da un altro paese, se contiene più del 6% di pezzi dagli Stati Uniti, non può procedere con l’acquisto. Si tratta di una politica criminale che mette a rischio le vite umane, ad esempio, quando si tratta di un dispositivo medico o di una medicina o attrezzature e software moderni che possono esser utilizzati per prevenire catastrofi naturali.
Il discorso dell’ambasciatrice statunitense Nikki Haley è stato l’unico a non esser applaudito dalla sala mentre la replica del suo rappresentante, dopo che la Haley era andata via, è stata addirittura fischiata, fatto che da l’immagine evidente dell’isolamento statunitense su questo tema. L’ambasciatrice statunitense, non abituata evidentemente a questa situazione, si è scagliata contro l’assemblea definendo la sessione “puro teatro politico” e che si trattava di una “perdita di tempo” dopo che l’arroganza yankee era giunta ad usare nel suo discorso alla plenaria l’espressione «finché saremo membri dell’ONU…».
Nel condannare le parole dell’ambasciatrice statunitense, il Ministro degli Affari Esteri di Cuba ha dichiarato nel suo intervento di replica che «gli Stati Uniti, dove si commettono flagranti violazioni dei diritti umani che suscitano profonda preoccupazione della comunità internazionale, non hanno la minima autorità morale per criticare Cuba, un paese piccolo, solidale, di ampia e riconosciuta traiettoria internazionale; un popolo nobile, lavoratore e amico. Essa parla a nome del capo di un impero che è responsabile della maggior parte delle guerre che si svolgono nel pianeta e che assassinano innocenti, ed è il fattore decisivo di instabilità mondiale e di gravissime minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, calpestando il Diritto Internazionale e la Carta delle Nazioni Unite che cinicamente appella adesso». «Al trionfo della Rivoluzione Cubana – ha proseguito – il governo degli Stati Uniti ha fissato come obiettivo il cambio di regime. Non è nuova la politica enunciata dal presidente Trump il 16 giugno, è la stessa politica, è una vecchia politica ancorata nel passato». «Tutto ha avuto inizio molto prima di 26 anni fa, moltissimo prima che 55 anni fa. Con l’aggressione militare, la fabbricazione di pretesti, i piani per una invasione diretta, le misure di asfissia della nostra economia, il terrorismo di Stato, la destabilizzazione e la sovversione, si proposero – e cito il memorandum infame del sottosegretario di Stato Lester Mallory, firmato il 6 aprile 1960 – “provocare delusione e scoraggiamento attraverso l’insoddisfazione economica e la penuria (…), negando a Cuba denaro e forniture, con il fine di ridurre i salari nominali e reali. Con l’obiettivo di “provocare fame, disperazione e il rovesciamento del governo”, fu creato il blocco contro Cuba» ha messo in evidenza il rappresentante del popolo cubano.
Infine ha ribadito ancora una volta la fedeltà al percorso socialista scelto sovranamente dai cubani: «Nelle ultime settimane, il presidente Donald Trump ha ribadito in quattro occasioni diverse, (incluso in questa Assemblea nel mese di settembre) che il suo governo non toglierà il blocco a Cuba a meno che essa non realizzi cambiamenti nel suo ordinamento interno. Riaffermo oggi che Cuba non accetterà mai condizionamenti né imposizioni e ricordiamo al Presidente (Trump) e alla sua Ambasciatrice che questo approccio, applicato da una decina di suoi predecessori, non ha mai funzionato e mai funzionerà.»
In conclusione ha ricordato che «il blocco costituisce una violazione flagrante, massiccia e sistematica dei diritti umani dei cubani e delle cubane, e si qualifica come atto di genocidio secondo la Convenzione per la Prevenzione e Sanzione del Crimine di Genocidio del 1948. E’ inoltre un ostacolo per la cooperazione internazionale che Cuba fornisce in aeree umanitarie a 81 paesi. Risultano incalcolabili i danni umani che ha provocato l’applicazione di questa politica. Non c’è famiglia cubana né servizio sociale a Cuba che non soffre le privazioni e conseguenze del blocco».
«Il popolo cubano non rinuncerà mai a costruire una Nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile. Persisteremo, con il consenso del nostro popolo e in particolare con il compromesso patriottico dei cubani più giovani, nella lotta antimperialista e nella difesa della nostra indipendenza, per la quale sono caduti decine di migliaia di cubani e abbiamo corso i maggiori rischi, come abbiamo dimostrato a Playa Girón e di fronte a tutte le minacce» ha concluso tra gli applausi prolungati e esclamazioni dalla platea di “Viva Cuba” e “Cuba si, bloqueo no!”
A fronte dei risultati del voto, l’ONU ha nuovamente “sollecitato” la comunità internazionale a non avanzare leggi e misure favorevoli al blocco nei confronti dell’isola caraibica, e ha chiesto agli altri Paesi che già lo fanno di adottare, sulla base del proprio sistema giuridico, tutti i provvedimenti necessari ad annullare o ad abolire queste misure.
Intanto da ieri è entrato pienamente in vigore anche l’accordo di dialogo politico e cooperazione tra l’UE e Cuba, come dichiarato dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini: «Oggi l’Unione Europea è più vicina a Cuba e a tutti i cittadini cubani, in quanto il paese sta attraversando un periodo di modernizzazione economica, politica e sociale», sono state le sue parole piene di retorica. L’accordo comprende tre capitoli principali e si riferisce ad aree di comune interesse in materia di fonti energetiche rinnovabili, lo sviluppo rurale, l’ambiente, i diritti umani, il buon governo, la creazione di posti di lavoro, la sicurezza e attività connesse che saranno condotte con tutte le parti interessate a Cuba, tra cui il settore pubblico, le autorità locali, la società civile, il settore privato, nonché con le organizzazioni internazionali e i loro organismi. Un accordo che ha sostituito la “posizione comune” reazionaria del 1996 ma che da parte dell’imperialista UE non rappresenta nient’altro che una nuova tattica dei monopoli europei nella competizione inter-imperialistica, con gli stessi USA ed altri, per penetrare nel paese nel tentativo di continuare a mettere in discussione le conquiste della Rivoluzione con tutti i pericoli che questo pone al popolo cubano.