Il 26 luglio 2023 la Francia coloniale e imperialista ha subito un colpo di stato in una delle sue maggiori fonti di approvvigionamento di uranio, fondamentale per il soddisfacimento del suo fabbisogno energetico nucleare. Se la Francia perdesse lo sfruttamento dell’uranio nigerino potrebbe rischiare il blackout energetico.
Dopo poche ore da quando il presidente è stato trattenuto nel palazzo presidenziale dalle forze militari golpiste, un gruppo di ufficiali delle forze di difesa e sicurezza nigerine ha annunciato, in un video messaggio sulla televisione nazionale, di aver posto fine al regime di Mohamed Bazoum (presidente molto vicino all’Occidente).
Il colonnello Amadou Abdramane e gli ufficiali che hanno deposto il presidente filo-francese
Il colonnello maggiore Amadou Abdramane, alla testa di un gruppo denominato “Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese”, ha dichiarato che “il motivo dell’attuale rovesciamento è il continuo degrado della sicurezza e la cattiva gestione economica e sociale del paese”.
I leader dell’Africa occidentale (probabilmente sotto pressione del blocco occidentale) hanno minacciato un intervento militare se entro sette giorni non verrà liberato Mohamed Bazoum e ripristinato il governo del presidente.
Il 30 luglio migliaia di manifestanti filo golpisti sono scesi con bandiere russe al grido di “viva Putin !!!”, hanno protestato per chiedere il ritiro dei 1500 militari francesi e hanno attaccato l’ambasciata francese della capitale Niamey, staccandone l’insegna.
Manifestazioni di protesta nella capitale del Niger con bandiere russe e cartelli con scritto: Abbasso la Francia, Viva Putin
Si è quindi consumato un colpo di stato che potrebbe colpire gli interessi energetici ed economici della Francia in modo tale da spingerla anche a un intervento militare.
Non si è fatta attendere la risposta del presidente Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato: «non verrà tollerato alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi in Niger. Chiunque attacchi i cittadini francesi, l’esercito, i diplomatici o il diritto di passaggio, vedrà la Francia rispondere immediatamente e senza mezzi termini».
Queste dichiarazioni di Macron sono legate alla forte, se non totale, dipendenza energetica della Francia dalle proprie centrali nucleari, che producono circa il 70% del suo fabbisogno energetico interno.
Il Niger è il quarto esportatore mondiale di uranio nel mondo. L’uranio estratto in Niger, dove il 90% della popolazione non ha accesso alla corrente elettrica, serve a produrre circa il 35% dell’elettricità della Francia. Oltretutto, milioni di litri di acqua vengono utilizzati ogni giorno dalle multinazionali francesi per l’estrazione dell’uranio da quelle miniere, mentre gli agricoltori locali sono costretti a combattere per le scarse risorse idriche rimanenti. Lo scarto dell’uranio raffinato in Francia viene poi rispedito in Niger e in altri paesi africani, mettendo a rischio le popolazioni esposte alle radiazioni.
Questo può bastare a farci comprendere le preoccupazioni del governo francese, nella cui sfera di influenza rientra appunto il Niger, un paese che non si è mai liberato totalmente dal colonialismo e dall’oppressione della Francia, la quale gli ha concesso l’indipendenza formale nel 1960, ma di fatto mantiene con esso un rapporto di tipo imperialistico, controllandone sia i giacimenti di uranio che la moneta, tramite il “Franco FCA”.
Nel maggio scorso la multinazionale francese Orano ha annunciato un nuovo accordo per lo sfruttamento delle miniere nel nord del Paese. Il nuovo contratto avrebbe dovuto consentire l’attività estrattiva fino al 2040, ma adesso potrebbe saltare a causa del golpe e della crescente ostilità della popolazione contro i francesi.
La Francia ha sempre puntato sul Niger per inseguire il sogno della sovranità energetica, e di fatto, fino ad oggi, ha sentito molto meno degli altri paesi europei il peso delle sanzioni energetiche alla Russia invocate da Biden. Ma ciò che sta accadendo in Niger rientra all’interno di una crisi globale ed energetica di ben più ampia portata, a causa del conflitto in Ucraina.
Putin al Summit Russia-Africa del 27 e 28 luglio a San Pietroburgo
Ovviamente, come era da aspettarsi, i paesi del “blocco occidentale” hanno denunciato questa operazione chiedendo la liberazione del presidente appena deposto ed il “ripristino della democrazia”. L’Occidente, è risaputo, chiama democrazie i popoli che riesce ad opprimere, per il tramite di governi corrotti che svendono i propri paesi, e le loro risorse, alle multinazionali, e dittature i paesi che non riescono a sfruttare e a piegare alla propria politica estera, e quindi ai propri interessi economici.
Tutto ciò che accade sull’arena geopolitica non accade per caso ma segue un preciso filo che unisce tutti gli eventi. Il 27 e 28 luglio si è tenuto a San Pietroburgo il secondo Summit Russia-Africa, con il fine di migliorare le relazioni bilaterali e di stimolare il commercio e gli investimenti, nonché lavorare assieme su questioni urgenti come la lotta alla povertà e la sicurezza alimentare.
Il presidente russo V. Putin al Summit Russia-Africa ha nuovamente utilizzato la dialettica che mette al centro la lotta per la Sovranità dei popoli contro chi persevera ancora con mentalità di tipo coloniale ed imperialistico. Ha ricordato la lotta dei popoli dell’Africa per la propria sovranità e per liberarsi dal giogo coloniale, e lo ha fatto innanzitutto ricordando la lotta dei leader africani uccisi dal blocco occidentale.
Queste le dichiarazioni di V. Putin al Summit Russia-Africa di San Pietroburgo:
“La Russia ricorda e onora la memoria degli eccezionali figli dell’Africa, li nominerò cari amici, dobbiamo ricordarli e non dimenticarli, farò i nomi di Patrice Lumumba, Gamal Abd el-Nasser, Nelson Mandela, Ahmed Ben Bella, Omar al-Mukhtar, Kwame Nkrumah, Samora Machel, Leopold Senghor, Kenneth Kaunda, Julius Nyerere. Ricordiamo altri combattenti per la liberà africani e leader nazionali africani.
Sulla base dei principi di giustizia e uguaglianza hanno difeso fermamente un percorso di sviluppo indipendente per i loro popoli, spesso a costo della propria vita. Questi ideali di libertà, indipendenza e sovranità sono molto significativi anche adesso, nelle attuali e difficili condizioni di turbolenza internazionale, quando si sta formando un ordine mondiale veramente multipolare, e l’era dell’egemonia di uno o di un gruppo di stati sta svanendo nel passato, è vero, non senza la resistenza di coloro che sono abituati alla propria esclusività e monopolio negli affari mondiali, per tanto non è un caso che il secondo vertice Russia-Africa si tenga all’insegna del motto “per la pace, la sicurezza e lo sviluppo”, e si concentri non solo sull’espansione della cooperazione strategica russo africana, ma anche su temi centrali come la stabilità globale e regionale, continente dello sviluppo sostenibile rafforzando la Sovranità degli Stati africani in tutte le sue dimensioni. La Russia e gli stati africani si uniscono per costruire una nuova e più giusta architettura dell’ordine mondiale, difendendo congiuntamente il diritto internazionale.
La cosa principale è che la Russia e l’Africa sono unite da un innato desiderio di difendere la vera Sovranità, il diritto al proprio originale percorso di sviluppo in ambito politico, economico, sociale, culturale e di altro tipo. Inoltre, un tale desiderio di indipendenza e sovranità non significa auto isolamento, ma al contrario implica apertura, cooperazione di stati e popoli liberi, stati uguali nei loro diritti. La Sovranità non è uno stato raggiunto una volta e per sempre, occorre combattere costantemente per essa. La sovranità statale deve essere difesa senza fallo, non mollare mai, non ritirarsi mai sotto pressioni esterne, e in tale desiderio di essere indipendenti difendere la sovranità e partecipare attivamente alla formazione di un sistema multipolare basato sull’uguaglianza di Stati. Sono sicuro che la Russia e gli Stati dell’Africa sono pienamente solidali tra loro in questo senso”.
Non è chiaro se la Federazione Russa sia dietro a ciò che sta accadendo in Niger, ma se così fosse, da questa operazione la Russia potrebbe trarne dei vantaggi, ottenendo, per esempio, dalla Francia, una pressione interna al “blocco occidentale” rispetto alla questione Ucraina, giocando appunto sul Niger, minacciando di sottrarlo alla sfera di influenza francese in virtù di un sentimento anticoloniale ed antifrancese vivo e crescente nel Paese.
Ormai siamo di fronte ad una realtà oggettiva: il mondo Multipolare sta prendendo forma anche in Africa. Questo sforzo di emancipazione lo si deve ai paesi Brics, principalmente a Russia e Cina, che rivestono un ruolo politico internazionale di contrasto all’unipolarismo del G7 a guida USA. Il mondo multipolare, però, non può prendere forma senza la sovranità di più centri di potere politico, e ha quindi bisogno di stati sovrani e non di stati vassalli.
Ecco perché il mondo che oggi prende forma ha bisogno di vere lotte di emancipazione. Lotte che sono state per secoli bagnate di sangue da parte dell’Occidente, che ha ricavato nei secoli la propria ricchezza depredandola ad altri popoli e concentrandola nel suo cosiddetto giardino fiorito, generando, a causa di ciò, continui e silenziosi olocausti.
Gery Bavetta
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