Niscemi, in centinaia contro la base USA. La polizia lancia lacrimogeni.

Solo l’opzione rivoluzionaria può risolvere la crisi venezuelana
agosto 2, 2017
Sanità al collasso. Colpa delle politiche dei governi, non dei medici.
agosto 10, 2017

Niscemi, in centinaia contro la base USA. La polizia lancia lacrimogeni.

Nonostante il caldo torrido di questi giorni con oltre 40°, in centinaia hanno manifestato ieri pomeriggio (6 agosto) contro la base USA che occupa la Riserva Naturale Sughereta di Niscemi (CL) in cui è installato il MUOS, la guerra imperialista e la militarizzazione del territorio, nel giorno in cui cadeva il 72° anniversario del lancio della bomba atomica statunitense su Hiroshima e a pochi giorni dall’inizio della nuova avventura militare dell’imperialismo italiano in Libia, mentre sempre più minacce di guerra incombono contro il Venezuela e la Corea del Nord da parte dell’imperialismo americano.

Il corteo, che ha concluso tre giorni di campeggio antimilitarista e antimperialista, è partito dal presidio di c.da Ulmo ed è stato partecipato da alcune realtà quali il collettivo Comunità Resistente La Piazzetta con una delegazione dei Clash City Workers di Roma, attivisti dei sindacati di base quali USB e COBAS e dalla federazione della Sicilia Orientale del Partito Comunista, unico partito presente.

Già lo scorso 1° luglio un altro corteo aveva in quell’occasione attraversato la cittadina di Niscemi, proseguendo così nell’attività di rilanciare la lotta dopo le sentenze pilotate dal governo che hanno dato il “via libera” alla messa in funzione del MUOS, strumento che ha una importanza strategica per i piani dell’imperialismo americano nel controllo e conduzione delle sue operazioni militari nella regione del Mediterraneo, Africa e Medio Oriente. Come era un errore considerare le sentenze favorevoli come una vittoria definitiva, dimostratesi nei fatti solo degli ostacoli superati con arbitrarietà e autoritarismo dalle istituzioni imperialiste, sarebbe altrettanto un errore considerare una sconfitta definitiva la “messa in funzione” del MUOS, in quanto tutto dipende dalla capacità di metter in campo la forza e l’organizzazione adeguata in una lotta da legare ed estendere all’opposizione alla guerra imperialista, non puramente sul piano morale, ma propriamente materiale che essa è una prosecuzione dello sfruttamento e privazioni che tutti i giorni le classi dominanti impongono ai lavoratori e disoccupati e di rottura con il sistema capitalistico che produce ciò e ogni alleanza imperialista, come l’UE e la NATO.

«Nonostante il MUOS sia già attivo, crediamo sia fondamentale che questa lotta continui perché non rappresenta solo la lotta a una base militare, ma alle tendenze alla guerra che si stanno accentuando” ha espresso in un comunicato il Movimento. «100 – si legge nel comunicato – sono i milioni di euro spesi al giorno in Italia per stare dentro la NATO e 64 per la guerra e le forze armate, mentre, senza fare retorica, scuole, sanità, diritti sociali, lavoro, pensioni, in questo paese sembrano non esistere o, meglio rappresentano ambiti continuamente massacrati dalle politiche neo-liberiste. La logica è semplice: meno soldi ai servizi, cancellazione di diritti sociali, spese militari esorbitanti, per alimentare la voracità dei grandi gruppi industriali e degli stati che, nelle diverse parti del mondo, fanno guerre per i loro sporchi interessi producendo morti, disastri, esodi, carestie. Come si dice: vostre le guerre, nostri i morti».

Anche in questa occasione, la base della Marina USA è stata protetta dalle forze dell’ordine italiane con un enorme e spropositato dispiegamento di agenti di polizia, carabinieri, finanziari, polizia a cavallo, forestali, esercito, unità cinofile, digos e un elicottero, con l’occhio vigile dei Marines statunitensi. Il corteo ha raggiunto come previsto il cancello principale, dimostrando in modo deciso e militante la volontà di sabotare la guerra imperialista, smantellando il MUOS e la chiusura delle decine di basi e installazioni USA/NATO, perché la Sicilia – duramente colpita dalla desertificazione industriale, distruzione del tessuto agricolo, devastante saccheggio del territorio, tagli profondi alla sanità, crisi idrica ecc. – non sia più centro logistico strategico delle guerre e interventi imperialisti a beneficio di grandi imprese e banche che distruggono e depredano i popoli costretti all’emigrazione di massa, in prosecuzione con le politiche antipopolari del padronato, UE e governo che schiacciano diritti e salari dei lavoratori nel nostro paese.

Davanti al cancello principale, alla semplice battitura delle reti, la polizia italiana ha intimato lo scioglimento del corteo con un fitto lancio di lacrimogeni da diversi lati sui manifestanti, compresi dei bambini. Una attivista No MUOS leggermente ferita e un membro dell’USB intossicato dai lacrimogeni trasportato in ambulanza in ospedale, sono il bilancio di questa ennesima follia della polizia che si tiene la mano con la mannaia repressiva che ha colpito centinaia di militanti attivi nella lotta No Muos e le sentenze giudiziarie pilotate che dimostrano la collusione dello Stato borghese italiano con l’imperialismo yankee, ma anche come quanto siano sensibili per le istituzioni padronali le basi militari, a dimostrazione dell’importanza di questa battaglia nel quadro della lotta di classe.

«Una servile mossa con la quale l’imperialismo italiano vuol rafforzare i suoi interessi antipopolari nell’ambito delle predatorie alleanze imperialiste di UE e NATO, in una fase in cui si acuiscono competizioni e conflitti» dichiara in una nota il Partito Comunista che prosegue: «Le borghesie con i loro Stati conducono questa macelleria per risolvere la crisi a loro vantaggio e regolare la competizione internazionale in una nuova sanguinosa spartizione del mondo che ci porta nuovamente sull’orlo di una guerra mondiale. […] La lotta contro il MUOS è parte fondamentale per sabotare questi piani e smilitarizzare la Sicilia affinché i nostri territori non siano più sfruttati per i fini bellici degli imperialisti come avviene per gli interventi in Libia e Siria. I lavoratori non hanno alcun interesse in comune con i padroni che ci sfruttano tutti i giorni nei posti di lavoro, precarizzano le nostre condizioni di vita e di lavoro e ci privano di tutto. Né pace con loro, né guerra tra i popoli è la direzione per affossare le politiche di sfruttamento, guerra e diseguaglianza sociale e territoriale che il capitalismo ci impone. Le differenti potenze capitaliste si stanno riarmando, si stanno preparando per una grande conflagrazione mondiale. Di fronte a questi piani di distruzione e rapina dei capitalisti di tutti i paesi, la classe operaia mondiale deve rispondere unitariamente ed evitare ogni tentativo di divisione. I lavoratori, al di là di origine, religione o colore della pelle, sono uniti dal comune interesse della lotta per una vita senza sfruttamento e povertà, senza padroni che rubano la ricchezza che produciamo».

1 Comment

  1. Ottaviano Evola ha detto:

    Cari compagni, condivido perfettamente quanto sopra esposto,sono comunista nato da una famiglia comunista e morirò da comunista.Non sono più molto giovane ma voglio dirvi alcune cose,c’è un detto in gergo siciliano che recita cosi, (tuttu chiddu chi si viri nunn’è oru chi luccica).traduco in Italiano per chi non fosse siciliano,il sottoscritto per avere denunciato determinate illegalità le peggiori ritorsioni li ha ricevuto da certi “comunisti”, spero che abbiate compreso quello che intendo dire,un abbraccio a tutti quanti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *