Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista sono scesi in piazza a Roma, nella giornata di venerdì 7 aprile, per ribadire la propria posizione contro il bombardamento dell’imperialismo statunitense in Siria. L’aggressione USA che ha visto bombardare con 59 missili tomahawk la base siriana di Shayrat, segna un’ulteriore pericolosa intensificazione della competizione interimperialista, dei conflitti d’interessi geopolitici tra USA, NATO, UE e alleati regionali con la Russia nella disputa per il controllo delle risorse e pipelines. Di questo attacco ne hanno beneficiato solamente, o per meglio dire ovviamente, le bande terroristiche fomentate dagli USA che sono tornati a muovere un’offensiva verso la Siria.
«Dal Colosseo, una prima risposta immediata dei comunisti all’aggressione militare statunitense di ieri notte», è quanto si legge nella nota diramata dal PC e dal FGC. Il luogo dell’Anfiteatro Flavio è stato «scelto simbolicamente per dimostrare che dall’Italia esiste una risposta diversa da quella del Governo Gentiloni, che ha immediatamente dichiarato sostegno all’intervento militare diretto degli USA. È indispensabile che questa voce non resti limitata a circoli militanti, ma sia fatta propria dai lavoratori e dalla gioventù delle classi popolari del nostro paese, che da questa guerra voluta dalle multinazionali, dai grandi monopoli dell’energia e degli idrocarburi, non hanno nulla da guadagnare. Non una base, non un soldato per la guerra dei padroni!». Oltre alla Capitale, i comunisti sono scesi in piazza anche a Milano davanti al Consolato statunitense: «Di fronte all’attacco militare nei confronti della Siria da parte delle forze armate degli Stati Uniti, invitiamo i lavoratori e la gioventù a mobilitarsi per la pace e contro ogni forma di coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni militari», si legge nel comunicato realizzato dal PC di Milano.
Significativa, infatti, la posizione del Governo Gentiloni che non si discosta minimamente dai precedenti con il supporto all’esecutivo Statunitense e di coinvolgimento nei piani e meccanismi imperialisti, così come accadde per l’invio del contingente di 200 soldati italiani in Libia e in Lettonia.
I comunisti in Italia hanno, dunque, immediatamente accolto e rilanciato l’appello del Partito Comunista Siriano il quale subito dopo il bombardamento ha lanciato un appello a denunciare l’atto di guerra rivolto «contro la Siria e ad incrementare la loro solidarietà con la resistenza nazionale siriana, che contribuisce efficacemente alla lotta delle forze di liberazione globale contro l’oppressione e l’aggressione imperialista».