Se i grillini pensano di mettere il marchio “onestà” sugli interessi della speculazione facciano pure, ma consegneranno Roma nuovamente nelle mani degli stessi che hanno devastato le casse pubbliche con i mondiali di nuoto, con i punti verde qualità, con gli assegni in bianco dati ai costruttori.» (comunicato del PC di Roma)
L’amministrazione di Roma sarà il banco di prova nazionale del Movimento 5 stelle per aspirare a governare il Paese. Lo hanno sempre saputo i vertici del movimento, arrivando addirittura ad ipotizzare un trappolone nazionale contro i grillini, e lo sa la sindaca Raggi. Un banco di prova non certo facile quello di Roma, città stretta dalle politiche di tagli e i vincoli di bilancio, un debito pubblico di 13,6 miliardi di cui non è nota gran parte dei creditori. Cordate di speculatori e mafiosi che premono da fuori e dentro l’amministrazione in un sistema di potere incancrenito da anni di malgoverno e legami tra politica e affari. Una città in cui si ha la sensazione che il vero governo risieda altrove rispetto al Campidoglio, in cui i grandi costruttori governano la città da dietro le quinte senza temere alcun cambio di governo. Il movimento 5 stelle ha caricato grandi aspettative popolari sul cambio di rotta, evidenziate da un voto a larga maggioranza, in larga parte proveniente dai settori popolari e dalle periferie della capitale. Sarà in grado di tenere fede a queste aspettative?
Da prima del suo insediamento la giunta capitolina è già stata oggetto di fortissimi attacchi da parte della stampa romana e nazionale, legata in larghissima parte a quei gruppi economici che dei grillini hanno certamente avuto qualche timore iniziale, e all’editoria vicina al Partito Democratico che si è scoperta incline a scoop e inchieste come mai prima. Ogni elemento è stato utilizzato per delegittimare fin da subito l’azione della nuovo giunta, aprendo crepe all’interno del variegato mondo grillino, consiglieri eletti compresi, ma senza scalfire di molto l’aspettativa popolare. Qualcosa a dire il vero la sindaca e la sua giunta se la sono anche cercata, come nel caso del silenzio assordane del comune sul terremoto ad Amatrice dove sono morti dievrsi cittadini romani e non si è udita una parola da parte della giunta. Parallelamente a questa azione da parte dei “poteri forti” della città su giornali e mezzi stampa, è iniziata la grande trattativa su società partecipate, olimpiadi, nuove costruzioni, insomma su tutti i punti cruciali che sono crocevia di interessi economici a Roma e grattacapi per l’amministrazione. Con questa tattica costruttori e speculatori puntano a condizionare l’azione dell’amministrazione, indebolirla pubblicamente per poter trattare con più forza nei tavoli che contano. Dall’altra il Movimento 5 stelle non fugge alla tentazione di accreditarsi ai poteri forti, dando così all’idea del “banco di prova” una dimensione tutta nuova per i grillini, che non ha a che fare solo con il consenso generale dei settori popolari, ma intende aprire la strada se non a un vero e proprio placet, quantomeno ad una desistenza da parte del grande capitale.
È in questa ottica che possono essere letti alcuni provvedimenti e alcune intenzioni generali, che sono molto più rilevanti degli stipendi dei consiglieri o del personale dello staff del sindaco, su cui la stampa ha cercato di colpire i grillini con le loro stesse armi. Il primo è stato quello sull’affrancazione degli immobili dei piani di zona, che ha risolto l’annosa questione della vendita di case popolari colpendo di fatto le famiglie e evitando controlli che avrebbero inchiodato i costruttori (si veda su questo il duro commento del Partito Comunista romano http://www.comunistiroma.it/2016/08/09/considerazioni-del-pc-sulla-delibera-dei-piani-zona/ )
In secondo luogo la giunta cinque stelle sta realizzando un piano di dismissione delle partecipazioni del comune da 30 società da portare a compimento entro sei mesi. Si tratta di un piano di dismissione che rientra perfettamente nell’ambito delle misure volute dal governo per la diminuzione della spesa pubblica, sotto la falsa bandiera della riduzione degli sprechi. Un piano che fa gola alla speculazione romana, pronta a prendere il controllo di alcune di queste società. Il danno per i cittadini romani e per i lavoratori sarà importante: si parla di dismissioni di società come Roma Multiservizi con tutte le problematiche occupazionali connesse.
Ma il banco di prova maggiore restano le Olimpiadi. Su questo il comune ondeggia, trincerandosi dietro una presunta tregua olimpica. Ma dietro la facciata calma della tregua ci sono le trattative in atto. Da una parte settori del movimento che vogliono accreditarsi, dall’altra parte della base grillina. Il pressing del governo e il possibile “smacco” con la candidatura di Milano o Firenze e un consiglio comunale pronto a cercare una mediazione. Qualche modifica nel progetto, oppure la scappatoia del referendum, da sempre chiesta da radicali e sinistra italiana, che potrebbe però finire per favorire proprio il fronte del sì con un’accurata campagna da parte dei settori economici interessati. A rompere inaspettatamente il ghiaccio è giunta la dichiarazione dell’assessore all’urbanistica Berdini – considerato linea dura della giunta, ex rifondazione e da sempre in area di sinistra – il quale ha ribaltato la linea precedente sostenendo: « Se sono Olimpiadi che cambiano la vita delle persone e opere che portano benessere, non vedo perché dire di no». Con un duro comunicato di risposta il Partito Comunista ha criticato questa posizione. «Se i grillini pensano di mettere il marchio “onestà” sugli interessi della speculazione facciano pure, ma consegneranno Roma nuovamente nelle mani degli stessi che hanno devastato le casse pubbliche con i mondiali di nuoto, con i punti verde qualità, con gli assegni in bianco dati ai costruttori.» Seguiremo gli sviluppi nei prossimi giorni.
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