*di Gaetano Errigo
Si ritorna a parlare degli africani di Rosarno e, purtroppo, nuovamente di episodi che, nel caso, hanno in oggetto l’uccisione di un ragazzo bracciante del Mali di soli ventinove anni.
La notizia di questo omicidio, concentrandosi in ipotesi investigative per l’individuazione del killer e del movente, trascura le cose più importanti riguardo al misfatto e che sarebbero invece utili per capire la realtà sul ghetto di San Ferdinando e sulle origini, e possibili ripercussioni, che si possono celare dietro l’accaduto, che non sarebbe difficile capire, se solo ci si concentrasse su chi è la vittima.
Si tratta di un ragazzo giunto in Italia per scappare da un continente, l’Africa, affamato da sfruttamento e guerre perpetrate dal “civilissimo” imperialismo europeo e nordamericano. Un ragazzo che lavorava nei campi della Piana per un misero guadagno, così come imposto dalle multinazionali che hanno piegato l’intero settore agricolo del Mezzogiorno d’Italia. Un lavoro condotto in condizioni disumane sotto il controllo di caporali che assicurano che vengano rispettate le regole imposte dal mercato capitalista, sempre più rapace, sempre più in crisi. Un ragazzo che lottava insieme ai suoi compagni ed era un attivista del sindacato USB. Così come lo era Abdel Salam a Piacenza, un altro lavoratore del sindacato di base che si opponeva allo sfruttamento.
La vittima, sia chiaro, è stato ucciso dal padronato che, pur di far arricchire pochi soggetti spregiudicati, non esita a sfruttare selvaggiamente migliaia di persone, di qualsiasi origine o religione. Non è sufficiente puntare il dito contro l’esecutore materiale del gesto.
Tutto ciò si è verificato ieri in Calabria, una terra in cui lo Stato è sordo rispetto ai bisogni e alle esigenze della gente che si trova schiacciata da una dilagante criminalità in continua crescita e trasformazione e capace di condizionare la conduzione della vita in ogni suo aspetto.
Sia chiaro, ieri il piombo assassino non è stato scagliato contro un “negro”, ma contro un lavoratore, contro tutti i lavoratori, bianchi e neri, di una Calabria martoriata!
Il mandante? Il libero mercato, il sistema capitalista e i loro guardiani.
Affinché questi episodi cessino, bisogna rovesciare la società, occorre una vera rivoluzione.
Basta con le menzogne, come quelle da sempre propagandate dal neoministro leghista Salvini, basta alla guerra tra poveri e solidarietà tra tutti i lavoratori con l’obbiettivo di condurre una lotta acerrima contro questo sistema assassino.
La pacchia deve finire, ma per i padroni!