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Pablo Neruda e la sua fede politica

“Messaggio ai giovani Comunisti” e “Al mio partito”

L’accorato messaggio di Pablo Neruda ai giovani comunisti – Il saluto scritto dal poeta comunista Pablo Neruda per il 7º congresso della Jota del 19 settembre 1972 a Parigi…

La prima foglia é quella dell’allegria. I giovani devono imparare anche ad essere giovani e ciò non é poi così facile. Io sono stato un ragazzo in lutto. Cadde sulla mia vita la tristezza dei popoli poveri del sud, il grido della pioggia, l’intransigente solitudine. Più avanti trovai che la vita, quanto più seri sono i problemi che ci propone, quanto più difficile sia lo scoprirsi del nostro cammino, quanto più grave sia il sentimento dell’ingiustizia sociale, tante più ragioni abbiamo per sentirci degni della nostra responsabilità. Così scopriamo il cammino dell’allegria, che comincia in noi stessi e dopo vuole condividersi e distribuirsi. Lottiamo affinché la nostra allegria possa essere condivisa e distribuita in tutta la terra.

La seconda foglia é quella della coscienza. Partiamo dalla coscienza di un mondo deformato dall’interesse, dalla routine, dall’avarizia, dall’ipocrisia. Il capitalismo e l’imperialismo si coprono con una maschera che dice “mondo libero” e, sotto quella maschera, si nascondono il terrore, la repressione di classe, la perversità sociale. I giovani devono partire da quella coscienza: quella di una società che dobbiamo elevare alla dignità dell’uomo, alla dignità suprema dell’uomo. E questa dignità non esisterà senza lotta comune che la renda realtà. I giovani comunisti hanno il dovere di rappresentare questa coscienza, essere questa coscienza, continuare e rinnovare questa lotta e fare realtà i sogni più antichi dell’uomo.

La terza foglia é quella della sicurezza. Quando i primi comunisti hanno espresso la loro verità, furono accusati di falsi, traditori, stranieri, illusi. Oggi, immense nazioni vivono nella Rivoluzione. I comunisti furono martirizzati, aggrediti, calunniati. Oggi pesano nei destini del mondo. Ieri i comunisti erano accusati di essere terroristi, estremisti, furie umane. Oggi sono accusati di essere riformisti, pacati, prudenti. Sono gli stessi nemici di ieri quelli che vogliono detenere il punto organizzato della Rivoluzione. Che si vestano da conservatori, fascisti, ultra-sinistra, sotto i loro vestiti c’é sempre lo stesso volto. Sanno che i comunisti hanno cambiato la Storia. Essi, in chi in una maniera chi nell’altra, si sono uniti nell’anticomunismo per fermarla nella sua marcia. Però la Storia si muove in avanti, lasciando indietro i ritardatari e gli impazienti.

La quarta foglia é quella del Partito. Io ero un uomo quando entrai nel Partito dei comunisti. Avevo attraversato la solitudine. Avevo sentito e compreso tragedie, sfortune, catastrofi. Ero passato attraverso guerre e perdite, attraverso golpe e vittorie. Credevo di sapere già tutto. Però trovai, dentro al mio Partito e andando per paesi e cammini attraverso tutta l’estensione di America e Cile, che dovevo imparare ancora molto ed ogni giorno uomini anonimi, sconosciuti fino ad allora, mi dettero le migliori lezioni di saggezza, di rettitudine, di fermezza. Nessuno deve credersi superiore al Partito. Questo sentimento di modestia non significa vassallaggio, bensì superazione personale, apprendimento di una disciplina che ci conduce sempre alla verità.

Giovani comunisti: questo é il quadrifoglio che vi mando. Buona Fortuna.”

(Pablo Neruda, Lettera ai giovani, 19 settembre 1972 e Parigi, 7º congresso della JOTA)

 

Saluto scritto dal poeta comunista Pablo Neruda il 19  ssettembre 1972 e Parigi, nel 7º congresso della Jota.

Al mio Partito
Mi hai dato la fraternità verso chi non conosco.
Mi hai aggiunto la forza di tutti quelli che vivono.
Mi hai ridato la patria come in una nascita.
Mi hai dato la libertà che non ha il solitario.
Mi hai insegnato ad accendere la bontà come il fuoco.
Mi hai dato la rettitudine che necessita l’albero.
Mi hai insegnato a vedere l’unità e la differenza degli uomini.
Mi hai mostrato come il dolore di un essere é morto della vittoria di tutti.
Mi hai insegnato a dormire nei letti duri dei miei fratelli.
Mi hai fatto costruire sulla realtà come su una roccia.
Mi hai fatto avversario del malvagio e muro del frenetico.
Mi hai fatto vedere la chiarezza del mondo e la possibilità dell’allegria.
Mi hai fatto indistruttibile perché con te non finisco in me stesso.
(Pablo Neruda)

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