Il paradosso blu, l’inganno e la lotta di classe.

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Il paradosso blu, l’inganno e la lotta di classe.

Il Coccodrillo Rosso

 

 

Immaginate di svegliarvi presto nell’uggiosa Bruxelles, prepararvi e dirigervi verso il vostro impego da tirocinante nel Parlamento Europeo, probabilmente prendendo un bus che non potrete permettervi di pagare (perché nell’idea della gioventù europeista, è più chic essere precari e sottopagati nel centro della liberaldemocrazia continentale che esserlo nel proprio paese). Vi recherete presso Rue Wiertz; ovvero l’entrata posteriore del Parlamento, molto più trafficata dell’imponente entrata centrale di Place du Luxembourg. Dopo i dovuti controlli quotidiani, vi troverete di fronte una sagoma umana di cartone in bianco e nero con una simpatica faccia romana di un uomo che sembra aver posto le fondamenta della macchina burocratica Europea: Altiero Spinelli.

Spinelli è così venerato dalle autorità europee, che ha addirittura una parte dell’edificio Parlamentare a lui intitolata (appunto Spinelli) . Sul suo Manifesto di Ventotene tutti abbiamo almeno una volta sentito tessere lodi da parte di tecnocrati, insegnanti del mondo accademico, opinionisti e esponenti del mondo mediatico tanto quanto di quello politico. Con l’aiuto di Ernesto Rossi, l’idea di Europa è stata forgiata nel carcere dell’isola pontina. E così, un tirocinante o un assistente parlamentare che per mesi entra nel Parlamento incontrando ogni volta il viso di Spinelli, (magari troppo concentrato nel compimento del sogno Europeo) forse prima o poi avrà un dubbio che lo tormenterà e che sembrerà anche legittimo: ma quindi l’Unione Europea è stata l’idea di un Comunista?

Va detto che chiunque si reputi un vero e proprio socialista (scientifico o non) sa che Spinelli formalmente era legato al Partito Comunista della Prima Repubblica, ma Spinelli di socialista non aveva praticamente niente. A parte la sua opposizione al regime fascista, non ha avuto nulla ideologicamente in comune con l’esperienza del movimento operaio novecentesco; italiano e non. E questo è un dettaglio fondamentale. Perché ad un qualsiasi individuo informato politicamente e munito di senso critico, in modo sillogistico (e in parte ironico), verrebbe in mente un altro dubbio collegato quello precedente. Sapendo che il 19 settembre 2019 il Parlamento Europeo ha approvato una discutibilissima risoluzione chiamata “l’Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” dove senza alcuna veridicità storica, il comunismo è equiparato al nazionalsocialismo, sorge un altro quesito: ma quindi l’Unione Europea è stata l’idea di un Nazista?

Questa domanda sicuramente ha una forzatura degna del peggiore dei sillogismi; ma l’unica intenzione del sottoscritto è quella di combattere il fuoco con il fuoco: se gran parte del parlamento cosmopolita ritiene il comunismo equiparabile al nazionalsocialismo, è legittimo porsi quesiti relativi alla appartenenza di uno dei suoi fondatori al comunismo. Per dirla brevemente, seguendo la logica del Parlamento, non ci sarebbe differenza tra un gerarca nazista e un sindacalista di metà ottocento; non c’è differenza tra Herman Göring e Friedrich Engels. Qui poniamo le basi del “Paradosso Blu”: Un finto compagno ha inaugurato un processo politico che in settanta anni arriva all’amara conclusione di non vedere differenze tra il movimento operaio e l’esperienza hitleriana. Potenzialmente, per il parlamento Europeo, Spinelli è contemporaneamente nazista quanto fondatore ideologico dell’Europa federale.

Tralasciando la precedente domanda provocatoria e che nonostante assurda, sembra rispecchiare le logiche deideologizzate dell’Unione, dobbiamo renderci promotori di una presa di coscienza che nonostante ovvia, va ribadita sempre più spesso: la riaffermazione del Comunismo e del Socialismo passa inevitabilmente tramite l’euroscetticismo; poiché tutto il processo storico e politico che fu il progetto europeo partorito dalla mente di Spinelli e il manifesto di Ventotene ha portato alla sconfitta della lotta di classe a danno dei lavoratori del continente europeo. In una recente intervista, il noto storico Alessandro Barbero ha affermato che con il governo del Regno Unito della Thatcher, “la lotta di classe l’hanno vinta i ricchi”; nulla di più vero. Lungi da me contraddire un intellettuale di tale calibro; ma se intendiamo cercare un progetto politico e istituzionale perpetrato nei decenni che ha disintegrato la classe lavoratrice tutelando un’ingannevole borghesia, l’Unione Europea fa irrimediabilmente al caso nostro. E il germe di questo ingannevole processo politico si trova nella figura di Spinelli e ogni figura a lui affine: dai miglioristi del PCI all’eurocomunismo che ha allontanato sempre di più i partiti dei lavoratori occidentali dalla lotta proletaria e le classi lavoratrici. Spinelli è stato un precursore della attuale sinistra neoliberale; che quando le fa comodo, parla delle sue origini derivanti dal defunto PCI (come nelle recenti elezioni), ma ha fatto di tutto per promuovere precarizzazione del lavoro e distruzione delle tutele delle classi più povere: in quel caso ricordiamoci che il solenne mantra è stato (e lo sarà ancora questo inverno) “ce lo chiede l’Europa”. La scuola ideologica del manifesto di Ventotene ha creato una sinistra che odia i lavoratori e tollera i soprusi dei ricchi detentori di capitali a comando dell’UE. La dialettica dei parlamenti occidentali è un perenne braccio di ferro tra progressismo liberale e conservatorismo liberale. Insomma, in termini prettamente ideologici, le ideologie non sono permesse; e con questo nemmeno quelle vicine ai lavoratori e i diritti sociali. E la sinistra ha seguito alla perfezione la lezione di Ventotene. In poche parole, l’infausto manifesto ha disinnescato la lotta dei lavoratori e delle uniche ideologie che avrebbero tutelato i lavoratori di tutto il mondo contro le ingiustizie del capitalismo. L’inganno per vincere la lotta di classe è stato quello di spacciare il globalismo come internazionalismo; e ha funzionato egregiamente. Il primo è la parodia del secondo concetto come il Manifesto di Ventotene è la parodia del Manifesto del Partito comunista. I capitali e le materie possono scorrere indisturbati, ma i lavoratori non hanno più la forza, la possibilità e (tristemente) nemmeno l’interesse di coordinarsi contro il capitale che con fluidità non si ferma mai. Fisicamente e digitalmente. E in tal modo le sinistre europeiste sono tolleranti sì, ma anche troppo: così facendo tollerano la globalizzazione, tollerano anche i soprusi del capitale e dei suoi promotori contro i lavoratori; cosa che l’internazionalismo non avrebbe mai permesso. In poche parole, la globalizzazione ha coordinato i movimenti delle borghesie nazionali mentre ha illuso e separato i lavoratori delle nazioni. Ma non darò la colpa esclusivamente ai firmatari e i promotori di Ventotene; infausta fu anche l’azione di altri uomini della sinistra post internazionale; ma avremo modo di trattare tutto ciò in altre occasioni.

Occorre in fin dei conti essere sinceri con noi stessi e capire che la lotta di classe l’abbiamo persa finora e in un lasso di tempo brevissimo corrispondente alla riscoperta dei valori liberali che in pochi decenni hanno fondato il Neoliberismo che nelle istituzioni europee vede il suo braccio armato (legislativamente parlando). L’inganno da me precedentemente esposto continua ad essere narrato ogni volta in ogni seduta del parlamento europeo dove gruppi politici si accaparrano il diritto di definirsi di sinistra per poi approvare le stesse manovre economiche di Popolari e Conservatori. Se diamo un’occhiata al gruppo di The Left troviamo alcuni fierissimi comunisti e socialisti doc; ma sfortunatamente in minoranza, eterogeni e orfani di partiti sciolti da chi l’inganno non solo l’ha accettato, ma lo ha addirittura promosso. Gli irlandesi Mick Wallace e Clare Daly, il belga Marc Botenga, la spagnola Sira Rego e il portoghese Joao Pimenta Lopes sono validi politici che non hanno accettato compromessi rifiutando l’imperialismo che ha coordinato le politiche europee più volte; soprattutto nei recenti tempi della crisi ucraina.

In un’analisi più recente, questa inesistente dicotomia di dialettica democratica nel parlamento europeo la notiamo tramite le sanzioni e la crisi energetica: la sinistra europea quanto la destra europea ha l‘unico interesse nel proseguire le linee della Commissione e della NATO. La decisione è presa e irreversibile, a pagare le conseguenze di queste scelte (in perfetto stile neoliberale) saranno le classi più povere; la ristretta borghesia europea non vuole fornire tutele e garanzie, se non per il mercato interno e per gli interessi atlantisti.  Questo va a evidenziare ancora una volta come le ideologie (buone o cattive, conflittuali o cooperanti tra loro) non sono ammesse nella liberal democrazia blu; lo scontro tra fazioni deve solo rendere più accettabile logiche di mercato autoregolato e di speculatori e detentori di capitali.

Per concludere, tornando alla sagoma che saluta innumerevoli tirocinanti o lavoratori del Parlamento europeo ogni mattina (quella di Spinelli come quella di altri padri fondatori) , essa rappresenta come sagoma  anche l’idea di Europa . Quell’ aggregazione di popoli in modo fraterno contro un qualcosa di minaccioso, apparteneva all’internazionalismo, il comunismo e il socialismo. L’Unione Europea non ha nulla del genere, non l’ha avuto e non l’avrà mai; almeno che questo non sia ovviamente riferito a chi il denaro e i capitali li detiene e fa di tutto per preservarli. Soprattutto promuovendo politiche monetarie e di occupazione a proprio vantaggio e apertamente impopolari Lo abbiamo visto in passato con la Grecia, le pandemie e le guerre. Preparatevi, nuovamente, per le sanzioni e per le crisi energetiche: tutto ovviamente alle nostre spese. Perché il sogno europeo è tutto e noi siamo niente.

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