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Perché far diventare FCA pubblica

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di un operaio FCA

A pochi giorni dalla festa della repubblica (per ricordare: dal latino res-pubblica ovvero cosa pubblica) è d’obbligo parlare di multinazionali che usufruiscono di aiuti, incentivi e finanziamenti come se fossero aziende pubbliche per poi il ricavato tenerlo ed esportarlo all’estero come veri e propri sciacalli.

FCA oggi, FIAT ieri, ha sempre attinto agli aiuti dello stato. Quando le crisi o le mancate vendite minacciavano la produzione il colosso ha sempre usufruito della cassa integrazione (pagata dallo stato, cioè da tutti i cittadini), investimenti a fondo perduto, aiuti di ogni genere.

Oggi più di ieri, sotto le minacce implicite di delocalizzazione o perdite di posti di lavoro questi colossi spadroneggiano per continuare ad aumentare il loro patrimonio finanziario. Nessuno ormai oggi si chiede se FCA investe concretamente in quello che fa.

I capitalisti affermano di immettere un prodotto sul mercato secondo quanto il mercato chiede. Ma siamo sicuri che sia così? Oppure non è il mercato capitalistico e la moda dettata dal più incalzante nichilismo di oggi a dettare cosa produrre?

La novità, per fare un esempio, della produzione di autovetture ibride. SUV giganteschi dal costo elevato (per cui quasi nessuno può permetterseli, se non indebitandosi), ma gli operai di oggi ricevono lo stesso salario di quando producevano le utilitarie di ieri.

Eppure le auto elettriche esistono da settanta anni, perché produrle solo ora? Per la legge del mercato capitalistico per cui il cliente e il mercato le richiedono solo adesso? Assolutamente no. Perché erano i signori del petrolio che decidevano quali auto produrre. Ebbene sì, abbiamo inquinato per settanta anni quando potevamo evitarlo, e tutto perché chi è a comandare è il mercato o meglio il mercato del denaro.

Non possiamo far decidere a pochi privati, imprenditori, azionisti, ciò che serve produrre per il bene di tutti.

La produzione ed i mezzi di produzione ai lavoratori

Solo la presa del potere da parte dei lavoratori permetterebbe di non sfruttare la forza lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro, lavorando tutti ed eliminando l’esercito dei disoccupati. Il lavoro, divenendo cosa pubblica, si arricchirebbe di impieghi, di lavoro per tutti, senza sfruttamento di nessuno.

FCA oggi invece prende in prestito soldi per immetterli nel campo azionario, e lo stipendio dei lavoratori viene pagato con soldi pubblici.  Un’azienda multinazionale che quando gli fa comodo diventa pubblica con finanziamenti, pagamento stipendi ed incentivi per la vendita di auto. Quando si tratta di incassare prende tutto e per giunta porta all’estero. Ed allora non sarebbe meglio una fabbrica che produce auto gestita dai lavoratori?

I lavoratori sono stanchi di rimanere a casa con la scusa, inviata tramite messaggini dal sindacato concertativo che comanda il fermo lavoro e richiede la cassa integrazione per “adeguare i flussi produttivi alle richieste di mercato”, come recitano sempre i comunicati. Questa senso critico dell’operare non lo sentirete dire dai sindacati e sindacalisti “accomodanti” che ormai girano tra le linee di lavoro come veri politicanti, solo nel periodo delle votazioni. Si sono ridotti a comunicare tramite messaggi se un lavoratore deve fare cassa o deve tornare a lavoro (e non dovrebbero farlo loro ma l’azienda!) e l’unico momento che li vediamo in fermento è quando c’è il periodo della compilazione del 730 che non sanno fare neanche loro e devono solo consegnarlo alla loro sede.

Uno scenario abominevole che impone di cambiare gestione delle fabbriche, del sindacato, del nostro modo di vivere insomma.

Il partito Comunista vuole infondere coraggio e senso critico a tutti i lavoratori FCA ricordando le parole di un signore 170 anni fa: “abbiamo da perdere solo le nostre catene”.

 

 

 

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