[Discorso tenuto il 25 aprile 2021, in occasione della manifestazione–presidio indetta dal Partito Comunista e dal Comitato 27 febbraio a Milano, in viale Rimembranze di Lambrate.]
Che cos’è stata la Resistenza a Milano?
Milano è stata la capitale della Resistenza partigiana antifascista. Qui sono nate le Brigate Garibaldi, qui avevano sede il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia e il Corpo Volontari della Libertà (CVL), che hanno diretto le operazioni militari e insurrezionali contro i proclami attendisti degli anglo-americani, dei clericali e dei liberali. Qui hanno lottato migliaia di uomini e donne, per lo più persone semplici e operai. È grazie ai loro sacrifici se il popolo italiano ha potuto riscattarsi almeno in parte dalle atrocità di cui si è reso responsabile il regime fascista, appoggiato per 20 anni, dobbiamo sempre ricordarlo, dagli industriali, dai Savoia e dalla Chiesa.
Da diversi decenni va avanti un violento revisionismo storico teso ad accomunare fascisti e comunisti, una campagna sostenuta anche da settori della sinistra “democratica” con cui non vogliamo avere niente a che fare; di qui il senso di questa piazza. Dobbiamo ricordare a costoro che non tutti i partigiani erano comunisti – è vero – ma tutti i comunisti erano partigiani, giudicati i “più coraggiosi tra i coraggiosi” perfino dagli storici più moderati. Di fatto, i comunisti hanno incarnato l’anima, la maggioranza del movimento partigiano.
Io sono un insegnante e ogni anno, quando faccio lezione ai miei alunni, ricordo la storia di Giovanni Pesce, il comandante Visone, mandato a Milano da Secchia a riorganizzare i GAP, Gruppi di Azione Patriottica. Ricordo in particolar modo l’episodio in cui Pesce, agendo da solo, ha giustiziato Cesare Cesarini e le sue due guardie del corpo. Cesarini era stato responsabile della schedatura e della deportazione di decine di antifascisti e operai nei lager nazisti. Era un fascista, un collaborazionista, un simbolo concreto dell’oppressione. Per queste azioni Pesce all’epoca era considerato un terrorista, oggi lo ricordiamo come un eroe di guerra, un eroe della patria.
Ma Pesce non è stato solo questo. Ai miei studenti racconto anche della sua relazione con Onorina Brambilla, nome di battaglia “Sandra”, anche lei gappista, catturata, torturata, deportata dai nazisti in un lager, ma sopravvissuta. Alla fine si sono sposati e hanno passato la vita insieme.
Nel libro Senza Tregua, diventato uno dei manifesti della memoria partigiana, Giovanni Pesce ricorda che “i gappisti furono uomini che amavano la vita, la giustizia; credevano profondamente nella libertà, aspiravano a un avvenire di pace, non erano spronati da ambizione personale, da arrivismo, da calcoli meschini. Erano dei ‘superuomini’? No di certo. Erano soltanto degli uomini, ma degli uomini dominati dalla volontà di non dare mai tregua al nemico”.
I veri partigiani sono stati questo: soltanto uomini e donne, ma animati dalla volontà di liberare la patria dall’invasore tedesco e dal regime fascista, costruendo una nuova società, una società socialista. Questi uomini volenterosi che amavano la vita sono diventati i migliori combattenti grazie ad un partito d’avanguardia leninista, disciplinato e solido, il partito comunista.
Noi abbiamo ancora bisogno di uomini e donne volenterosi per riprendere quella lotta iniziata dai partigiani e ancora oggi attuale. Il fascismo aperto non c’è, è vero, ma c’è ancora la dittatura di Confindustria, dei padroni, della grande finanza, una dittatura per molti invisibile, e proprio per questo, più subdola e pericolosa. Ancora c’è un’Italia subalterna a interessi stranieri organizzati nell’UE e nella NATO. Ancora c’è tanta gente che non ha una casa, un lavoro, e non sa come arrivare a fine mese. Nuovi problemi sono nel frattempo sorti, senza che fossero stati risolti i vecchi. Noi vi diciamo che la borghesia, questo governo, le attuali forze politiche presenti in Parlamento non sono in grado di risolvere questi problemi, anzi ne sono la causa. Serve un cambio di sistema. Serve una rivoluzione, perchè non c’è antifascismo senza anticapitalismo. Dobbiamo portare a termine quel che è rimasto in sospeso il 25 aprile di 76 anni fa. Abbiamo bisogno di nuovi partigiani per organizzare una rivoluzione contro questo capitalismo che soltanto nell’ultimo anno ha lasciato morire oltre 100 mila italiani di Covid. Dobbiamo ribellarci a misure dittatoriali e illiberali che invece di risolvere i problemi della pandemia, servono solo a controllarci meglio, con la connivenza dei media che continuano a raccontarci menzogne ogni giorno che passa. Dobbiamo opporci alle guerre che gli Stati Uniti vogliono fare contro la Cina e la Russia, contro cui vogliono trascinarci, rischiando di portarci all’estinzione della specie umana. Dobbiamo prendere coscienza che viviamo in un moderno totalitarismo e che dobbiamo lottare per il nostro futuro, per noi stessi, per contare qualcosa, contro un sistema che non ci considera, che ci tratta come schiavi. Noi non viviamo per lavorare o almeno non dovremmo vivere per lavorare, dovremmo lavorare meno e tutti per vivere dignitosamente. Così come 76 anni fa i nostri nonni e bisnonni hanno potuto liberare questa città e l’intero nord Italia prima dell’arrivo delle truppe alleate, oggi possiamo liberarci da una borghesia parassitaria che sfrutta la crisi per incrementare il proprio potere. Da soli però non possiamo fare nulla. Uniti e organizzati possiamo fare tutto.
Questa piazza e la presenza di tanti compagni e compagne sono la testimonianza viva del tentativo di costruire un’ampia unità politica a partire da contenuti concreti: lavoro, casa, sanità, istruzione, diritti sociali e civili. Su questi temi abbiamo costruito un solido programma per la città di Milano ed è anche per questa serietà politica che ho accettato di rappresentare il Partito Comunista come candidato sindaco alle prossime elezioni comunali. Tutti noi siamo uomini e donne semplici ma volenterosi e sappiamo di dover portare avanti la resistenza anche dopo queste elezioni, ispirandoci all’esempio di Giovanni Pesce e dei tanti caduti per la patria e per il socialismo. È per questo che pochi giorni fa mi sono deciso a chiedere formalmente la tessera del Partito Comunista per entrare in questa splendida comunità. Invito tutti coloro che ascoltano questo messaggio a fare altrettanto.
Uniamoci contro il governo delle banche e dei padroni.
Uniamoci per un’Italia libera, sovrana, popolare e socialista.
Ora e sempre Resistenza!
Alessandro Pascale