Una testimonianza di un giovane di oggi
Buongiorno a tutti, compagni e compagne,
mi chiamo Mattia, ho 18 anni, e vengo da Terracina, sono un maturando e sono stato, nelle ultime due estati, impegnato nel mio lavoro da assistente bagnanti.
Vorrei esternarvi la mia esperienza personale da lavoratore e da studente.
Vorrei esordire dicendo che, oltre alla scuola, io ho sempre dato grande importanza allo sport, probabilmente anche più importanza di quanto non ne abbia dato alla scuola, essendo la mia una piccola realtà di provincia, inizialmente non avevo molta scelta, quindi mi sono tuffato nel mondo del nuoto probabilmente in un’età anche tardiva, 11 anni, e comunque per affrontare gli spostamenti necessari a completare il mio allenamento e per i costi, spesso salati, mi sono dovuto affidare alla mia famiglia.
Nel tempo per me il nuoto agonistico era diventato in assoluto la cosa più importante, potevo vivere serenamente senza vedere amici e parenti per mesi, ma anche solo un giorno senza nuoto, mi faceva impazzire… anche per questo con l’avvento dei miei numerosi infortuni, e con il gravare delle spese mediche sostenute dalla mia famiglia, ho iniziato autonomamente ad informarmi su un qualcosa che garantisse una formazione omogenea a tutte le persone, senza favoritismi, un qualcosa che garantisse eguali possibilità, di praticare lo sport, di ricevere un’istruzione, di essere curati, in maniera gratuita, veramente gratuita, un qualcosa che facesse poi lavorare tutti gli uomini, nelle cose che loro avevano imparato a fare senza discriminarne nessuno, perché il lavoro e di tutti, il lavoro è un diritto ed il lavoro rende liberi.
Ed è così che ho scoperto il comunismo. Qualcosa di perfetto, scientificamente, logicamente inattaccabile, storicamente nelle sue applicazioni vincente, che ripudia la guerra in ogni sua forma, se non nella misura in cui la guerra serva a liberare i popoli.
Mio padre non è mai stato un uomo dotto nella politica, ma mi ha insegnato l’amore per lo sport, e mi ha insegnato che tutti gli uomini nascono uguali, muoiono ugualmente, ma purtroppo vivono in maniera diversa. Grazie alla sua esperienza di bracciante agricolo sfruttato, io ho capito che non valeva semplicemente la pena di studiare per non essere sfruttato, o per sfruttare qualcun altro, ma ho capito che lo studio aveva l’unico fine di non permettere più a nessun uomo di sfruttarne un altro.
Durante il terzo anno di liceo, ad educazione fisica, mi ruppero il ginocchio e non si può di certo dire che l’assicurazione ricoprì interamente le spese necessarie. Curarmi … ma non fu tanto quello il problema, quanto il fatto che dopo essermi reinventato con tutta la mia passione in un altro sport il canottaggio, avevo fallito anche in quello, la scuola mi aveva portato via quello che più amavo, e finii anche per farmi bocciare.
Non fu facile accettare la cosa, ma decisi di rimboccarmi le maniche e lavorare, perché solo il lavoro mi avrebbe ridato quello che mi era stato portato via da questa sporca società.
Vorrei farvi vedere il mio curriculum. In 2 anni avrò cambiato 7/8 posti di lavoro, ho una causa in corso, ma si sa, questa è la tanto amata flessibilità.
Ora grazie al lavoro, e mi costa caro dirlo, anche grazie ad una scuola privata, che chiaramente mi sono pagato da solo, ora sono al 5° anno e mi sono ripreso quello che era il mio poto a scuola, sapevo che non sarebbe stato facile, ma me la stavo cavando
Poi e arrivata per noi tutti l’ennesima disgrazia, questo virus, che a causa dei tagli apportati alla sanità, ci ha sicuramente fatto soffrire più del dovuto. Questa per me personalmente è solo una sfiga tra tante.
Non mi piace ritenermi un ragazzo sfortunato. Le persone sfortunate sono ben altre, sono i ragazzi che non possono permettersi una connessione decente, ma anche un maledettissimo computer, e parliamo di una famiglia italiani su 3. Gli sfortunati sono i figli, i padri ed i fratelli dei morti sul lavoro, gli sfortunati sono i poveri abitanti del terzo mondo, che per sopravvivere e dare da vivere ai lor figli, ogni giorno devono essere sfruttati e soffrire la fame. Sfortunati sono coloro che non possono dormire tranquillamente nemmeno una notte senza sentire il rumore degli spari.
Noi non siamo qui per fare la carità, quella lasciamola fare alla chiesa, all’ipocrita chiesa, noi siamo qui perché tutti abbiano una casa, un lavoro, una vita da vivere sereni, in felicità, la vera libertà.