Il 3 e 4 ottobre si è svolta la due-giorni di riunione dei Ministri della Difesa della NATO, nel nuovo quartier generale dell’alleanza imperialista atlantica a Bruxelles; sullo sfondo la preparazione della guerra su tutti i fronti con uno sguardo rivolto alla Russia e all’intensificazione delle rivalità inter-imperialiste per il controllo delle risorse, quote di mercato e vie di comunicazione.
Tra le questioni principali in agenda, quella del nucleare e la sicurezza informatica. Particolarmente rilevante la questione nucleare, con la riunione del Gruppo di Pianificazione Nucleare della NATO a seguito delle dichiarazioni del Segretario Generale Stoltenberg che ha denunciato pubblicamente la violazione da parte di Mosca della “Convenzione sulle armi nucleari a raggio intermedio” (Intermediate-Range Nuclear Forces – INF). Secondo gli USA, la Russia avrebbe sviluppato un nuovo sistema di questo tipo, il missile da crociera 9M729 Novator con un’autonomia di 5500 Km, schierato su due postazioni missilistiche Iskander. L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso la NATO, Kay Bailey Hutchinson, ha fatto riferimento alla dottrina dell’“attacco preventivo” avvertendo che gli Usa potrebbero ricorrere «a contromisure» come «l’eliminazione dei missili» che Mosca «sta sviluppando». «Gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di violare il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), ma potrebbero essere costretti a farlo a causa della Russia. Arriverà un momento in cui l’America deciderà quale strada intraprendere. Washington non tollererà la presenza di quelle armi in Europa o altrove. Quel missile metterebbe a rischio i nostri alleati in Europa e potrebbe colpire l’Alaska. Quindi è nel nostro interesse, anche del Canada».
Stoltenberg ha espresso «preoccupazioni per la violazione da parte della Russia del trattato INF», supportando le affermazioni dell’ambasciatrice USA dicendo che: «Tutti gli alleati sono assolutamente d’accordo sul fatto che è estremamente importante che la Russia rispetti in modo trasparente l’INF. Perché l’INF è una pietra miliare della sicurezza europea», sottolineando che «ogni violazione di questo accordo sarà preso molto sul serio dagli alleati della NATO».
Inoltre, come richiesto dal Segretario della Difesa degli USA, Matis, è stato riproposto il tema del drastico aumento delle spese militari agli stati membri della NATO. Mentre l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, ha sottolineato i temi delle minacce informatiche e la mobilità militare. In questo ambito, i Paesi Bassi hanno mosso nuove accuse contro i servizi segreti russi per aver sferrato un attacco cibernetico “ostile” contro l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche con sede in territorio olandese. Stoltenberg rinfuocando le accuse alla Russia ha dichiarato che «la Nato continuerà a rafforzare le sue capacità di difesa e deterrenza nell’ambito cyber», nel quale sta facendo «ampi progressi», grazie alla messa in piedi di un nuovo “Centro per le operazioni cibernetiche”, che si avvale anche dei progressi nella creazione di «squadre di supporto – ai Paesi Nato – per contrastare le minacce ibride» e continuerà a «rafforzare la capacità di cyber-resilienza”, integrando «le capacità informatiche nazionali nelle missioni e nelle operazioni NATO». Il segretario della Difesa USA Mattis è intervenuto a fine riunione sulla questione, dichiarando che dal momento che gli attacchi stanno diventando più «frequenti, complessi e distruttivi», gli Stati Uniti e altri membri Nato renderanno disponibili le proprie capacità di cyber warfare a chi ne avrà bisogno. «Gli Stati Uniti, come il Regno Unito, la Danimarca, i Paesi Bassi e l’Estonia, forniranno contributi nazionali in materia cyber per aiutare la Nato a combattere in questo importante settore», ha spiegato Mattis. I rappresentanti dell’UE, Mogherini e Tusk, in una dichiarazione congiunta hanno condannato l’atto come «aggressivo» e «deplorevole».
Focus anche sulla situazione nel Mar Nero. Stoltenberg lamenta l’intensificazione da parte della Russia della sua «attività aggressiva» nel Mar d’Azov contro l’Ucraina, affermando che la NATO continuerà a fornire «sostegno politico e pratico» (ad es. formazione e fornitura di materiale) collaborando con Kiev per «rispondere a qualsiasi rischio che minaccia la sovranità e integrità del Paese». Allo stesso tempo, si rafforza la stretta sulla Georgia per strapparla dall’orbita russa. «La Georgia è uno dei nostri partner più stretti e un paese con ambizioni di aderire alla NATO», ha detto Stontenberg, aggiungendo che NATO-Georgia stanno lavorando a stretto contatto sulla «sicurezza» nel Mar Nero, definendola «priorità strategica» per entrambi. A tal proposito è stata programmata una esercitazione congiunta per il prossimo marzo. Attenzione rivolta anche all’area dei balcani, dove sale sempre più la tensione (ad esempio nel quadro dell’accordo sulla FYFOM) e la competizione con la Russia, con l’annuncio del più grande “Esercizio di soccorso d’emergenza” organizzato dalla NATO con 40 paesi partecipanti in Serbia. «La prossima settimana andrò di nuovo nella regione balcanica e visiterò Belgrado, Zagabria e Lubiana. E in Serbia, parteciperò al nostro più grande esercizio di soccorso d’emergenza con 40 paesi partecipanti», ha dichiarato Stoltenberg aggiungendo che «Questo è il primo esercizio di questo tipo in Serbia, e riflette una partnership forte e molto apprezzata tra la Serbia e la NATO. In Serbia verranno ben 830 membri dell’alleanza militare, ovvero 24 squadre internazionali provenienti da 37 paesi».
Tutto pronto per la più grande esercitazione NATO dalla fine della Guerra Fredda
Sarà la più grande dalla fine della Guerra Fredda, superando anche quelle altrettanto maestose degli ultimi anni. Parliamo dell’esercitazione “Trident Juncture 2018”, cui vertice dei ministri ha affinato ultimi dettagli, che inizierà il prossimo 25 ottobre fino al 7 novembre, sotto il comando del Comandante del Joint Force Command di Napoli, concentrandosi sulla Norvegia centrale e orientale, le aree circostanti dell’Oceano Atlantico settentrionale e il Baltico, tra cui l’Islanda e lo spazio aereo svedese e finlandese. Coinvolgerà circa 45.000 militari e personale provenienti da 31 paesi e partner della NATO, con circa 150 aerei, 60 navi e oltre 10.000 veicoli. Simulerà «la reazione collettiva della NATO a un attacco armato contro un paese alleato» ha spiegato Stoltenberg e metterà fondamentalmente alla prova le capacità della NATO di condurre le sue forze attraverso l’Europa e l’Atlantico su un ampio fronte di conflitti, testando – oltre ai soliti scenari di guerra – il trasporto e la logistica.
Stoltenberg ha dichiarato inoltre che «stiamo assistendo a una Russia più forte, che ha realizzato un grande rafforzamento delle sue capacità militari, modernizza le sue capacità militari, organizzati grandi esercitazioni e modernizza la sua capacità nucleare. E cosa più importante, è disposta ad usare la sua forza contro i suoi vicini, come abbiamo visto in Georgia e Ucraina», aggiungendo che ciò che sta facendo la NATO è qualcosa di «difensivo e proporzionato» come risposta a questo che necessita di un «ambiente di sicurezza più esigente».
Tale esercitazione, che si svolge annualmente (nel 2015 fu svolta in Sicilia), arriva dopo le massicce esercitazioni militari congiunte del Vostok 2018, svolte a settembre nella Russia orientale, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di truppe russe e cinesi, decine di migliaia di carri armati e altri veicoli militari, insieme ad un piccolo contingente di truppe mongole. Trident Juncture 2018 è progettata per aumentare l’interoperabilità tra le forze alleate e partner per rispondere rapidamente ed efficacemente a una minaccia esterna, identificata nell’aggressione russa. L’obiettivo è la preparazione per «operazioni militari su larga scala» in condizioni difficili, afferma Stoltenberg, aggiungendo che «esercitazioni come queste rendono la NATO più pronta a contrastare qualsiasi aggressione, se necessario».
Le Forze Armate italiane parteciperanno all’esercitazione, con circa 1.200 uomini e donne dei reparti che costituiscono la VJTF (Very High Readness Joint Task Force), l’unità d’intervento rapido dell’Alleanza in ogni parte del mondo, la cui responsabilità è a rotazione annuale tra i Paesi membri.
Fronte Sud
Il Vertice dei ministri della Difesa NATO si è mosso simultaneamente su più direzioni: dalla «difesa collettiva» in Europa contro una «Russia più aggressiva» alla «gestione delle crisi e minacce provenienti dal sud», in particolare Nord Africa e Medio Oriente. Oltre ai modi per garantire spostamenti rapidi delle forze in tutta Europa e tra Europa e Nord America, sono stati anche oggetto di approfondimento i modi per migliorare la risposta della Nato alle sfide nella “sicurezza nel sud”, esaminando l’attuazione della struttura adattata del comando Nato che sostiene la risposta alle «sfide» provenienti da qualsiasi direzione. Parte di questo adattamento della NATO alle nuove esigenze del confronto inter-imperialista è anche il rafforzamento del comando con due nuove amministrazioni, una negli USA e l’altra in Germania, con uno staff di 1.200 persone, specializzate nel trasferimento rapido del personale, mezzi e equipaggiamenti sui fronti di conflitto.
Il Mediterraneo centrale e orientale diviene crocevia fondamentale, come dimostrato dagli eventi in Siria, con dispiegamenti sempre più intensi di navi da guerra di paesi NATO (USA e Francia su tutti) e Russia. Come più volte abbiamo scritto, il cosiddetto Fronte Sud è di primaria importanza anche per l’espressione degli interessi e ambizioni dell’imperialismo italiano – con il patrocinio USA – sotto il mantello del controllo dei flussi migratori e della sicurezza internazionale come dimostra anche la missione in Niger e le dispute in Libia. Soddisfazione infatti è stata espressa dal Ministro della Difesa italiano Trenta secondo cui «gli Alleati hanno dato il via libera a un nuovo modello di pianificazione per il Sud», ovvero di «studio delle nuove minacce, mutevoli, che ci riguardano direttamente». «Per la prima volta, dopo decenni, l’Alleanza oltre a guardare ad Est inizierà dunque a guardare anche al Mediterraneo, un’area di forte interesse per l’Italia» con un approccio a 360°, precisando che il governo italiano «rispetta le legittime preoccupazioni degli alleati e offre il proprio contributo sempre, anche laddove in passato lo avevamo ritenuto secondario».
Insomma, dietro i toni trionfalistici ormai marchio di fabbrica dell’attuale governo, si confermano obiettivi e linea strategica portata avanti dai governi precedenti e condivisa da tutta l’architettura politica e statale borghese sul coinvolgimento totale del nostro paese, dei nostri territori, dei nostri militari e delle nostre risorse economiche nei pericolosi e antipopolari piani di guerra e interventi della NATO nell’ambito della competizione inter-imperialista, sia interna che esterna alle attuali alleanze.
Spese militari e nuovi sistemi d’armi
«Stiamo rafforzando la deterrenza e la difesa della NATO – afferma il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica nella conferenza stampa a conclusione dei lavori – e una più equa condivisione degli oneri sta alla base» di questo percorso. Gli alleati mostrano un senso di urgenza ad aumentare gli investimenti in difesa, per procedere su tutti gli aspetti della condivisione degli oneri «denaro, capacità e contributi alle missione e alle operazioni» viene riportato da Agenzia Nova. Secondo Stoltenberg i progressi ci sono e questo «sarà il quarto anno consecutivo di aumento della spesa per difesa», ma bisogna fare «ancora molta strada». Gli alleati si sono impegnati «ad avere piani nazionali credibili e mi aspetto – continua Stoltenberg – aumenti reali delle spese per la difesa ogni anno e un percorso realistico che arrivi al 2 per cento del Pil». Entro la fine di questo anno, gli alleati «riferiranno sui piani nazionali» e tali piani verranno discussi nella riunione ministeriale della difesa a febbraio. Gli alleati dovrebbero investire anche «in nuove capacità e dare contributi alle missioni e operazioni. Si tratta di equità, ma riguarda la nostra sicurezza in un mondo imprevedibile».
Le parole, riportate dall’Ansa, dell’ambasciatrice USA presso la NATO rivolte al governo italiano sono emblematiche: «L’Italia sta facendo un grandissimo lavoro in Afghanistan, ed è un prezioso membro dell’Alleanza, sta aumentando la spesa per la difesa e la incoraggiamo a farlo di più, perché ha la capacità di essere un importante» elemento nella Nato, ha spiegato in collegamento telefonico con un gruppo di giornalisti, alla vigilia della ministeriale Difesa Nato. In generale, ha spiegato Hutchinson: «Tutti i membri dell’Alleanza hanno iniziato ad andare nella giusta direzione, nell’aumentare la spesa per la difesa. L’Italia è uno dei Paesi che sta incrementando». Notizia di questi giorni infatti che, al contrario di quanto promesso in campagna elettorale, l’Italia, su particolare richiesta degli USA, mantiene la missione in Afghanistan riducendo solo di 100 unità il suo contingente rispetto ai 250 previsti dal precedente governo.
In tale contesto, il Vertice ha affrontato anche lo sviluppo di nuovi strumenti di guerra, che sono stati firmati anche dal governo italiano M5S-Lega. In particolare, una dichiarazione congiunta di intenti per lo sviluppo di nuovi sistemi marini senza equipaggio (UAV) è stata firmata dai ministri della difesa di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti. La Dichiarazione attua le indicazioni del Vertice NATO di luglio per il rafforzamento della struttura navale. Come dichiarato dalla NATO, questi mezzi renderanno l’alleanza più efficace in aree critiche come il rilevamento e la rimozione di mine, e il monitoraggio dei sottomarini. «In collaborazione con i tradizionali strumenti navali, questi sistemi senza pilota aumenteranno sia la nostra consapevolezza della nostra situazione che il controllo dei mari».
Un altro programma della NATO che vedrà la partecipazione dell’Italia, insieme a Francia, Germania, Spagna, Turchia, Grecia, Canada e Polonia è rivolto allo sviluppo di una nuova cooperazione navale e aerea per il controllo di vaste aree marine, guerra antisottomarino, spionaggio ecc.
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