*di Enzo Pellegrin
Il teatrino delle forze politiche cittadine si concentra in questi giorni sull’iscrizione del sindaco Appendino nel registro degli indagati, per falso ideologico nel bilancio comunale.
Ad Appendino e al factotum Giordana viene contestato di aver mentito su un debito di 5 milioni di Euro che il Comune doveva restituire alla REAM (immobiliare legata alle fondazioni bancarie), una volta che aveva deciso di condividere la decisione della Giunta Fassino di affidare lo sfruttamento dell’Area ex Westinghouse alla cordata Amteco Majora (leggi Esselunga).
Dallo sfruttamento commerciale dell’area, la giunta riceverà 19,5 milioni di Euro da Amteco Majora, ma così decidendo avrebbe dovuto restituire a REAM i 5 milioni che aveva pagato al Comune per il suo diritto di prelazione, Soldi che l’amministratore di Ream gli aveva puntualmente richiesto indietro con lettera del 6 dicembre 2016.
Giordana, con il concorso della sindaca avrebbe chiesto al funzionario comunale che istruisce il bilancio di citare solo le entrate dell’operazione ex Westinghouse, ma non le uscite (5 milioni). Giordana sperava in una dilazione da parte di REAM che poi in effetti è avvenuta.
Cosmesi di bilancio: si voleva far vedere di avere a disposizione 19 milioni anzichè 19 milioni meno cinque di perdita?
Sono forse questi cavilli legali il problema delle classi popolari della città?
Certo, quando erano all’opposizione, i sodali della Appendino hanno sempre levato gli strali contro simili operazioni cosmetiche, gridando alla “mancanza di onestà” o di trasparenza.
Legittimità o meno di questi trucchi da ragioniere, il problema vero resta invece la clamorosa retromarcia sul destino dell’area ex Westinghouse.
Anche lì, quand’erano sui banchi all’opposizione, Appendino e soci gridavano al consumo del verde e del territorio, organizzavano manifestazioni e comitati per denunciare la giunta Fassino, la quale – per fare cassa – consumava territorio nell’ennesima area commerciale.
Appena in carica, la giunta Appendino ha fatto le stesse ed identiche cose del suo predecessore, per fare cassa, rimangiandosi completamente le promesse elettorali al “Comitato ex Westinghouse” dei cittadini di san Paolo.
La cordata Amteco Maiora confermata dalla Giunta Appendino prevederebbe – nella capitale degli sfratti e dell’emergenza abitativa – un inutile ed ennesimo centro congressi ed un’area “Aspi” (leggi ennesimo centro commerciale), in cui sono coinvolti Novacoop ed Esselunga.
I soldi dell’operazione vanno in modo altisonante alla “cultura”, quando nelle periferie si soffre perchè ci sono case senza gente e gente senza case.
Un nuovo centro commerciale a Coop ed Esselunga arriva poi in una città ed in una regione in cui la grande distribuzione annuncia imponenti chiusure e licenziamenti per la crisi di settore, dovuta anche a concorrenti come Esselunga, che notoriamente riducono i costi sulla pelle dei diritti e del salario dei lavoratori.
I padroni del commercio non si fanno problemi ad aprire punti vendita per rubare quote di mercato ai concorrenti, tanto, se funziona chiuderà l’unità del concorrente, se non funziona chiuderà ed andrà da un’altra parte. Chi ci rimette sono sempre i lavoratori che vengono licenziati da uno o sfruttati dall’altro.
Il saldo occupazionale e sociale di queste operazioni di cassa è sempre negativo.
Ovviamente a pagare sono le classi popolari.
I padroni mai.
La contraddizione del sindaco torinese non sono le sue vicende giudiziarie più o meno fondate, non sono le cosmesi più o meno legittime del bilancio “come facevan tutti”, sono l’assenza di una seria politica occupazionale, sono i tagli dei servizi sociali, il menefreghismo della grave emergenza abitativa, tamponata solo con un social-housing caro alle fondazioni bancarie (che per questo concedono facilmente dilazioni) ma che genera affitti comunque insostenibili dai sempre più numerosi poveri e disoccupati che crescono nella nostra città.
Gente senza lavoro, senza case, senza diritti, ma pieni di centri commerciali ed opere inutili.
Gente che non ha soldi per comprarsi macchine in regola con l’ultima delle normative ambientali, ma che non ha neppure soldi per pagarsi i cari abbonamenti ai trasporti (sempre più pochi e tagliati), su cui si promettono da mesi riduzioni che non vengono fatte mai.
Il bilancio che interessa è quello di fine mese delle fasce povere e popolari, quelli dei lavoratori in difficoltà e quelli dei disoccupati, che devono far fronte alle esigenze della propria famiglia in un comune che non ti fornisce più nulla e che ti esternalizza gli asili, quando non ti fa pagare i nidi a caro prezzo, bilanci che vengono aggrediti dalle stesse banche con cui si spuntano accordi o dilazioni, in quel circo di opere inutili, centri commerciali inutili, centri congressi inutili, che è l’area ex Westinghouse e le altre aree commerciali in programma nel piano urbanistico pentastellato.
Alle opere inutili la sindaca si proclamava contraria nella propaganda elettorale: i voti dei movimenti fanno comodo. Ora, il suo vicesindaco Montanari, specchio per le allodole della sinistra radical, rivendica come i suoi predecessori del PD che l’urbanistica porta soldi.
A Roma come a Torino, il cemento è sempre in sella con i nuovi occupanti del potere.
Alle opere inutili essi diventano meno contrari, quando fruttano 19,5 milioni (meno 5), per non-risolvere i problemi più gravi delle periferie, ancora una volta illuse.
Il problema vero sono i posti di lavoro, la decadenza industriale di Torino e dell’Italia, l’assoluta mancanza di servizi sociali.
Tutto ciò, ai profitti del blocco di potere torinese, sempre il medesimo da Castellani ad Appendino, interessa nulla.