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Quelle bombe “made in Italy” per massacrare civili in Yemen

È di ieri una video inchiesta del New York Times che svela ciò che da tempo veniva denunciato da più parti: le bombe e gli armamenti utilizzati in Yemen dall’Arabia Saudita, spesso contro la popolazione civile, provengono dall’Italia. Si tratta di armi e ordigni fabbricati da un’azienda tedesca, la RWM, stanziata in Sardegna a Domusnovas, una cittadina del Sulcis.

Oltre 40 milioni di euro in bombe e armamenti, partiti da Cagliari, sarebbero stati venduti all’Arabia Saudita negli ultimi 2 anni. La vendita è stata formalmente autorizzata quando l’Arabia Saudita non era ancora in guerra con lo Yemen e impegnata in operazioni contro lo Stato Islamico, ma nulla è cambiato quando queste armi sono state utilizzate contro la popolazione yemenita.

Il Ministero degli Esteri italiano si è subito difeso: «L’Italia osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale ed internazionale in materia di esportazione di armamenti e si adegua sempre ed immediatamente a prescrizioni decise in ambito Onu o Ue. L’Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea».

Il Governo, insomma, cita in ballo il diritto internazionale e l’assenza di misure di embargo contro l’Arabia Saudita, ma non si scompone dinanzi ad atti e decisioni che sono in palese contraddizione con la legge italiana, che vieta la vendita di armamenti a paesi in guerra, e persino con la Costituzione che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie. Tanto meno si scompone dinanzi all’evidenza delle violazioni dei diritti umani in Yemen da parte delle forze saudite, che colpiscono indiscriminatamente donne e bambini, e che per questo secondo il diritto internazionale comporterebbe il divieto di esportare armi.

La vicenda della RWM da tempo divide la Sardegna e i cittadini del territorio. Uno degli argomenti più utilizzati è quello del lavoro: la fabbrica deve restare aperta e continuare a lavorare, altrimenti in tanti resteranno senza lavoro. Un argomento comprensibile, ma si possono contrapporre gli interessi dei lavoratori sardi a quelli delle popolazioni yemenite vittime di una guerra ingiusta e criminale? Si può parlare di un’alternativa fra le bombe e il lavoro?

Sulla vicenda si è espresso oggi Marco Rizzo del Partito Comunista, che ha attaccato il governo italiano e proposto la riqualificazione degli stabilimenti: «L’inchiesta del New York Times apre un vaso di Pandora in parte già noto, l’Italia in Yemen è complice di un genocidio. La Farnesina si giustifica citando il diritto internazionale e l’assenza di un embargo internazionale contro l’Arabia Saudita, ma la nostra legge vieta di vendere armi a paesi in guerra. È evidente che l’interesse viene prima di tutto, un paese serio non cercherebbe alibi ma sospenderebbe la produzione negli stabilimenti RMW in Italia iniziando un processo di riconversione industriale, cessando ogni flusso di armi verso l’Arabia Saudita e ogni forma di sostegno anche economico. Invece si preferisce cercare giustificazioni per negare la compromissione di questo governo con un paese criminale, ma che fa comodo perché alleato dell’imperialismo».

1 Comment

  1. Ottaviano Evola ha detto:

    Già da tempo si sapeva che da Domusnovas partivano armi per l’Arabia Saudita!L’Italia c’è dentro fino al collo,in barba alla costituzione e non solo questo,vedi la vicenda muos di Niscemi.Il vero problema è che abbiamo politici corrotti e servili verso il potere imperialistico.

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