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Repressione anticomunista in Polonia e in Brasile

Polonia

Il Partito Comunista della Polonia (KPP) ha denunciato «una nuova ondata della politica persecutoria» dello Stato polacco contro i comunisti. Nel comunicato internazionale pubblicato su solidnet si afferma che «l’Ufficio del procuratore ha emesso un dispositivo che fa proseguire l’iter del fascicolo inerente alla persecuzione dei militanti del KPP e della redazione del periodico ‘Brzask’». I militanti comunisti polacchi sono accusati, ricordiamo, di «promuovere un regime totalitario».

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«Il 2 febbraio,» – si legge nel comunicato – «il procuratore regionale di Katowice, ha affermato che “riferendosi all’ideologia marxista leninista si indica l’appoggio ad un sistema politico totalitario”, procedendo contro la risoluzione del tribunale di Dabrowa Gornicza che aveva interrotto il procedimento penale che dura da un anno». 

I comunisti polacchi ricordano che «la prima sentenza su questo caso fu rilasciata il 31 marzo 2016» in cui – «quattro membri del KPP e della redazione del periodico ‘Brzask’ sono stati condannati a 9 mesi di lavori socialmente utili e multe per “riferimenti diretti al sistema comunista e al marxismo-leninismo”.» 

In seguito, «il 26 gennaio il tribunale ha preso la decisione di sospendere il caso: nella sentenza s’era stabilito che il KPP e il periodico ‘Brzask’ agivano nella piena legalità. La corte non ha rilevato alcuna promozione dei regimi totalitari nelle pubblicazioni in questione». Inoltre, «s’è aggiunto che “l’identificazione con l’ideologia comunista non è sottoponibile a punizione”. Dieci giorni prima di questo verdetto, uno degli accusati, Marian Indelak, è morto».

Ora – conclude il comunicato – «il caso è passato al tribunale distrettuale di Katowice.»

Brasile

Negli stessi giorni, anche il Partito Comunista Brasiliano (PCB) ha informato su un caso di repressione statale anticomunista denunciando in un comunicato «la brutalità della Polizia Militare Brasiliana» – organo repressivo dello Stato borghese – «contro la militante del PCB e dell’Unione della Gioventù Comunista, Taly Nayandra Figueira dos Santos», attivista indigena e militante comunista candidata a sindaco della città di Manaus, capitale della Amazzonia.853px-PCB_logo.svg

Nel comunicato il PCB afferma che la ventiduenne compagna Taly Nayandra è stata arrestata arbitrariamente «dalla Polizia Militare locale, sabato 25 febbraio, e ha subito torture fisiche e psicologiche per più di un’ora fino a perdere i sensi». Nayandra è stata collocata in una stanza isolata ed è stata «duramente picchiata da agenti di polizia con pugni, schiaffi e calci in viso». Dopo esser stata sottoposta a questa tortura fisica ma anche psicologica è stata lasciata sola in una strada del quartiere di São Raimundo a Manaus con la minaccia di esser sparata. Secondo il PCB, è evidente che le ragioni dietro l’arresto e la tortura «sono strettamente politiche e scioviniste». «Tale situazione è inaccettabile. Siamo in attesa di una risposta da parte della polizia militare su quanto accaduto e prenderemo le necessarie decisioni per far sì che un altro crimine non resti impunito», dice il comunicato dell’organizzazione locale del PCB affermando che non si fermerà la lotta contro la repressione, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la lotta per la rivoluzione socialista.

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