La vicenda del sindaco Lucano di Riace dimostra – per chi ne avesse ancora necessità – come sia impossibile all’interno di questo sistema borghese avere reali spazi di manovra all’interno delle istituzioni per condurre anche solo una politica degna di esseri umani. Gli spazi di riformismo in Italia e nel mondo si sono chiusi da tempo.
La Procura ha escluso la sussistenza di reati sulla gestione di fondi, o qualsiasi forma di corruzione personale. Pertanto quello di Lucano non è un caso paragonabile ai tanti di utilizzo della propria posizione nelle istituzioni per arricchimento o scambio di voti o altre ipotesi di fini personali. Si tratta di un chiaro atto di disobbedienza politica ad una legge ingiusta, che solo chi non concepisce la differenza tra giustizia e mera legalità borghese può equiparare a un crimine.
D’altro lato, non si deve dimenticare che le leggi in questione sono frutto anche dei governi guidati dal Partito Democratico, che oggi impersona la parte del “buonista” ma che è corresponsabile tanto quanto il centrodestra della situazione che si è creata in Italia. I vari Saviano, Lerner e gli intellettuali di riferimento del centrosinistra, che tentano di riversare le colpe dell’accaduto esclusivamente sul governo attuale, dimostrano invece ancora una volta che il loro senso di giustizia è a servizio di una bassa polemica tra due equivalenti schieramenti borghesi e si sta svegliando fin troppo tardi per essere ritenuto credibile.
La consapevolezza dell’ingiustizia che ogni giorno si consuma a danno delle classi popolari non va diretta nel binario morto di una sterile critica a questo o quel governo, men che meno quando questa critica è egemonizzata da chi in questi anni ha fatto altrettanto, ma se vuole acquisire realmente forza e senso storico, deve essere riversata nella lotta per il rovesciamento di questo sistema.