Mentre l’attenzione è tutta rivolta ai mondiali di calcio, il governo borghese russo guidato da Putin-Medvedev, sta portando avanti una riforma del sistema pensionistico che aumenta l’età pensionabile di 5 anni per gli uomini e di 8 per le donne, insieme ad altre misure antipopolari come l’incremento del 2% dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) dal prossimo 1° gennaio 2019, del costo della benzina, degli alloggi e dei servizi comunali. Come in tutti paesi capitalistici, prosegue anche in Russia una aggressiva politica antipopolare che assesta un altro duro colpo per la distruzione dello stato sociale ereditato dall’era socialista nel processo di restaurazione capitalistica, continuando a violare i diritti e le libertà dei lavoratori e degli sfruttati con una diseguaglianza sociale che ha raggiunto dimensioni gigantesche con 200 famiglie (biznesmeny) che possiedono oltre il 90% della ricchezza nazionale. Lo scorso anno, secondo Forbes Russia il patrimonio di costoro è cresciuto di 100 miliardi di dollari rispetto al 2016, raggiungendo la cifra di 460 miliardi, con al primo posto il coproprietario della compagnia di gas privata “Novatäk”, Leonid Mikhelson (18,4 mld $), mentre i salari del 29% dei lavoratori russi sono al di sotto della soglia di sopravvivenza.
Il Consiglio dei Ministri ha introdotto nella Duma di Stato lo scorso 16 giugno la proposta sui cambiamenti nel sistema pensionistico che entreranno in vigore gradualmente a partire dal 2019 fino al 2028 per gli uomini e 2034 per le donne, e riguarderà gli uomini nati dal 1959 e le donne dal 1964, mantenendo il diritto al pre-pensionamento per l’industria pesante. Mentre la pensione sociale sarà erogata a 70 anni per gli uomini e 68 per le donne. La motivazione adottata dal primo ministro Medvedev è relativa all’aumento dell’aspettativa di vita, ma i dati ufficiali di Rosstat rilevano anche che in 62 (su 85) entità federali della Federazione Russa l’aspettativa di vita media è di 65 anni e addirittura in 3 sotto i 60 anni. Alcuni studi riportati dalla Confederazione del Lavoro della Russia rilevano che l’aspettativa di vita del 40% dei lavoratori russi sarebbe prossima ai limiti di età previsti dalla riforma.
La decisione, relazionata con la necessità della “stabilità del bilancio statale”, sta suscitando grandi preoccupazioni e proteste tra le classi popolari russe, e secondo varie inchieste 9 cittadini su 10 sono contrari alla riforma. Il livello reale delle pensioni, da ottobre 2014 è calato del 6,9%, mentre i prezzi al consumo, di prodotti alimentari e non, da novembre 2014 sono cresciuti in media del 25,7%, con una diminuzione del volume di circolazione di beni e servizi del 19,4%.
La questione dell’innalzamento dell’età di pensionamento fu sollevata per la prima volta nel 1997, per esser poi fortemente dibattuta nel 2010-11. Nel gennaio 2015, fu l’allora ministro delle finanze Ulyukaev ad annunciare una riforma delle pensioni che adesso sembra giungere in porto. Il sistema pensionistico vigente in Russia è quello introdotto nel 1928 dal governo sovietico di Stalin che stabilì l’età pensionistica più bassa al mondo: 60 anni per gli uomini e 55 per le donne, inoltre per i lavoratori che svolgevano lavori usuranti e pericolosi l’età era di 50-55 per gli uomini e 45-50 per le donne, che si associava alla drastica riduzione dell’orario di lavoro.
Il Partito Comunista Operaio Russo, membro della Iniziativa Comunista Europea, evidenzia come la «riforma delle pensioni sia un chiaro esempio del risultato della controrivoluzione borghese con la quale la nostra società è andata verso i rapporti capitalistici di sfruttamento e oppressione». «I lavoratori russi stanno oggi lavorando più che in qualsiasi cosiddetto paese sviluppato, con salari molto più bassi e un’aspettativa di vita più breve», denunciano i comunisti. «Ma questo non è abbastanza per i padroni, vogliono ancora più profitti, più plusvalore creato dal lavoro per accrescere i conti di oligarchi e funzionari», prosegue il PCOR, sottolineando come la riforma pensionistica serva anche ad incrementare il livello di asservimento dei lavoratori, incrementando la paura e sottomissione all’arbitrarietà dei padroni aumentando la competizione tra i lavoratori che di conseguenza permette di abbassare i salari. Evidenziando la superiorità del sistema socialista, il PCOR afferma che «il sistema sovietico, che ha posto l’accento sullo sviluppo globale di tutti, compresa la previdenza, ha liberato la persona. Il sistema borghese, volto ad appropriarsi del lavoro della maggioranza da parte di uno stretto gruppo di parassiti, rende schiava la persona, privandola anche del suo diritto al riposo». Per i comunisti la riforma ha pertanto un inequivocabile carattere antipopolare che mira ad aumentare il grado di sfruttamento dei lavoratori, ad aumentare i profitti dei capitalisti e a rafforzare lo stato borghese a spese dei lavoratori.
In migliaia stanno partecipando alle azioni e manifestazioni di protesta che si susseguono in varie città del paese, blindato per i mondiali di calcio e con il divieto di protesta nelle città coinvolte. Attive le organizzazioni della sinistra di classe russa, del Rot Front (Fronte Unito del Lavoro Russo), del PCOR e RKSM(b) che aderiscono al comitato “Il popolo contro l’innalzamento dell’età pensionabile”, con il compagno Alexander Batov, segretario del Rot Front di Mosca che, annunciando la manifestazione nella capitale del prossimo 18 luglio (alla vigilia della discussione alla Duma della riforma), ha dichiarato che «non ci possono esser concessioni, né scambi con le autorità sulla riforma delle pensioni. Solo cancellazione!».
L’offensiva del capitale non conosce confini e parla la stessa lingua. L’unica barriera è la lotta organizzata dei lavoratori sulle cui spalle viene caricato il peso della ristrutturazione capitalista e della competizione interimperialista.
Fonti: rkrp-rpk.ru / rotfront.su /
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