Mario Alparone, classe 1963, laureato in Economia Aziendale all’Università Bocconi, il primo Gennaio dell’anno corrente è stato nominato Direttore Generale della ASST Monza e Brianza composta da 900 posti letto attivi suddivisi in 2 presidi ospedalieri (Monza 600 e Desio 300) succedendo a Matteo Stocco.
Alparone ha un passato nel settore bancario e assicurativo.
In un’intervista del 17 Luglio pubblicata su saluteebenessere.it si presenta così:
“Il mondo della finanza è sicuramente più arido … uno dei compiti più importanti del Direttore Generale di un’azienda sanitaria non è tanto quello di ragionare in termini di ritorno economico bensì, piuttosto, di esito, ossia di livello di cura che riesce ad assicurare ai propri pazienti.”
Ma la sua gestione sarà veramente più umana o sarà arida come quando lavorava nella finanza?
Chiediamolo ai lavoratori!
Il 28 Settembre vi è stata un corteo congiunto tra sindacati di base (CUB ed USB) e confederati che ha sfilato dal San Gerardo per raggiungere il centro cittadino, difendendo il diritto alla salute minato dalla carenza di personale, infatti su decisione della direzione sanitaria nei mesi scorsi furono accorpati i reparti di nefrologia, oncologia e gastroenterologia a Monza, con il mantenimento del numero dei posti letto, ma con una riduzione del personale.
Un lavoratore che lavora in quel reparto ha accettato di raccontarci le condizioni di lavoro in quel reparto: lui è un OSS (Operatore Socio Sanitario) precario in somministrazione presso un agenzia del lavoro, il quale lavora su turni, senza speranza di essere assunto in quanto verrà rimpiazzato dalla persone in graduatoria che hanno passato il relativo bando di concorso pubblico, creando così una guerra tra poveri tra chi lavora lì da anni precario in procinto di andarsene e chi parte assunto dall’ospedale con il contratto a tempo indeterminato.
I turni di un OSS sono massacranti, in quanto devono fare tutto loro: da servire le colazioni, monitorare i parametri dei pazienti, gestire gli allettati tutto questo per tre reparti, assistendo il lavoro degli infermieri anche loro sotto dimensionati. Unendo tre reparti, è prassi che OSS che hanno sempre lavorato, ad esempio, in oncologia, vengano mandate in nefrologia, dove vi sono procedure diverse trovandosi quindi in difficoltà.
Le prescrizioni sanitarie prevedono che per ogni paziente siano dedicati centottanta minuti al giorno ma essendo infermieri ed OSS queste prescrizioni sanitarie vengono disattese rischiando così procedure penali.
Il personale che lavora su turni infermieri, OSS e portineria capita spesso che facciano doppi turni o saltano i riposi per coprire la carenza di personale o colleghi in malattia.
La sanità in Lombardia per la politica è sempre stato un grosso affare in quanto è sempre stata bacino di voti e oggetto di speculazione per sporchi affari, infatti la cosa pubblica e gestita come un’azienda privata quindi soggetta alle regole del mercato e del profitto a tutti i costi a scapito dei lavoratori, dei pazienti e dei loro cari.