L’altro ieri, 11 marzo, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha ritirato il lotto ABV2856 del vaccino Astrazeneca dopo alcuni eventi avversi, ovvero tre decessi sospetti conseguenti alla somministrazione di questo lotto ed uno appartenente ad un altro.
Le segnalazioni di eventi simili hanno riguardato anche altri paesi dell’Unione Europea, dove sono stati riscontrati casi di reazioni avverse collegate al coagulo e di trombosi.
In Italia le dosi somministrate di questo lotto sono 249600. Come si pone il nostro sistema sanitario nazionale difronte ad una problematica del genere?
Ci sono disposizioni in merito alla gestione e quindi al monitoraggio reale, completo, capillare di tutti i vaccinati attraverso quel lotto?
I responsabili si affannano a dichiarare che il rischio, anche se dovesse essere accertato il rapporto di causa-effetto, è minimo e che i vantaggi sono di granlunga superiori. Ma il punto non è “vaccino sì” o “vaccino no”. Il confronto va fatto rispetto agli altri vaccini che sono disponibili nel mondo, già in somministrazione in tanti altri paesi, anche a San Marino.
La questione è enormemente delicata e complessa, perché fa il paio con un sistema sanitario completamente alla deriva, in cui scarseggia il personale, le strutture e la capacità oggettiva di voler porre un rimedio a questa emergenza; un sistema in cui manca soprattutto la volontà di prendersi cura della salute della popolazione.
Basta prendere in esame la sentenza del TAR che ha ha accolto l’istanza cautelare promossa dai medici del “Comitato Cura Domiciliare Covid-19” nei confronti del Ministero della Salute e di Aifa, in riferimento al protocollo della gestione domiciliare dei casi Covid per i quali è prevista la vigile attesa e la somministrazione di fans e paracetamolo o dell’eparina ma solo per gli allettati, ponendo indicazioni di non utilizzo di altri farmaci generalmente usati dai medici di medicina generale per la cura del Coronavirus.
Il Tar ha sospeso l’efficacia del provvedimento emanato da Aifa e rinviato la trattazione del merito al 20 luglio prossimo.
Un’altra notizia che deve farci comprendere la confusione e la problematica principale che stiamo vivendo riguardo la gestione di questa emergenza è l’ammissione da parte dell’Oms che ai vaccini è stata dedicata molta più attenzione che alle cure.
Possiamo sorvolare in maniera così superficiale sul fatto che nel nostro Paese, come in tutto il mondo occidentale, l’attenzione viene riposta solo ed esclusivamente ai vaccini imposti dalle multinazionali farmaceutiche, cioè coloro che come Comunisti dobbiamo combattere?
Gli interessi in gioco sono enormi ed è ovvio che sui vaccini, in questa parte di mondo, si sta giocando una guerra senza precedenti, le cui conseguenze stanno inevitabilmente ricadendo sulla nostra salute, facendo passare drammaticamente in secondo piano un dato che sta mano a mano venendo a galla: questo virus può essere curato, se applicate tempestivamente le giuste cure.
Quello che dobbiamo chiedere a gran voce è sì vaccini sicuri e fuori dalle logiche del profitto, ma non prima di una sanità efficiente, capillare, a misura d’uomo, e che non sia sottomessa alle imposizioni delle multinazionali del farmaco, quindi del capitale.