*di Salvatore Vicario
E’ stata resa pubblica questa mattina la Relazione sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza che l’intelligence invia annualmente al Parlamento italiano nel quale si segnalano gli aspetti più significativi relativi alla “sicurezza nazionale” e tra i vari capitoli non può mancare quello dedicato alla fotografia su determinate aree politiche quest’anno denominato “spinte eversive e anti-sistema” dove particolare attenzione viene riposta sull’attivismo contro la guerra e le basi militari, l’Unione Europea e sulle questioni sociali come il diritto al lavoro e il diritto all’abitare, infine la solidarietà internazionalista con le resistenze dei popoli (in particolare Donbass, con i comunisti turchi, Curdi e Palestina) e con gli immigranti. «L’attivismo in chiave antimilitarista si è tradotto in un’intensificazione della propaganda controinformativa, diffusa sia in rete che nei circuiti d’area, che ha stigmatizzato, tra gli altri aspetti, la percepita intensificazione delle politiche autoritarie e repressive in ambito nazionale e il protagonismo dell’Unione Europea, indicata come nuovo polo dell’imperialismo capitalista, potenzialmente alternativo e autonomo rispetto a quello statunitense» – si legge nella relazione – che continua rilevando come «gli sviluppi dello scenario libico hanno contribuito a stimolare alcune riflessioni: l’impegno statunitense nel Paese nordafricano è stato, infatti, bollato come un’operazione neocoloniale e critiche sono state poi rivolte al ruolo di supporto logistico dell’Italia».
La Relazione pone in evidenza come «sul versante della mobilitazione, significativi segnali di effervescenza si sono registrati nei contesti isolani, tradizionalmente percepiti come simboli della colonizzazione imperialista statunitense». Le lotte che si sviluppano in Sardegna e Sicilia contro le basi militari sono oggetto quindi di particolare – e significativa – attenzione da parte degli apparati statali di sicurezza che segnalano come «talune componenti dell’area sarda hanno avviato una campagna di sensibilizzazione sul tema dell’occupazione militare dell’isola, finalizzata a costruire un movimento di massa organizzato e a delineare un percorso di lotta contro le basi e le servitù militari, di cui si reclama la chiusura, la bonifica e la restituzione alle popolazioni» con «un rinnovato attivismo» che giunge «anche dall’area siciliana, che, dopo una fase di depotenziamento della protesta, ha mostrato di seguire con interesse gli sviluppi giudiziari inerenti al sistema satellitare MUOS di Niscemi, specie a seguito del provvedimento di dissequestro dell’impianto satellitare avvenuto in agosto. In questo contesto sono emersi, inoltre, i primi segnali di propositi contestativi in direzione del Vertice G7 in programma a Taormina (ME) il 26 e 27 maggio 2017».
«Anche l’Italia, come molti Paesi, continuerà nel 2017, nonostante l’avviata ripresa, a risentire delle conseguenze della lunga crisi iniziata nel 2008» è il giudizio dell’Intelligence che ha come conseguenze un «clima economico che molte famiglie vivono con difficoltà e disagio, che potrebbe favorire l’insorgere di una maggiore conflittualità sociale a sua volta alimentata e strumentalizzata da parte di componenti antagoniste per riportare attenzione e attualità alle loro istanze». «Sono fenomeni da monitorare anche a fini preventivi nelle loro varie espressioni e manifestazioni,» – conclude la relazione – «tenuto anche conto del fatto che l’Italia ospiterà numerosi eventi internazionali di rilievo, tra cui quelli legati alla Presidenza di turno del G7».
Per quanto riguarda le lotte sulle questioni sociali si rilevano in particolare quelle per il diritto all’abitare e per il lavoro dove si pone in evidenza come i sindacati tradizionali mantengono ancora il controllo «fatta eccezione per gli ambiti lavorativi meno strutturati o connotati da una dimensione di estrema precarietà. Tra i settori più permeabili alle dinamiche contrappositive hanno continuato ad evidenziarsi quelli dei call center e delle cooperative operanti nel comparto della logistica, ove viene impiegata manodopera in prevalenza straniera. In tale ultimo settore, il blocco delle merci e la conseguente paralisi dell’attività sono stati ciclicamente “agitati” come il migliore strumento di lotta, da adoperarsi in maniera sistematica per innescare il conflitto».
Significativo come meno di una paginetta sia dedicata alle formazioni neofasciste al cospetto delle 8 dedicate all’area anarchica, comunista e antagonista. Ma ancor più lo è il fatto che la relazione identifica la sua preoccupazione maggiore in una «prolungata discontinuità, ovvero del verificarsi di eventi così rilevanti da far preconizzare conseguenze di ampia portata» che hanno la base nella «graduale erosione del ruolo e dello stile di vita delle classi medie rispetto a un processo di globalizzazione percepito da segmenti delle società economicamente più avanzate come causa di disuguaglianze e, conseguentemente, di una dilagata base di disagio, disoccupazione e povertà». Il riflesso principale si è avuto, al momento, in due sviluppi quali la Brexit e l’elezione di Trump negli USA, che evidenziano la «tendenza ad un progressivo ripiegamento sulla dimensione interna – declinatasi, a livello europeo, anche in una strisciante disaffezione verso il progetto di integrazione politica – si è accompagnata, più in generale, a segnali di un accresciuto protagonismo degli Stati-nazione in termini di reciproca, intensificata competizione, di assertività sulla scena internazionale e di emancipazione rispetto all’influenza delle istituzioni sovranazionali». L’Intelligence italiana rileva quindi le contraddizioni più rilevanti attualmente nella società capitalistica-imperialista che si riflette nella questione politica centrale, ossia l’Unione Europea: «nell’incertezza e nella fluidità degli scenari, un dato certo è che le vicende che hanno attraversato il 2016 e, soprattutto, le interconnessioni dinamiche tra sviluppi politici, linee di tendenza e sfide securitarie trovano nel continente europeo un significativo catalizzatore sul piano strategico. La presa d’atto di una realtà complessa e in rapido mutamento ha concorso ad animare il dibattito sull’Europa: ci attende una stagione di riflessione e confronto su correttivi, rimodulazioni e rinnovate architetture funzionali a imprimere reiterato impulso al percorso di integrazione europea. L’appuntamento della celebrazione, a Roma, del 60° anniversario della firma dei Trattati europei fornirà l’occasione per verificare orientamenti, opportunità e linee di convergenza».
Insomma, lo Stato borghese pone la sua attenzione particolare sul riflesso che la crisi generata dal sistema capitalistico ha nella classe operaia e nei settori popolari impoveriti e sui potenziali punti di conflitto che al momento mancano di una diffusa e radicata soggettività politica che sia interprete e organizzatore della rabbia sociale delle masse lavoratrici e popolari mettendo realmente in discussione gli assetti strutturali e sovrastrutturali di un sistema che produce guerra, sfruttamento, disuguaglianza sociale e territoriale, miseria e profughi. Osserviamo ciò che dice il nemico, individuando punti deboli e potenzialità con conseguenti stimoli e spunti per rafforzare e indirizzare il contrattacco di classe ben individuato nella parola d’ordine: “Fuori dall’Ue e dalla NATO per il Socialismo”.