La notizia di questi giorni, che sta indignando migliaia di siciliani, tiene vivo il dibattito sulla giunta Musumeci nei social ma non solo.
Il riciclato missino Nello Musumeci, per rendere più stabile e più sicuro i rapporti con il suo alleato di maggioranza, la Lega, dentro l’Assemblea Regionale, ha deciso di dare l’Assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana – rimasto vacante dopo l’incidente aereo nel quale ha perso la vita l’assessore Sebastiano Tusa – al nuovo alleato di coalizione, nominando Alberto Samonà (Direttore del giornale Il Sicilia.it) nuovo assessore.
Responsabile dal 2018 del Dipartimento Cultura della Lega Salvini Premier per la Sicilia Occidentale, Samonà è cresciuto politicamente nel Movimento Sociale Italiano (altro riciclato missino); nel gennaio 2018 si è presentato alle “parlamentarie” del Movimento 5 Stelle per il Senato, circoscrizione Sicilia, superando la selezione on line, ma venendo successivamente escluso dalla lista ed infine l’approdo al partito di Salvini.
Non dimentichiamo che la Lega, che nasce come un partito territoriale, ha insultato per anni i lavoratori siciliani con epiteti squallidi e volgari, incitando un campanilismo fuori dal tempo e per alimentare la guerra degli ultimi contro gli ultimissimi. Oggi come partito nazionale si adopera a riciclare o assoldare tra le proprie file vecchi e nuovi fascisti. Questo tipo di politica serve solo a tutelare le classi dominanti al solo fine di nascondere lo scontro di classe contro chi dall’alto sfrutta le classi popolari e lavoratrici del nostro Paese.
Tutto questo fa rabbia anche ai comunisti siciliani che lottano per difendere i lavoratori dell’isola, dimenticati da una classe politica serva dei capitalisti che mirano unicamente al proprio profitto e che utilizza i fascisti per rafforzare le politiche reazionarie.
Noi comunisti facciamo un’analisi ed una critica differente da chi si limita a contestare il governo Musumeci prevalentemente per la scelta di una casacca. Il nostro giudizio contro la giunta Musumeci non può che essere un giudizio di classe che risulta indipendente dalle forze politiche e dalle individualità che la sostengono.
Le principali politiche economiche e sociali dell’attuale Governo Regionale sono reazionarie e sostanzialmente in continuità con i governi precedenti siano essi stati di centro-destra o di centro-sinistra che si sono succeduti al governo della Sicilia. Non si evince alcuna discontinuità col passato nel portare avanti i veri interessi popolari. L’attuale crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 rischia di approfondire il divario tra Nord e Sud del Paese evidenziando una nuova ed ancor più drammatica “questione meridionale”.
Intere masse popolari sono ormai sulla soglia della povertà ed anche il ceto rappresentato da piccoli artigiani, commercianti, imprenditori e lavoratori autonomi si sta proletarizzando.
Non c’è alcun serio intervento a sostegno del lavoro o per l’emersione del lavoro nero di necessità o per uno sviluppo economico e sostenibile del territorio che punti sulle potenzialità della nostra terra. Si interviene sempre con piccoli contributi che alimentano politiche fallimentari di assistenzialismo e di asservimento nei confronti del potere padronale mafioso.
Non c’è alcuno sostegno al settore dell’agricoltura vessato dai diktat imposti dalla Grande Distribuzione Organizzata e da infrastrutture fatiscenti come strade ed acquedotti. Per non parlare delle condizioni in cui versa il Servizio Sanitario Regionale che solo per un caso fortuito non è stato interessato dallo stress dovuto al Covid che ha interessato altre regioni. Altrimenti da noi sarebbe stata una vera è propria catastrofe sanitaria. Strutture ospedaliere con reparti fatiscenti, sovraffollati e con mancanza cronica di personale medico e paramedico e di attrezzature.
Rimane poi una vergogna la situazione dell’infrastrutture dei trasporti in Sicilia dove autostrade e strade secondarie sono praticamente ridotte all’abbandono più totale senza alcun serio intervento manutentivo.
L’aumento dei tagli ai servizi pubblici, ai trasporti, alla cultura, la disoccupazione giovanile che cresce, le ferrovie e le strutture scolastiche inadeguate, un tessuto industriale che va perdendosi (ex FIAT di Termini Imerese come altro esempio emblematico), i collegamenti con le isole minori insufficienti, l’abbandono delle periferie urbane, la mancanza di asili e mense, il mancato sostegno ai beni culturali, al turismo, al settore della pesca, la disorganica ed inefficienza gestione dei rifiuti e del patrimonio naturalistico e boschivo, sono solo una parte del lungo elenco delle cose che non funzionano o funzionano malissimo.
Un governo che realmente facesse gli interessi popolari e della classe lavoratrice siciliana interverrebbe in modo concreto per affrontare e risolvere con adeguati e trasparenti investimenti ed una seria programmazione tutte le criticità che relegano la Sicilia ed il suo popolo ad una condizione di povertà e sottosviluppo.
Musumeci è stato eletto facendo tante promesse e acchiappando voti dai lavoratori siciliani che hanno creduto di trovare un politico che porti avanti le istanze e gli interessi del territorio, ma gli interessi che sta portando avanti il Presidente della Regione Siciliana sono quelli di sempre, e sono gli interessi della borghesia parassitaria siciliana, collusa con la mafia e che si arricchisce con lo sfruttamento dei lavoratori, questo a riprova che le sole elezioni, oggi, così come sempre, non bastano per portare avanti i veri interessi popolari.
Le destre sovraniste oggi non rappresentano altro che il piano B del capitale e della ricca Borghesia che schiaccia i lavoratori, dobbiamo perciò uscire fuori da questa gabbia, da questa finta rappresentazione delle cose e da queste finte contrapposizioni politiche che, invece, portano avanti gli stessi interessi di classe, e creare una contrapposizione vera, un movimento che unisce direttamente le lotte ed i lavoratori contro il comune ed unico nemico di classe che è rappresentato dal padronato che detiene il grande Capitale.
Ora più che mai occorre che i lavoratori e le lavoratrici prendano coscienza, coscienza di appartenere alla classe proletaria e non deleghino più a nessuno le sorti del proprio futuro.
Noi del Partito Comunista esortiamo tutti i lavoratori ad un loro nuovo protagonismo, a lottare per propri diritti e contro l’ingiustizia sociale e di classe per la costruzione di una società più giusta, dove lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo sia finalmente superato, dove i lavoratori potranno decidere, in base alle esigenze delle masse popolari, cosa produrre, quanto produrre e dove produrre. In altre parole chiediamo ai lavoratori di edificare un’altra società, quella socialista.
Scendiamo in piazza il 2 giugno, uniamo le lotte di tutti i lavoratori per una vera repubblica popolare.
Non c’è vittoria, non c’è conquista senza un vero Partito Comunista!