Nel paese del sindaco comunista i rifugiati aiutano a spalare la neve.

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Nel paese del sindaco comunista i rifugiati aiutano a spalare la neve.

Le basse temperature di questi giorni e le abbondanti nevicate che hanno interessato il centro Italia, stanno creando forti disagi alla popolazione. Tra le regioni più coinvolte il Molise, ed in particolare i piccoli centri dove si sono registrati disagi per il perdurare dell’isolamento. È da qui che viene una piccola storia di integrazione in un comune amministrato da un sindaco comunista. Mentre i media riempiono le cronache di casi di conflitto ecco cosa è accaduto in piccolo centro molisano.

Siamo a Casacalenda, provincia di Campobasso. Una popolazione di 2.200 abitanti a seicento metri sul livello del mare, stretta tra l’impiego nella FIAT e nei centri industriali di Termoli, e il lavoro agricolo ancora importante nell’economia locale. Il paese soffre come tutto il resto d’Italia problemi occupazionali. Anche in Molise la deindustrializzazione è forte. Le aree industriali sono interessate da chiusure aziendali che lasciano molte famiglie senza lavoro. L’abbassamento del prezzo delle merci agricole colpisce la piccola produzione. Le politiche antipopolari fanno sentire il loro peso sulla sanità e sui servizi sociali, con tagli da parte della regione.

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Due anni fa Michele Giambarba, del Partito Comunista è stato eletto sindaco a larghissima maggioranza. Oggi Casacalenda ospita 41 immigrati, di cui la metà minorenni accolti nelle strutture del Paese. Si tratta per lo più di giovani tutti provenienti da Afghanistan, Pakistan, Palestina, e da paesi africani in guerra come Mali, Senegal, in attesa del riconoscimento della status di rifugiati.

Oggi a spalare la neve a Casacalenda e liberare le strade del paese rendendole praticabili ci sono anche loro. Dopo le forti nevicate hanno voluto mettersi da subito a disposizione della comunità che li aveva accolti richiedendo di poter dare il loro aiuto. Così armati di pala hanno aiutato a liberare i vicoli del paese, dando un contributo reale ai nuclei familiari, specialmente di anziani che da soli avrebbero avuto difficoltà persino ad uscire di casa.

«E’ stato un bel gesto – ha commentato il sindaco Giambarba – assolutamente non isolato. I ragazzi che ospitiamo a Casacalenda frequentano regolarmente le scuole e i corsi di avviamento al lavoro e non c’è mai stato alcun problema. Alcuni di loro hanno imparato mestieri nelle strutture locali e oggi lavorano. La nostra popolazione sa cosa significa l’immigrazione. Più di 9.000 cittadini originari del nostro paese, ormai alla quarta generazione vivono a Montreal. Chiunque ha un parente fuori, non saremo noi a negare l’accoglienza a chi ha bisogno».

15941226_10209805249865316_140543756261668055_nAlcuni paesi del Molise sono ancora isolati, e sono rimasti per molti giorni senza acqua e generi di prima necessità. I tagli operati sui servizi non hanno fatto altro che acuire a livello regionale una situazione già critica, che in situazioni eccezionali crea forti disagi. «A Casacalenda a breve riapriremo le scuole. La situazione è abbastanza buona adesso anche perché il comune dispone di una buona macchina di intervento ormai rodata –ha commentato il sindaco – anche se solo ieri ho dovuto minacciare la Prefettura per ottenere un intervento per una un nucleo di familiari e capi di bestiame isolati da sei giorni».

La comunità cittadina ha accolto con favore il gesto dei ragazzi. E forse vale la pena soffermarsi un po’ di più su questo caso. La condizione dell’immigrazione sta generando problemi sociali importanti e non trascurabili nel nostro paese. Più volte la nostra redazione ha affrontato questo tema. Brevemente a differenza delle forze reazionarie e populiste bisogna avere la capacità di mettere in luce la differenza tra un fenomeno nel suo complesso, messo in moto e sfruttato dalle forze capitaliste, e la condizione delle persone che di questo sfruttamento sono doppiamente vittime. In una parola il nemico è chi costringe le persone a scappare dalla propria terra e le sfrutta come esercito industriale di riserva, non chi fugge e viene sfruttato.

Nel suo piccolo Casacalenda, amministrata da un sindaco comunista, è un esempio positivo. Una condizione di normalità rispetto a casi che si sono verificati nel resto d’Italia dove simili strutture con basso numero di rifugiati politici sono state duramente contestate.

«L’importante è tenere un tasso di accoglienza che sia effettivamente sostenibile dalle comunità locali. Qui ne abbiamo 41 su 2.200 abitanti e la situazione non crea alcun disagio, anzi. Stiamo parlando di persone che spesso hanno una buona formazione professionale e di studio, che parlano diverse lingua a differenza della maggioranza di noi che a stento sapem prlà italian – dice ridendo in dialetto – Ogni settimana pranzo un giorno con loro. Hanno le loro culture e tradizioni, ma rispettano le nostre regole di convivenza, e questo è fondamentale».

«Sappiamo le loro storie, ci hanno raccontato della guerra, dei campi, dei barconi. Non si può essere indifferenti. Dobbiamo rivolgere le nostre lotte contro chi sfrutta, non contro chi è sfruttato proprio come noi. Chi non capisce questo dovrebbe farsi un serio esame di coscienza».

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