In Kazakhstan continuano le gravi violazioni ai diritti sindacali e lavorativi, e la repressione contro gli attivisti sindacali. Tutti noi ricordiamo i sanguinosi eventi di Zhanaozen nel dicembre 2011, quando la polizia sparò contro gli operai scioperanti e civili disarmati. Decine di morti e centinaia di feriti, molti sono stati condannati a varie pene detentive.
La storia si ripete, le attività della Confederazione dei Sindacati Indipendenti del Kazakhstan (KNPRK) è vietata. Gli attivisti sindacali e membri di questo sindacato nella compagnia petrolifera “Oil Construction Company” del Kazakhstan occidentale, che hanno avviato uno sciopero e lo sciopero della fame contro questo divieto illegale, sono stati licenziati, portati davanti ai tribunali penali e amministrativi, hanno subito grosse multe.
Con l’accusa di convocare uno “sciopero illegale” e lo sciopero della fame, Nurbek Kushakbayev, vicepresidente della KNPRK, è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere e a una multa di 80.000 dollari. Il presidente del sindacato nella “Oil Construction Company”, Amin Eleusinov è ancora sotto processo.
Queste persecuzioni sono il risultato dell’adozione nel 2014 della nuova legge “sui sindacati”, le cui regole sono state riconosciute dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) come incompatibili con numerosi patti e accordi, l’adozione dell’antioperaio Codice del Lavoro nel 2015, così come gli articoli del Codice penale che puniscono l’organizzazione degli scioperi, così come la chiamata e la partecipazione ad essi, perché promuovono la “discordia sociale”.
Noi, partiti comunisti e operai, dichiariamo la nostra solidarietà con gli operai petroliferi del Kazakhstan nella loro lotta per i diritti sindacali e lavorativi.
Chiediamo alle autorità del Kazakhstan l’immediato rilascio, di chiudere i procedimenti penali e la liberazione degli arrestati!
L’attività sindacale non è un crimine!
Lo sciopero non è un crimine!
Stop alla repressione dei sindacalisti in Kazakhstan!
Partiti firmatari della dichiarazione: