Ha suscitato entusiasmo la notizia che la Spagna, insieme a Norvegia e Irlanda, abbiano riconosciuto lo Stato di Palestina. Tuttavia, la notizia dell’accordo con l’Ucraina dovrebbe aver gelato le aspettative sul governo Sanchez.
«L’accordo bilaterale di sicurezza firmato dal presidente ucraino e dal primo ministro spagnolo include l’invio di altri missili Patriot e carri armati Leopard e prevede contratti multimilionari per l’industria della difesa spagnola.»
Avevano suscitato scandalo le parole di Yolanda Dìaz, vicepremier del governo spagnolo, che è anche la leader del Movimiento Sumar, a cui partecipa anche il Partito Comunista di Spagna (PCE), la Sinistra Repubblicana, l’Unione delle Gioventù Comuniste di Spagna (UJCE) (Organizzazione giovanile del PCE).
“… la Palestina sarà libera, dal fiume al mare”.
Dopo le consuete accuse di “antisemitismo” dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, la replica è chiarificante del fatto che non c’è nessuna intenzione di revocare il riconoscimento di Israele. “Mi riferisco al fatto che abbiamo da sempre la stessa posizione, il riconoscimento di due Stati che condividono dal fiume al mare, che condividono l’economia, che condividono i diritti e, soprattutto, un futuro di pace”. (Askanews).
Ora, il riconoscimento di questi tre paesi non è che cambi granché il panorama internazionale.
Invece l’invio delle armi in Ucraina sì. Cambia per l’Ucraina, per la Russia, per l’Europa e per la Spagna e le sue industrie della difesa.
Sembra molto più coerente la posizione dell’Irlanda che ha dichiarato, attraverso il suo ministro degli esteri Micheál Martin, che avrebbe sostenuto le sanzioni contro Israele nel caso questa non si fosse conformata all’ordine della Corte di Giustizia Internazionale di sospendere le operazioni a Gaza. (https://www.rte.ie/news/middle-east/2024/0527/1451406-ireland-palestine/).
Su quel terreno si vedrà se si fa sul serio o si continua a giocare a nascondino.