Indice
Premessa
La sua politica è rivolta a far prevalere gli interessi del popolo USA su qualunque altro
Ciò costituisce la fine del globalismo e dei tossici derivati ideologici
Il globalismo è opera di attori transnazionali che nulla hanno a che vedere con gli stati-nazione
Trump si colloca in contrapposizione all’UE, che intende perseguire il globalismo
A rimanere sul terreno del globalismo è la Cina
Aspetto più importante è la pace con la Russia che l’UE non vuole
La politica di Trump di conseguenza assesterà un colpo mortale alla struttura dell’UE
Si apre quindi una finestra di opportunità per il sovranismo europeo (AfD, Orban)
Il marxismo ci ha insegnato a individuare il nemico principale e a vedere le contraddizioni
Il nostro nemico principale è l’Unione Europea
Conclusione.
Dopo l’elezione di Trump si è sviluppato nel mondo un dibattito riguardante le possibili ricadute sulla lotta che i popoli europei contro le classi dominanti.
Volendole sintetizzare al massimo toccano i seguenti punti:
Premessa. Trump costituisce una novità dirompente nel panorama politico internazionale
Purtroppo qui si comincia col confondere i proclami della campagna elettorale (che continuano anche dopo le elezioni) con la realtà dei fatti. Per quanto riguarda la politica di cannibalismo degli Stati Uniti, essa è già iniziata con l’IRA (Inflation Reduction Act) di Biden, le sanzioni contro la Russia imposte all’UE e conseguente innalzamento dei costi energetici derivante dall’acquisto di GNL americano e deindustrializzazione della Germania e con essa del resto dell’UE. Il conflitto tra i principali attori del dominio tecnologico sembra si sia appianato con piena soddisfazione di tutti. All’Europa si chiede, come già ha fatto la precedente amministrazione, di aumentare le spese militari, quindi acquistare più prodotti Made in USA.
Quindi alleanza ricostituita su una nuova base tra miliardari: tecnologici, militari ed estrattivi.
La novità caso mai consiste nell’abbattimento delle tariffe fiscali per le grandi corporation e ulteriore attrazione anche delle fortune miliardarie europee negli USA.
La campagna contro gli immigrati porterà a condizioni ancora più ricattabili quelli che resteranno (nessuno può pensare di rimpatriare milioni di persone) abbattendo ancora di più la forza contrattuale dei lavoratori americani, di ogni categoria.
Confondere le politiche di globalizzazione, ossia di mercati aperti che favorivano l’Occidente quando erano in competizione con attori più indietro tecnologicamente, con le farlocche “ideologie”, diremmo meglio “fantasticherie”, è come confondere la luna con il dito che la indica. Lo scontro su woke, gender, transumanesimo, sono cortine fumogene dove deviare il conflitto. Abbiamo sempre detto che la lotta per i diritti civili oscura quella sui diritti sociali. Conseguentemente scendere su quel terreno significa accettare la battaglia proprio dove il nemico ci vuole portare e dividerci su temi irrilevanti. La battaglia sulla pandemia (non ancora superata da tanti) è stata una declinazione di questo.
Questo punto di vista, promosso da molti, è da respingere totalmente. Si dice che oggi la sovranità si sarebbe distribuita in attori transnazionali, che sono più potenti degli stessi Stati e li dominano attraverso il proprio potere economico-finanziario.
Ora, la lezione di Lenin ci preserva da questo errore. I governi che dirigono gli Stati nazionali sono “comitati d’affari” dei capitalisti, ma è attraverso di essi che i capitalisti possono esercitare il proprio potere, che si articola in quello militare, giudiziario, poliziesco, culturale, ossia in tutte le determinazioni della sovrastruttura. Pensare che la base economica possa far a meno della sovrastruttura per esercitare il proprio potere è inimmaginabile.
L’episodio più volte ricordato del blocco del canale social di Trump da parte del gestore, testimonia in realtà come è l’azione nell’ambito della sovrastruttura a essere cruciale nell’esercizio del potere e non già il mero potere economico. È la forza economica che agisce nell’esercizio del potere politico. L’esempio di Musk ci dimostra che ambisce a diventare un attore politico, sopravanzando i concorrenti, che hanno puntato sul cavallo sbagliato e anticipandoli in questa occupazione. Se lo Stato-Nazione non conta più, perché farebbero a gara a finanziare le campagne elettorali e a occupare personalmente i centri di potere?
Se il discrimine è posto tra “globalisti” e “liberisti”, l’equazione porta a mettere da un lato gli USA e dall’altro UE e Cina. Quindi, chi assume una posizione “antiliberista” si trova alleato degli USA e nemici di UE e Cina.
Ma l’equazione è sbagliata. Il protezionismo USA non è rivolto a favore del proprio popolo, che pagherà i beni di più, ma dei propri capitalisti; e non favorirà i popoli europei che invece pagheranno per i profitti dei capitalisti americani e di tutti quelli che, seguendo l’invito di Trump, si trasferiranno negli USA. Quindi in questo senso il più “globalista”, nel senso dei capitali globali, è Trump. Davvero c’è da sperare in qualcosa di buono per i popoli europei?
La Cina, avendo assimilato le politiche dell’avversario e avendole sfruttate al proprio interesse, ha battuto il capitalismo sul suo terreno. Approfittando del differenziale del potere di acquisto tra le monete, ha conquistato i mercati (naturalmente col duro lavoro dei lavoratori cinesi) e in quella fase il capitalismo (soprattutto USA e UK) era “globalista” perché gli conveniva acquistare beni a basso prezzo. Oggi il ciclo si è rovesciato. La Cina produce a velocità stratosferica beni di alta o altissima tecnologia e quindi questo mette a repentaglio il predominio occidentale nei settori più remunerativi e strategici (militare, trasporti, spazio, informatica). Cosicché oggi la risposta del capitalismo è quella di ergere delle barriere protezionistiche. Gli USA, capendo che nei confronti della Cina la battaglia è persa in partenza, ha avviato la fase cannibalistica nei confronti di UE, Canada e altri, minacciando di imporre dazi.
D’altro lato la politica cinese è lungi dall’essere “liberista”. In patria la stretta nei confronti delle decisioni dei capitalisti privati è sempre più forte. All’estero nei confronti dell’Occidente propone una politica win-win, ossia di scambi alla pari (cosa che l’Occidente appunto non può più sostenere) e nei confronti del resto del mondo un atteggiamento di proposta di sviluppo condiviso. Se non è questo l’attacco più devastante alle basi dell’imperialismo USA e UE insieme!
La realtà dei fatti è la seguente. L’UE è stata trascinata in guerra dalla precedente amministrazione Biden e dalla Gran Bretagna. Ma le provocazioni in Ucraina partono almeno dal 2014. E Trump ha governato dal 2017 al 2021. La postura USA che oggi si pone è quella di far continuare la guerra all’Europa, attraverso la spinta di GB e stati baltici e orientali, a spese dell’Europa. In questo modo il peso preponderante della sfida USA potrebbe concentrarsi nel Pacifico contro la Cina. Cosa ci si potrebbe guadagnare se è questa la situazione se non si passa da una sconfitta secca della NATO? Trump accetterebbe mai una resa sul campo? Il suo parlare finora è un misto di minacce e offerte che al momento sono del tutto inaccettabili per la Russia. Ancora, davvero c’è da sperare in qualcosa di buono per i popoli europei?
Da quanto detto prima, il colpo mortale arriverà per i popoli europei. L’astuta Meloni sta cercando di trovare un posto riparato a spese degli altri partner europei. È questo che vogliamo?
Quanto alle odiose burocrazie europee, esse sopravvivranno alla bufera e men che meno l’Unione andrà in pezzi per questo. È illusorio pensare che eventi esterni, guidati da interessi del tutto estranei, possano favorire un processo così complesso come la distruzione dell’UE.
Non scambiamo l’appoggio scomposto di Musk all’AfD per qualcosa di più serio. Forse in Germania ci potrebbe essere la tentazione di imitare la politica di “giro di valzer” italiana per ingraziarsi il lupo americano. Questi tentativi si scontreranno con la dura realtà degli interessi prevalenti. Politicamente saranno usati da Trump per indebolire e ammorbidire il fronte europeo, ma poi verranno buttati via come limoni spremuti. Orban nel frattempo si è accordato con l’UE per approvare le sanzioni alla Russia mercanteggiandole con l’ottenimento dei fondi europei.
I politici dell’UE stanno gareggiando per avere l’opportunità di avvicinarsi al Presidente degli Stati Uniti. Oltre a Meloni, l’ex Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki ha ricevuto un invito all’insediamento di Trump. Il segretario generale della NATO Mark Rutte è l’uomo su cui Trump conta per spingere gli europei a spendere di più per la difesa.
L’appoggio del partito di Sarah Wagenknecht, che peraltro si è spaccato 7 a 3, alla mozione al parlamento tedesco di AfD e CDU sull’immigrazione, la dice lunga sulla confusione che governa quella formazione. Non avevamo espresso grandi entusiasmi all’inizio, seguendo i consolidati rapporti che il nostro partito ha col Partito Comunista Tedesco; oggi possiamo vedere il naufragio di quella politica che non riesce ad avere una linea distinta non solo dalla destra più estrema, ma – cosa che riteniamo più grave – dal partito della Democrazia Cristiana, espressione più solida degli interessi del grande monopolio tedesco.
Se è vero che Marx ed Engels, per esempio nel Manifesto e nelle corrispondenze sulla Guerra Civile americana e sull’Unità d’Italia, sottolineavano l’importanza dello sviluppo capitalistico contro i residui del feudalesimo, è da capire il senso di quanto affermato in termini di sviluppo dei rapporti di classe. Si trattava della creazione della classe proletaria da parte della classe borghese («Essa produce innanzitutto i suoi propri becchini»). Quindi è il movimento storico che si osserva, non la prefigurazione di un’alleanza con le classi dominanti, meno che mai con quelle supreme.
Anche il riferimento a Mao sulla contraddizione principale (temporanea) è completamente fuori bersaglio. La contraddizione principale non può essere in contrasto con quella basilare di lungo periodo. In particolare, il PCC si alleò con Kuomintang contro i Giapponesi. Qui è come se ci si volesse alleare coi Giapponesi contro il Kuomintang.
È proprio questo che non è vero. Non che l’Unione Europea non sia il nemico che blocca l’azione di liberazione dei popoli, perché questo è vero. Ma il padrone vero – chi tiene in mano il mazzo economico-finanziario, militare, politico-diplomatico, chi ricatta e dirige le azioni dei governi europei – sta a Washington. Le basi militari, i ricatti sui dazi, l’imposizione di continuare la guerra contro la Russia, il divieto di aprirsi alla Cina, le politiche estreme filosioniste … è tutta roba che viene da lì.
Se anche l’Unione Europea andasse in frantumi, cosa che è altamente improbabile, perché non conviene né ai monopolisti statunitensi né a quelli europei, resterebbero nazioni guidate da governi che comunque avrebbero l’interesse a prostrarsi in modo sempre più prono agli USA, senza alcuni miglioramento della posizione politica e sociale dei popoli europei. Ciò non vuol dire certo limitare la nostra lotta contro l’UE, ma anzi dobbiamo sviluppare la propaganda contro di essa aggiungendo a tutto quello che abbiamo sempre detto il fatto che non è in grado neanche di fare quello per cui è stata costituita a parole e mai nei fatti, denunciando tutte le contraddizioni ideologiche e economiche.
D’altro lato, le illusioni sulla possibilità di un cambio favorevole per i popoli con l’Amministrazione Trump si riveleranno esiziali per qualunque movimento sovranista.
In conclusione, l’apertura di credito alle politiche di Trump o anche solo la possibilità che si possa per questo aprire una stagione favorevole allo svincolamento dei popoli dall’Unione Europea sono illusorie. Quello che forse potrebbe succedere di buono è il fatto che i governanti statunitensi, spaventati dalla potenza economica e militare della Cina, abbassino il livello di scontro con questa e si attrezzino a un retrenchment, all’interno della Cittadella imperialista a spese dei popoli soprattutto europei, che dovranno pagare di più per le spese militari, energetiche e verranno colpiti nelle esportazioni, perseguendo nella desertificazione industriale già iniziata con Biden.
La guerra guerreggiata forse si allontana, ma quella economica si fa più dura per noi.
Nel racconto Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino le faine appaiono nel capitolo ventidue, in cui Pinocchio, mentre deve fare il cane da guardia per una notte per un contadino (come punizione per aver cercato di rubargli l’uva), arrivano durante la notte e gli chiedono dove sia Melampo (il cane che Pinocchio sta sostituendo); quando Pinocchio risponde che Melampo è morto quella mattina, le faine gli propongono lo stesso patto che erano solite fare col cane: non fare niente mentre rubano le galline, per poi essere ricompensato con una gallina da mangiare. Pinocchio accetta, ma non appena le faine entrano nel pollaio, chiude la porta e chiama il padrone (abbaiando). Il padrone cattura le faine e vedendo che Pinocchio è stato obbediente gli toglie la punizione.
Favole, appunto.
1 Comment
Articolo interessante come pochi, se poi consideriamo che non viene mai meno all’onere della sinteticità é da ritenersi un capolavoro.