di Alessandro Belfiore,
Comitato No Guerra No NATO, Direttivo Nazionale Cumpanis, firmatario dell’Appello Ora l’unità. Per il Partito Comunista in Italia.
Perché i comunisti, il popolo della sinistra, i sinceri democratici e antifascisti, i lavoratori tutti, dovrebbero sostenere la candidatura di Paolo Maddalena a Presidente della Repubblica?
Perché egli, già vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, è sempre stato strenuo difensore, nel passato e nel presente, della Carta costituzionale e del popolo sostanzialmente espropriato della propria sovranità, politica ed economica, dalla grande finanza internazionale predatoria dei principali beni di interesse pubblico e strategico, industriale (assorbimento proprietario, chiusure ed esternalizzazioni di fabbriche), delle grandi infrastrutture e servizi (Aeroporti, Alitalia, Ferrovie, Autostrade, ecc..), delle Banche, attraverso i processi di privatizzazione e della gestione (di fatto proprietaria) dei beni pubblici inalienabili, costruiti e pagati con il lavoro e con i risparmi degli italiani.
Per togliere ogni equivoco si riporta il breve messaggio di ringraziamento (ai parlamentari dei Gruppo misto, tra cui decisivi sono stati il ruolo di “Alternativa C’è” di Pino Cabras e del rappresentante del PC, senatore Emanuele Dessì) che Paolo Maddalena ha voluto esternare per questa sua candidatura:
“Ringrazio di cuore il Gruppo Misto, che ha indicato il mio nome come candidato alla Presidenza della Repubblica e quelle tantissime persone che hanno accolto con entusiasmo questa indicazione, poiché interpreto quest’ultima non come riferimento al mio nome, ma come riferimento alla necessità ineluttabile di attuare la nostra meravigliosa Costituzione.
Questo corale anelito alle nostre radici costituzionali e democratiche è in fondo l’emersione di una consapevolezza, finora zittita da trasmissioni televisive e di certa stampa, che hanno voluto far credere che il sistema economico predatorio, incostituzionale e distruttivo del neoliberismo sia un dato insuperabile del corso della storia.
In questa scelta intravvedo una presa di coscienza che condanna le privatizzazioni, le delocalizzazioni e le svendite della nostra ricchezza nazionale, le quali eliminano il lavoro e ci inducono nella più nera miseria, privandoci per sempre delle nostre fonti di produzione di ricchezza e soprattutto del nostro demanio costituzionale, che appartiene al popolo a titolo di “proprietà pubblica demaniale” ed è pertanto inalienabile, inusucapibile e inespropriabile.
Se tutte le forze sane di questo Paese si unissero e agissero per attuare quel programma economico già scritto nel titolo terzo, parte prima, della Costituzione, anziché attuare le misure economiche incostituzionali del Pnrr, potremmo pensare a un Risorgimento italiano in questo settore, recuperando, anche attraverso azioni giudiziarie, la nostra immensa ricchezza nazionale, fonte di lavoro per tutti, illecitamente distribuita a singoli speculatori privati”.
Questa assunzione di linea politica ed economica di Paolo Maddalena è inconciliabile con le politiche economiche ultraliberiste e di privatizzazione della Unione Europea, imposte con il più assoluto rigore con l’introduzione dell’euro e con la ristrutturazione del sistema finanziario e bancario.
C’è poi un altro grande tema che attiene totalmente agli interessi del nostro popolo, del nostro Paese e della nostra Costituzione ed è la questione del vincolo politico e militare della NATO, vincolo che ha condizionato la storia, a volte drammatica, del nostro Paese dal dopoguerra in poi, omicidi politici, stragi, strategia della tensione, tentativi di colpo di stato, repressione nelle piazze, collusioni con le mafie, tutto e di più per colpire i forti movimenti dei lavoratori e degli studenti, dalla strage di Portella della Ginestra in Sicilia del I° maggio del ’47), dalle lotte antifasciste, studentesche e operaie degli anni ’60 e ’70, alle lotte per la Pace e contro i missili e bombe nucleari installati anche in Italia dei primi anni ’80 come nelle basi Nato di Comiso e Aviano, alle stragi di mafia (sempre ben collegata con apparati dello Stato italiano e servizi Usa) degli anni ’90. Bene anche su questo ci aspettiamo che si faccia valere la Costituzione ed in particolare con l’attuazione dell’art. 11, perché mai l’Italia sia coinvolta in una Guerra di aggressione, in una guerra fuori dai nostri confini, contro chi non ci minaccia e contro soprattutto un altro popolo o altri popoli, che non solo non ci sono nemici, ma che anzi rispettano profondamente il nostro Paese e ci vogliono amici.
Si, su questa questione, noi ci aspettiamo che il Paolo Maddalena, fedele alla Costituzione e nella sua coscienza, ci dica qualcosa di rassicurante in tal senso, lo dica soprattutto al popolo italiano, anche per il ruolo fondamentale che il Presidente della Repubblica ha nel ruolo di comando delle Forze Armate.
Non viviamo un tempo normale, tranquillo, non solo e non tanto per gli eventi pandemici derivati dal Covid, ma per una situazione internazionale densa di pericoli, non solo per le guerre in corso e che durano da anni o per le guerre drammatiche che ci sono state e che hanno quasi sempre coinvolto gli Stati Uniti, dal secondo conflitto mondiale in poi, ma per la situazione del presente dove oramai il confronto politico e militare tra USA e alleati Nato da una parte e Russia e Cina e altri Paesi dall’altra, rischia di andare fuori controllo, di deflagrare in una su scala mondiale. Sarebbe la fine, non possiamo permetterlo, non possiamo stare a guardare senza fare nulla, soprattutto dobbiamo capire quali forze spingono in questa direzione, per quale motivo, l’Italia, il popolo italiano, i lavoratori, i popoli d’Europa debbano vedere come nemici la Russia o la Cina che non hanno mai, ne oggi ne storicamente, scatenato guerre, ma che semmai le hanno subite e hanno dovuto imbracciare il fucile per difendersi.
La candidatura di Paolo Maddalena è quindi una candidatura forte, una candidatura di rottura degli equilibri costituiti, tra due schieramenti che oramai politicamente, concettualmente e ideologicamente si confondono e si fondono, in una sorta di “partito unico” a sostegno del Governo Draghi, a sostegno del sistema, a sostegno della UE che è sostanzialmente la Nato economica, a sostegno della NATO che non è di sicuro una Alleanza difensiva, che ci ha portato a bombardare Belgrado, Baghdad, Tripoli, Damasco.
Queste sono le questioni decisive, non la ricerca a tutti i costi del “difetto”, di dichiarazioni sperdute negli archivi, sulla sua contrarietà, da cattolico convinto, della legge 194 sulla legalizzazione dell’aborto, legge che le comuniste e i comunisti, oggi come ieri, oggi più di ieri, naturalmente sostengono e difendono.
Ma dichiarare la propria contrarietà alla candidatura di Paolo Maddalena per una questione di pur così grande rilievo, dimenticando, tuttavia, il ruolo che Maddalena potrebbe costituzionalmente svolgere in difesa dell’industria pubblica, delle aziende pubbliche, dello stato sociale, della classe operaia, dei milioni di lavoratori e di lavoratrici, vuol dire non avere uno sguardo sulla totalità delle cose, vuol dire essere lontani dai bisogni sociali di massa.
Non sostenete, dunque, Maddalena: così avanti si vada, dietro le pochezze di una certa sinistra, compresi i comunisti “felici”, confusi e divisi. Basta! Altrimenti “dovrete votare” Draghi, Berlusconi o comunque qualcun altro che forse il PD tirerà fuori dal cilindro, l’ennesimo Presidente che non farà altro che seguire obbediente i passi nel solco del totale potere capitalista e guerrafondaio.
E’ tempo di (ri)costruire l’unità, l’unità dei comunisti, non “la qualunque”, ma su basi politiche e ideologiche omogenee, unire le sinistre che mantengono alta la critica a questo sistema capitalista, unire i lavoratori dipendenti e autonomi, i giovani e gli studenti, in un Fronte di lotta anticapitalista e antimperialista per cambiare lo stato di cose presente, contro la guerra, per la pace e per il lavoro.
E da ultimo, ma non per ultimo, è necessario ricominciare a fare Politica, politica per incidere sulle cose concrete, sui problemi che attanagliano il Paese, i lavoratori, non le misere polemiche che alimentano la divisione. La divisione già c’è, bisogna superarla con una sintesi più alta, praticando l’unità.