La Russia sta combattendo il neonazismo in Ucraina
L’analisi dell’Operazione Speciale russa svolta dal PCFR (Partito Comunista della Federazione Russa) e la risposta dello stesso PCFR alle critiche del KKE (Partito Comunista di Grecia).
da: Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, su “La Pravda” del 3-6 giugno 2022
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Il 23 aprile 2022 il quotidiano “Risospastis”, organo di stampa del Partito Comunista di Grecia, ha pubblicato un articolo del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale del KKE “Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa”.
L’articolo valuta le azioni del Partito Comunista della Federazione Russa in merito all’operazione speciale condotta in Ucraina e accusa apertamente il partito di avere una posizione filogovernativa, cioè filoimperialista. Siamo categoricamente in disaccordo con una tale valutazione utilitaristica.
La quintessenza dell’articolo sta nel fatto che, dal punto di vista dei compagni greci, è in corso in Ucraina una guerra imperialista nell’interesse della borghesia russa e quindi, appoggiando l’operazione speciale, il Partito Comunista della Federazione Russa “sta perseguendo una linea di solidarietà con il partito al potere, Russia Unita, e con il presidente Putin”.
Nell’insistere sulla natura “imperialista” di questa guerra, i compagni greci si affidano alla nota affermazione di V. I. Lenin: «La lotta per i mercati e per la rapina dei paesi stranieri, la volontà di stroncare il movimento rivoluzionario del proletariato e la democrazia all’interno dei singoli paesi, il tentativo di ingannare, dividere e decimare i proletari di tutti i paesi, aizzando gli schiavi salariati di una nazione contro quelli di un’altra a beneficio della borghesia: questo è il solo contenuto reale, il solo reale significato della guerra». Tuttavia, i compagni non hanno menzionato che questa affermazione è contenuta nella “Risoluzione di un gruppo di socialdemocratici”, un rapporto del 1914 di V. I. Lenin contro la guerra appena scatenatasi. Stiamo parlando specificamente della Prima guerra mondiale, in realtà essenzialmente imperialista, predatoria. Ma se non prendiamo posizione sulla base del dogmatismo, allora dobbiamo ammettere che ogni guerra ha le sue specificità.
Il compito di un marxista nel determinare la sua posizione rispetto alla guerra è, in primo luogo, definirne esattamente il carattere specifico. Infatti, oltre alle guerre imperialiste, ci sono anche guerre di liberazione nazionale e antifasciste, che hanno acquisito una portata particolarmente ampia a metà del XX secolo, quando il fascismo e il nazismo sono emersi come fenomeni politici e la lotta di liberazione nazionale si è intensificata sotto l’influenza della Rivoluzione d’Ottobre.
Cosa ha guidato il Partito Comunista nella determinazione della sua posizione
Nello sviluppare la sua posizione politica sulla questione della conduzione di un’operazione speciale, il Partito ha analizzato le specifiche condizioni storiche che hanno oggettivamente causato la crisi in Ucraina.
Prima della Rivoluzione d’Ottobre in Russia, l’Ucraina, che faceva parte dell’Impero russo, era un Paese puramente agricolo. Per rafforzarne lo sviluppo, su suggerimento di V. I. Lenin, sei regioni industriali della RSFSR a Est e a Sud furono trasferite in Ucraina, comprese Donetsk e Lugansk che non avevano mai fatto parte dell’Ucraina. Nel 1939, la Galizia (Ucraina occidentale), in precedenza parte della Polonia, fu annessa all’Ucraina. L’attuale territorio dell’Ucraina è il risultato del suo ingresso nell’URSS ed è formato da parti molto diverse che vanno dalla Galizia (Lviv) con una forte influenza di Polonia, Austria e Ungheria, all’Ucraina Orientale, fortemente gravitante verso la Russia.
L’Ucraina socialista si è sviluppata grandemente. All’estrazione di metalli e carbone si sono aggiunti l’aviazione e la costruzione di razzi, la petrolchimica, l’industria dell’energia elettrica (4 centrali nucleari) e le industrie della difesa. Come facente parte dell’URSS, l’Ucraina ha avuto non solo la maggior parte del suo attuale territorio, ma ha accresciuto anche il suo potenziale economico, divenendo una delle 10 maggiori economie d’Europa.
La distruzione dell’Unione Sovietica, nel dicembre 1991, ha provocato contemporaneamente la distruzione della secolare integrazione economica dell’Ucraina con la Russia e la rottura di tutti i legami economici, politici e culturali.
Ora è uno dei Paesi più poveri d’Europa. L’industria manifatturiera, ad eccezione della metallurgia, è praticamente distrutta. L’economia dell’Ucraina si basa sui prestiti dell’Occidente e sul reddito di migranti partiti per l’Europa e la Russia in cerca di lavoro. Il tenore di vita della popolazione è diminuito in modo catastrofico e l’emigrazione è aumentata notevolmente (circa 10 milioni di persone, gli specialisti più qualificati, su 45 milioni di abitanti).
Il livello di corruzione e differenziazione sociale ha raggiunto uno dei livelli più alti al mondo. Il Paese è sull’orlo di una catastrofe nazionale.
Il colpo di stato a Kiev come base per incitare al conflitto
Nel febbraio 2014 è stato compiuto un colpo di stato in Ucraina con l’apporto diretto degli Stati Uniti e di altri Paesi della NATO. Il potere legittimo nel Paese è stato rovesciato. Come risultato del colpo di stato, i neonazisti sono saliti al potere nell’Ucraina Occidentale, nella Galizia, dove sono storicamente forti sentimenti nazionalisti, antisemiti, anti-polacchi, russofobi e anticomunisti. Successivamente, gli Stati Uniti hanno pubblicamente detto di aver investito circa 5 miliardi di dollari per preparare il cambio di potere nel Paese e lo “sviluppo della democrazia”. È abbastanza ovvio che nessuno spenderà una così grande quantità di danaro in tale maniera.
Ha avuto inizio, così, l’assimilazione forzata della popolazione di lingua russa. L’ostracismo della lingua russa e la decisione di trasferire l’istruzione scolastica dal russo all’ucraino hanno suscitato una forte resistenza nelle regioni di Donetsk e Lugansk. La popolazione ha preso le armi.
L’11 maggio 2014, in un referendum popolare, l’87% dei cittadini ha votato per l’indipendenza. Quindi, non sotto la direzione del Cremlino, ma è su iniziativa delle masse che sono sorte le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Dopo diversi tentativi falliti di impadronirsi della LPR-DPR, i nazisti di Kiev sono passati al terrore. In 8 anni di incessanti bombardamenti con cannoni di grosso calibro, quasi 14mila civili sono stati uccisi e decine di migliaia mutilati. Gravi danni sono stati arrecati alle infrastrutture.
I Paesi europei e gli Stati Uniti sono stati del tutto indifferenti al genocidio del popolo russo nel Donbass di quegli anni, giustificando sostanzialmente le azioni del regime di Kiev. E oggi, UE e USA, mostrando un’ipocrisia senza precedenti, parlano della sofferenza delle persone durante gli scontri, ma tacciono sul fatto che l’uso di scudi umani è diventato sistematico da parte di coloro che chiamano “combattenti per la libertà”.
Lo sviluppo del neonazismo in Ucraina
I nostri compagni, considerando la situazione in Ucraina, menzionano solo con riluttanza il pericolo della sua fascistizzazione, sebbene uno degli obiettivi principali dell’operazione militare russa in questo Paese sia la sua denazificazione. Dopotutto, anche secondo i membri del Congresso e le agenzie di intelligence statunitensi, l’Ucraina è diventata un centro del neonazismo internazionale.
Ecco alcuni fatti. Nell’Ucraina Occidentale, dove, come abbiamo già detto, erano forti i sentimenti nazionalisti, antisemiti, russofobi e anticomunisti, dopo l’invasione dell’URSS da parte di Hitler, furono formate divisioni delle SS per combattere l’Armata Rossa. I nazionalisti locali, con alla guida Stepan Bandera, ammiratore di Hitler, iniziarono a sterminare la popolazione ebraica. In Ucraina, circa 1,5 milioni di ebrei, la quarta parte di tutte le vittime dell’Olocausto, furono uccisi per mano di Bandera. Nel “massacro di Volyn” del 1944, nell’Ucraina occidentale, furono brutalmente uccisi circa 100.000 polacchi. Bandera ha sterminato i partigiani e bruciato viva la popolazione di centinaia di villaggi in Bielorussia.
Ancora dopo la guerra fino al 1953, ribelli anticomunisti e antisovietici nell’Ucraina Occidentale, con il sostegno di Stati Uniti e Gran Bretagna, hanno usato il terrore contro la popolazione civile. In questi anni Bandera ha sterminato circa 50mila civili. Sono i discendenti e i seguaci di questi assassini che sono saliti al potere dopo il colpo di stato del 2014. Le tradizioni del terrore antipolacco, antisemita e antirusso sono molto forti tra i neonazisti che ora controllano l’Ucraina.
L’ideologia nazista viene impiantata in Ucraina. I fascisti ucraini, fautori delle atrocità della guerra, sono ufficialmente riconosciuti come eroi nazionali. Il loro simbolismo diviene ufficiale. Ogni anno si tengono marce solenni in onore dei criminali fascisti. Da loro prendono il nome strade e piazze. Il Partito Comunista d’Ucraina è stato costretto alla clandestinità. Le intimidazioni e gli omicidi politici di politici e giornalisti sono all’ordine del giorno. I monumenti a Lenin e tutto ciò che è connesso con la memoria della vita in URSS vengono distrutti.
Al momento, Bandera, come gli assaltatori SS in Germania, funge da distaccamento shock delle grandi imprese. Controllano strettamente ogni movimento del potere statale, ricattandolo costantemente con la minaccia di un colpo di stato.
La natura dell’attuale Stato ucraino è un’alleanza tra il grande capitale e la più alta burocrazia statale, sostenuta da elementi fascisti, sotto il completo controllo politico e finanziario degli Stati Uniti.
Cause e natura dell’operazione militare speciale
Sulla base della teoria marxista, il conflitto militare in Ucraina non può essere considerato una guerra imperialista, come i nostri compagni stanno cercando di dimostrare. Per sua natura, questa è una guerra di liberazione nazionale del popolo del Donbass. E dal punto di vista della Russia, questa è una lotta contro una minaccia esterna alla sicurezza nazionale e al fascismo.
Non è un segreto che la milizia popolare del Donbass non sia stata in grado di resistere in modo indipendente alle molte migliaia di unità dell’esercito ucraino rifornito di armi straniere. La sconfitta delle milizie porterebbe inevitabilmente all’annientamento totale degli abitanti di lingua russa, molti dei quali erano cittadini russi. In conformità con la Costituzione della Federazione Russa, al fine di proteggere i suoi cittadini e garantire la sicurezza nazionale, la Russia ha intrapreso le azioni previste dalla legge, poiché era impossibile farlo in altri modi.
Il processo negoziale nel quadro degli accordi di Minsk è stato deliberatamente sabotato da Kiev con il sostegno di Stati Uniti e Unione Europea.
A questo punto, l’Ucraina aveva concentrato 150.000 soldati e battaglioni nazisti nel Donbass. Kiev, con il sostegno degli Stati Uniti, si preparava a riprendere il controllo del Donbass con mezzi militari.
Con la benedizione dei curatori americani, all’inizio di marzo di quest’anno, l’Ucraina si stava preparando a lanciare un’operazione militare per impadronirsi del Donbass e poi della Crimea. Oggi ci sono abbastanza dati per avvalorare questi piani.
Il regime di Bandera si prepara alla guerra da 8 anni. L’indottrinamento ideologico del personale militare è stato sistematicamente effettuato nello spirito di una vera e propria russofobia, sono state create le aree fortificate più potenti e l’esercito è stato saturato con le armi più recenti.
Seguendo i loro obiettivi geopolitici imperialisti, gli Stati Uniti includevano sistematicamente l’Ucraina nella sfera dei suoi interessi militari, trasformando il Paese in una punta di diamante della NATO, con l’intenzione di combattere la Russia “fino all’ultimo soldato ucraino”.
Nel dicembre 2021, la Russia si è rivolta agli Stati Uniti con una proposta per negoziare la non espansione della NATO verso Est. Gli americani hanno evitato una risposta diretta. A questo proposito, nel gennaio 2022, la Russia ha avvertito che in una situazione del genere sarebbe stata costretta ad adottare misure aggiuntive per proteggere la propria sicurezza nazionale.
Allo stesso tempo, le cose si stavano muovendo verso il dispiegamento di armi tattiche statunitensi in Ucraina. L’Ucraina, che ha quattro centrali nucleari e un grande potenziale scientifico e tecnico, ha iniziato i preparativi per creare le proprie armi nucleari.
Sotto il patrocinio del Pentagono, in Ucraina sono stati creati più di 30 laboratori per lo sviluppo di armi batteriologiche. Ci sono documenti che confermano il lavoro in questi laboratori con batteri particolarmente pericolosi, responsabili di malattie letali, nonché lo studio dei metodi per la loro distribuzione, tenendo conto della razza di una persona.
Tutto ciò rappresenta una minaccia non solo per la Russia, ma per tutta l’umanità.
Si sostiene che questo sia esclusivamente un argomento di contraddizioni interimperialistiche o di lotta per i mercati e i minerali. L’incapacità di vedere la componente nazionale delle questioni di classe e la componente di classe delle questioni nazionali conduce nel regno del dogmatismo.
L’interesse dell’oligarchia russa in Ucraina o la sua mancanza?
Nel tentativo di dimostrare che la guerra viene condotta nell’interesse della borghesia russa, nell’interesse della conquista delle risorse naturali e del potenziale industriale dell’Ucraina, i nostri compagni usano la dichiarazione di V. I. Lenin sulla natura delle guerre.
Tuttavia, l’affermazione che la leadership russa stesse preparando in anticipo un’acquisizione militare dell’Ucraina contraddice i fatti.
Fin dall’inizio, la leadership della Federazione Russa non ha sostenuto l’idea di un referendum sulla formazione delle repubbliche popolari del Donbass. A seguito degli accordi previsti dall’Accordo di Minsk-2, la Russia presumeva a priori che il Donbass sarebbe rimasto parte dell’Ucraina, anche se con un certo grado di autonomia. E la leadership russa, fino all’inizio dell’operazione militare, ha insistito sull’attuazione degli accordi di Minsk-2, cioè sull’appartenenza del Donbass all’Ucraina.
Allora, dov’è la preparazione per un’acquisizione imperialista?
L’Ucraina, la sua industria e le sue risorse dal 1991 sono state sfruttate al massimo dai monopoli degli Stati Uniti e dell’UE.
L’oligarchia russa non ha partecipato alla “spartizione della torta”, che è nella sfera degli interessi occidentali. Inoltre, l’oligarchia russa era contraria all’operazione militare in Ucraina. Ha cercato con tutte le sue forze di integrarsi nell’oligarchia mondiale, ed era già sotto forte pressione da parte dell’Occidente, che chiedeva da esso un’influenza più energica sul governo per mantenere l’orientamento filo-occidentale della Russia.
Inoltre, gli oligarchi russi hanno risentito molto dall’operazione militare russa in Ucraina. Sono inseriti negli elenchi delle sanzioni, palazzi e yacht gli vengono portati via, i conti bancari vengono congelati.
Non proviamo la minima simpatia per coloro che hanno saccheggiato la Russia per tre decenni e ora stanno perdendo il loro bottino. Vogliamo solo sottolineare che l’oligarchia russa non solo non era interessata all’operazione militare, ma ne soffriva anche. Rifiutandosi di sostenere questa operazione, le grandi imprese hanno perso non solo proprietà e denaro, ma anche influenza nell’élite dirigente russa.
Prestate attenzione in primo luogo a quali forze di classe si sono opposte all’operazione militare russa in Ucraina. Prima di tutto, quelle di un grande capitale monopolistico, i suoi rappresentanti politici nell’ambiente liberale, e i suoi servitori “creativi” tra la cosiddetta intellighenzia.
Naturalmente, riconosciamo l’esistenza di contraddizioni interimperialistiche. Il desiderio dei predatori imperialisti di impadronirsi delle risorse naturali ed energetiche di altri Paesi. La Russia è una vittima dei piani dell’Occidente di trasformare il nostro Paese in una fonte di materie prime a basso costo. E abbiamo combattuto contro tali piani per molti decenni. Ma non crediamo affatto che la Russia, nonostante tutta la depravazione del suo attuale sistema politico basato sul potere del grande capitale, si sia improvvisamente trasformata nello stesso predatore. La lotta in Ucraina ha un carattere fondamentalmente diverso che non rientra nei dogmi.
La posizione del Partito Comunista
È stato il Partito Comunista della Federazione Russa a definire per primo l’essenza del regime che ha preso il potere in Ucraina durante il Maidan del 2014. Così, tutta l’attività successiva del Partito è stata costruita proprio sulla base dell’essenza di classe dei processi politici in atto.
Siamo stati molto critici nei confronti della politica estera della leadership russa, abbiamo sempre condannato il disprezzo di fatto per gli interessi dei popoli che, fino a poco tempo fa, facevano parte dello Stato sovietico unificato.
Se qualcuno segue da vicino le nostre azioni (e ci è sembrato che i compagni greci conoscessero bene i nostri documenti), vedrà inevitabilmente che è stato il Partito Comunista della Federazione Russa che dal 2014 ha avanzato con insistenza la richiesta di riconoscimento dalla Russia delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Nessun altro partito politico in Russia ha fatto così tanto per sostenere la popolazione del Donbass. Dall’inizio abbiamo sostenuto il ritorno del Donbass in Russia. Non è il Partito Comunista a “mostrare solidarietà alla Russia Unita e al Presidente Putin”, ma essi, in virtù di imperativi storici, sono costretti a intraprendere la strada su cui il Partito Comunista della Federazione Russa ha ostinatamente insistito per tre decenni.
In una situazione del genere, è giusto dire che sosteniamo quasi ciecamente la politica di Putin in Ucraina?
I comunisti di Russia partecipano attivamente alla difesa della LPR-DPR. Centinaia di comunisti stanno combattendo i nazisti come parte delle truppe delle repubbliche popolari. Decine di comunisti sono morti in questa lotta. Per 8 anni, il Partito Comunista della Federazione Russa ha inviato 93 convogli con aiuti umanitari in queste repubbliche per un peso totale di 13.000 tonnellate e ha accolto migliaia di bambini per la salvezza e le cure in Russia.
In tutti questi anni, il Partito Comunista della Federazione Russa ha chiesto alla leadership russa di riconoscere l’indipendenza del Donbass.
È francamente spiacevole per noi sentire come i nostri compagni greci parlino con un elemento di disprezzo delle “cosiddette” Repubbliche popolari “del Donbass, poiché queste sono proprio le repubbliche popolari emerse come risultato della vera espressione della volontà delle masse.
I cittadini dell’LNR-DNR le hanno difese a costo della vita di migliaia di civili e combattenti dei loro eserciti durante gli 8 anni più duri di resistenza all’aggressione strisciante del neonazista Bandera.
Di fondamentale importanza è il fatto che non solo l’esercito russo stia combattendo contro il popolo di Bandera, ma anche le unità di volontariato dello stesso Donbass, in cui è presente uno strato molto ampio di comunisti e minatori.
E dov’è la “tutela degli interessi dell’oligarchia”? I nostri compagni, che ogni giorno mettono in pericolo la propria vita, stanno difendendo anche gli interessi dell’oligarchia russa? O stanno proteggendo la gente comune che è caduta vittima dei neonazisti che hanno preso il potere in Ucraina?
Bisogna avere una forte riluttanza a vedere il reale stato delle cose per affermare che il Partito Comunista della Federazione Russa sta mostrando solidarietà al gruppo dirigente.
L’intensità della lotta politica di classe in Russia non è affatto diminuita. La persecuzione dei comunisti e dei sostenitori del partito, anche dopo l’inizio dell’operazione militare in Ucraina, mostra che non c’è armonia di classe tra il Partito Comunista della Federazione Russa e l’attuale gruppo dirigente. Si possono elencare moltissimi casi in cui i nostri compagni subiscono repressioni. E reagiamo duramente alla persecuzione dei nostri compagni.
Allo stesso tempo, sottoponiamo il corso socio-economico dell’attuale governo a dure critiche. Nessun partito in Russia può affermare di essere stato più esplicito nelle sue critiche alle autorità.
Negli oltre trent’anni trascorsi dal colpo di stato anticomunista del 1991, abbiamo fornito innumerevoli prove della nostra risoluta lotta contro la fazione al potere. Ecco perché il nostro partito gode di un ampio sostegno da parte delle masse.
Il Partito Comunista della Federazione Russa ha ricevuto quasi il 19% dei voti alle elezioni della Duma di Stato nel settembre 2021. E questo nelle condizioni di una ben consolidata macchina di brogli elettorali. Siamo sicuri che il livello del nostro sostegno tra la gente è molto più alto. E ciò accade perché siamo guidati, nello spirito del marxismo-leninismo, dal desiderio di studiare attentamente gli interessi e gli umori delle persone. A proposito, sostenendo l’operazione speciale della Russia in Ucraina, il Partito Comunista ha espresso la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini russi.
Per quanto riguarda le accuse di “flirtare con sentimenti nazionalisti e forze nazionaliste”, siamo orgogliosi di affermare che il Partito Comunista della Federazione Russa è la principale forza patriottica di sinistra in Russia.
E consideriamo nostro dovere internazionale proteggere gli interessi del popolo russo e di altri popoli che hanno convissuto per secoli con i russi, principalmente ucraini e bielorussi. E negare il significato storico del mondo russo o della civiltà russa, a nostro avviso, è altrettanto assurdo quanto negare il grande significato dell’antica civiltà greca.
Quando Manolis Glezos strappò la bandiera nazista dall’Acropoli, fu guidato non solo dagli interessi di classe, ma anche dall’orgoglio nazionale dei greci, che si unirono risolutamente alla lotta contro l’occupazione tedesca.
Atteggiamento della comunità mondiale agli eventi in Ucraina
Sebbene i politici e i media occidentali, dipingendosi con arroganza come “opinione pubblica mondiale”, partecipino apertamente alla guerra a fianco dei neonazisti, i più grandi Paesi dell’Asia, dell’Africa, del Medio Oriente e dell’America Latina, che sanno in prima persona cosa sia l’Europa e il neocolonialismo americano, giustamente considerano ciò che sta accadendo in Ucraina come la lotta della Russia contro il mondo unipolare guidato dagli Stati Uniti.
I Paesi la cui popolazione costituisce il 60% della popolazione mondiale sostengono l’operazione russa o assumono una posizione neutrale.
Una posizione aggressiva è assunta solo da coloro che, nel 1941, sono venuti da noi con una guerra come parte della coalizione nazista. Questi sono i Paesi d’Europa, così come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che hanno fatto molto per far rivivere la macchina militare nazista dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale. Oggi la Russia è di nuovo in lotta contro il fascismo e contro coloro che lo sostengono in Europa e negli Stati Uniti.
Memori dei meriti eroici del Partito Comunista di Grecia nella lotta contro il nazismo e contro la dittatura militare, respingiamo categoricamente l’idea che i nostri compagni possano finire consapevolmente nel campo di coloro che ora stanno cercando di schiacciare la Russia attraverso l’Ucraina. Sottolineiamo ancora una volta il nostro profondo rispetto per il KKE come partito che ha dato un enorme contributo alla rinascita del movimento comunista e operaio internazionale dopo la distruzione dell’URSS nel 1991. Tuttavia, le dichiarazioni dei nostri compagni a volte suonano come la verità ultima. Siamo per il dialogo fraterno, che ha sempre aiutato i comunisti di tutto il mondo a comprendere l’essenza degli eventi e a sviluppare un proprio approccio corretto e veramente marxista alla loro valutazione.
2 Comments
Il KKE sembra diventato una setta bordighista
Concordo totalmente con i compagni del Partito Comunista della Federazione Russa ! Questo Partito è nato 30 anni fa ,dopo che il Partito Comunista della Unione Sovietica era stato disciolto dalla banda criminale gorbacioviana !Alla loro faccia , è riuscito ad arrivare al.20 per cento dei voti dei cittadini e lavoratori della Fedr!